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Vergognosa e inutile architettura

Pablo

 

Gli edifici carcerari vengono sapientemente costruiti in modo che l'occhio del viaggiatore passi oltre senza prestare attenzione. Gli alti muri anonimi che li recingono servono soprattutto a nascondere la vergogna che c'è dentro: sezioni, corridoi, uffici e celle, tanti piccoli loculi di pochi metri quadri che contengono troppi esseri umani, i reietti della società, tra loro anche chi è in attesa di giudizio. Sono giovanissimi e meno giovani, alcuni alla loro prima esperienza detentiva e quindi spaventati.

Qui l'odore è tutto uguale, se ti va bene, mentre se ci si ritrova in una sezione dove c'è una popolazione multietnica e poco propensa alla pulizia o intenta a cucinare cibi con spezie speciali, l'aria è pressoché irrespirabile. Non dico questo per questioni di razzismo, è proprio una questione di culture diverse con abitudini differenti, tutto qui! Io sono un detenuto veterano con tante primavere carcerarie sulle spalle e altrettante di vita vissuta. Le cose sono cambiate nelle patrie galere, non c'è più omogeneità né solidarietà, le razze presenti sono tante e a volte non è facile evitare scontri dovuti all'etnia o alla religione, eh sì! Non c'è più posto per nessuno in carcere e la tolleranza è oramai un ricordo lontano, oggi le scintille scoppiano per un nonnulla e meno male che gli agenti di Polizia Penitenziaria affrontano le cose in modo molto diverso dall'epoca in cui entravano in azione le così dette "squadrette"! Oggi hanno una preparazione maggiore.

Il carcere reale è molto lontano dalle belle parole spese nei dibattiti e le buone intenzioni di renderlo efficace per i compiti che deve assumersi, cioè: rieducare il reo attraverso percorsi di studio o corsi professionali mirati al lavoro. La cosa che più mi amareggia è che non sia ancora riuscito a creare quell'anello di congiunzione tra interno ed esterno. Chi impara a fare il cuoco, il falegname o a torrefare il caffè, finché è in carcere lavora e viene pagato, una volta dimesso per fine pena si ritrova senza continuità di lavoro e immerso nei problemi della sopravvivenza, soprattutto se non ha più una famiglia che lo attende (e quante sono le coppie o famiglie che durante la carcerazione si sfasciano!).

Tutti sanno che un detenuto rieducato e ricollocato in seno alla società con un lavoro, diventa una risorsa e non un rischio di recidiva, quindi è un investimento anche per la società avere persone che lavorano e pagano le tasse, ma tutto ciò pare non interessare.

Io mi sono trovato oberato di lavoro in carcere, poiché oltre all'attività remunerata, ero anche volontario responsabile del giornale interno, del circolo di Legambiente curando che la raccolta dei rifiuti fosse ben fatta e differenziata davvero e non per finta come ho visto in altri Istituti. Un bel dì mi dissero: "Devi uscire, hai finito la tua condanna".  E mi ritrovai fuori da quei bei portoni elettronici automatici, che scorrono silenziosi anche nel richiudersi alle mie spalle. Avevo due sacchi neri, di quelli per l'immondizia, pieni delle mie cose, li legai insieme e li misi sulle spalle. Il loro peso era quello di una ritrovata libertà senza prospettive, un peso che schiacciava poco a poco le illusioni che mi ero creato in 13 anni di galera scontata in pieno.

Cercai tramite canali istituzionali quell'aiuto a cui ti indirizzano a parole durante l'espiazione della pena, ma dovetti fare improvvisamente i conti con una realtà: ero vecchio, ossia i miei 52 anni non mi permettevano di entrare in certi progetti o borse di lavoro previste per gli ex detenuti, il limite d'età era di 45 anni. Dopo aver provato instancabilmente per mesi a cercare un lavoro onesto, dopo essermi rivolto alla Caritas come un invisibile, ho rifatto cose sbagliate e ora sono nuovamente dentro una cella a scrivere queste poche righe come amaro sfogo, solo per non pensare al peggio, a quella soluzione definitiva che archivia definitivamente la pratica aperta a tuo nome all'ingresso della galera.

E tanti saluti

un "delinquente incallito"

 

dal carcere Lorusso e Cutugno di Torino

 

(dic. 2012)

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Numero dei detenuti presenti su 43084

61.481 detenuti
il 7/2/2014


Osservatorio sulla contenzione
a cura di Grazia Serra

  
   

   
    a cura di Francesco Gentiloni

" Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri"
Voltaire

 


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