Home            Chi Siamo             Links             Cerca             Contattaci


Il cipresso

Il cipresso

di Leonardo De Pace Lòpez

Sono a scuola, fa freddo, non è arrivato nessun altro compagno. Mi siedo al mio banco, però non riesco a starmene seduto a lungo. Osservo il soffitto, le pareti, ma continuo a essere inquieto. Guardo fuori dalla finestra, qualcosa colpisce il mio sguardo… Rimango assorto ad ammirare il suo fascino, la sua prestanza, e mi soffermo a guardarlo tanto a lungo da trasportarmi da lui.

Lo scruto dall’alto verso il basso, è impressionante: più di trenta metri! Comincio a scendere attraverso i suoi rami più alti. Mi imbatto in insetti di ogni genere, tutti preoccupati per la propria sopravvivenza. Alcuni in agguato di qualche preda, altri che si mimetizzano tra le foglie o nel tronco per sfuggire ai propri predatori. È una continua lotta: il più forte contro il più astuto, il più evoluto contro il più dotato. Tutti, però, non solo sfruttano questo mondo che gli offre alloggio e un mezzo di sostentamento, oltre che proteggerli dalle intemperie, ma contribuiscono anche a mantenerlo vivo, pulendolo, alimentandolo, ossigenandolo. Hanno cura di questo mondo, perché se lui muore, anche loro moriranno. Comunque, come in ogni società, l’abuso è presente: piante parassite s’impadroniscono dello spazio, succhiandogli la linfa vitale per mantenersi in vita. Non cresceranno a sufficienza per debilitarlo, però sicuramente vivranno a lungo. Forse un domani uno dei suoi inquilini le userà come pasto e gli toglierà il fastidio.

Continuo a scendere, il mondo si fa più grande. Gli spazi sono più aperti, penetra la luce. Ci sono dei nidi: uova in alcuni e pulcini in altri, ma tutti ben sorvegliati. Gran parte del loro cibo viene procurato proprio lì, fra pupe e larve. Ma devono stare attenti perché potrebbero essere loro il cibo di qualcun altro. Sì! Dei gatti. Anche loro, di tanto in tanto, frequentano questi paraggi per sfamarsi con qualche uccello…. E continua la lotta per la vita.

Lascio indietro i gatti con le loro acrobazie e mi spingo verso il basso. Vedo una fessura e mi infilo dentro. Mi ritrovo in una sostanza biancastra, appiccicosa e trasparente. Capisco subito che si tratta della resina, anche per il suo aroma inconfondibile, dolce e piccante, che penetra fino in gola. Continuo ad addentrarmi e scopro grandi torrenti di flussi verde scuro che scorrono lungo direzioni opposte. Attraverso questa sostanza vengono trasportati tutti gli elementi nutritivi che sono assorbiti dalla terra, dall’aria, dall’acqua e dal sole. È questo sangue verde che rende le foglie dello stesso colore, il tronco solido e le radici forti.

Il nostro invece è rosso come la passione. Passione che ci ha spinto a raggiungere grandi mete, ma non la più ambita: l’eternità. Mi domando: sarà questione di flusso?

Noi siamo per natura deboli, nasciamo per morire in poco tempo e viviamo per soffrire in un tempo lungo. Lui, anche se come noi nasce da un seme, vive quasi un’eternità e con gli anni si fa sempre più forte e grande. Noi con gli anni ci pieghiamo come una spiga di grano, perdiamo le nostre forze fino a seccarci e scomparire nella terra da dove proveniamo, quella stessa terra che lo nutre e lo fa forte. Infatti questo colosso si alimenta della nostra essenza, della nostra vita. È il ciclo che si chiude, uno muore per mantenere in vita un altro.

Chissà da quanti anni o secoli è qui? O forse è sempre stato qui, imperturbabile, inamovibile? Non c’è nulla che possa arrestare la sua crescita: né la pioggia, né la neve, né il caldo, né il freddo, neppure il vento, anzi si alimenta di tutto ciò.

Sembra che la natura sia con lui. No. Lui è la natura stessa!. Perché questo essere vivente nasce e vive per regalarci ossigeno purificato attraverso le sue foglie, senza chiederci nulla in cambio.

Continuo a viaggiare sempre in discesa, anche se ci sono altrettanti torrenti con una pressione ascensionale ugualmente forte; forse molto più forte di quella nella quale sono io, perché devono portare fino in cima all’ultimo ramoscello e all’ultima foglia la linfa necessaria. Tutta questa forza di spinta viene dal basso, dalle radici, che fungono da pompa. Un sistema così perfetto e sincronizzato che lavora 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno per centinaia d’anni, senza mai sbagliare, guidato dal miglior compilatore mai creato, la natura. Tutto questo disegnato dall’unico essere capace di tale perfezione, DIO.

Questo mi fa riflettere sul fatto che, se un qualunque albero può essere così perfetto e complesso nella sua semplicità, quanto più perfetti potremmo essere noi che abbiamo il privilegio di guidare il nostro destino, pensare, esprimerci e soprattutto amare? E tuttavia anche questo non servirebbe a nulla, perché alla fine ci congiungeremo con lui e saremo noi a rendere le sue foglie più verdi e il suo tronco più forte, con la nostra anima.

Share/Save/Bookmark
 

Numero dei detenuti presenti su 43084

61.481 detenuti
il 7/2/2014


Osservatorio sulla contenzione
a cura di Grazia Serra

  
   

   
    a cura di Francesco Gentiloni

" Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri"
Voltaire

 


Relizzazione tecnica: Emiliano Nieri
Progetto grafico: Enrico Calcagno, Daniele Funaro - AC&P - Aurelio Candido e Partners
Powered by Joomla!