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Viaggio all’isola di Sakhalin
Un’esperienza del Centro Studi “EnricoMariaSalerno” nella Sez. G8 di Rebibbia N.C.
Valentina Esposito (drammaturga)


Viaggio all’isola di Sakhalin è liberamente ispirato all’esperienza che  Anton Cechov – nell’esercizio della sua seconda professione, quella di medico – fece alla fine dell’’800 visitando la colonia penale posta all’estremo oriente della nazione russa. Lo spettacolo intreccia lo sconvolgente reportage cecoviano sugli ergastolani dell’isola di ghiaccio, con il racconto di una delle più sorprendenti esperienze dello scienziato cognitivo Oliver Sacks. Nell’ “isola dei senza colore” Sacks incontra uomini e donne che l’isolamento ha resi ciechi ai colori – “acromatopsia” è il nome scientifico della malattia diffusa da un gene trasmesso di padre in figlio.

Dalle suggestione letteraria  di questi due testi prende forma Viaggio all’isola di Sakhalin .
Lo spettacolo è il risultato di un appassionante percorso di formazione teatrale che alcuni detenuti della Sezione G8 di Rebibbia hanno intrapreso a partire dall’aprile 2008. Il corso, coordinato dal Centro Studi EnricoMariaSalerno in collaborazione con la Direzione della C.C. di Rebibbia N.C. e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, ha impegnato i partecipanti nell’apprendimento delle tecniche di recitazione, narrazione verbale ed espressività gestuale, ed ha portato alla costituzione della Compagnia EvadereTeatro.

Nell’ambito del corso di formazione teatrale, particolare importanza ha avuto il lavoro di costruzione della drammaturgia e un  primo avvicinamento degli interpreti alle tecniche di scrittura scenica.
Fondamentale e prioritario è stato l’intervento sul materiale letterario selezionato e la trasformazione della forma narrativa del romanzo nella struttura dialogica del copione teatrale. Questo lavoro, realizzato per quanto riguarda Viaggio all’isola di Sakhalin sulle opere Sakhalin, l’isola dei deportati di Anton Cechov e L’isola dei senza colore di Oliver Sacks, è stato nello specifico realizzato esclusivamente dall’autrice del testo, ma dovrebbe portare nel tempo a un coinvolgimento sempre maggiore degli interpreti nel processo di lettura, comprensione e trasposizione scenica della parola letteraria.
Lo studio sul lavoro di Cechov e Sacks ha stimolato la costruzione di un testo inedito nel quale riferimenti letterari, cenni biografici e invenzione scenica si amalgamano a raccontare attraverso il filtro della poesia l’alienazione e l’amarezza insita nella condizione di detenzione. La “vita”, ovvero la biografia personale dei partecipanti, è stata motivo di ispirazione nella costruzione della drammaturgia che restituisce in chiave letteraria il racconto autobiografico orale, liberamente espresso dagli interpreti.
Il progetto di formazione ha inteso valorizzare e tradurre in espressione artistica brandelli di esperienza di vita degli attori. Il lavoro è stato finalizzato al recupero dei materiali del vissuto personale e alla presa di coscienza della capacità dell’arte di farsene custode e interprete. Racconti, ricordi, episodi biografici sono stati selezionati e ricomposti drammaturgicamente all’interno del testo letterario. Anche rispetto a questa seconda fase, l’intento del percorso di formazione è rendere sempre più consapevoli gli interpreti delle tecniche della narrazione che portano dal racconto orale alla pagina scritta.
Il punto di vista soggettivo è stato trasformato nella descrizione oggettiva del proprio agire e patire facendo confluire la spontaneità espressiva nella produzione di un’opera. Contemporaneamente la parola letteraria colta, “altra” e “alta” suggerita dai testi letterari di riferimento, è stata semplificata e tradotta nei dialetti d’origine dei singoli attori, affinché prendesse forma e corpo trasferendosi nella vita reale, facendosi memoria interiorizzata fino a confondersi totalmente con la vita.
Attraverso questo lavoro di innesto, lo spettacolo, tra dramma e commedia, sfiora con delicatezza l’auto-rappresentazione e segue le tracce del medico che prova a sconfiggere, con la passione dello scienziato- missionario, quel male terribile che è la “cecità degli affetti”: il male che colpisce in ogni tempo, luogo e condizione, coloro che vivono reclusi e privati delle fondamentali relazioni umane e affettive. 
Con Viaggio all’isola di Sakhalin è iniziato un percorso formativo che tende all’appropriazione totale da parte degli interpreti del linguaggio della letteratura come strumento rivoluzionario e liberatorio in grado di dare forma e voce al proprio dolore inespresso.  L’intento è quello di proseguire il lavoro rendendo gli attori sempre più coscienti del filo che lega  indissolubilmente la suggestione della letteratura e la verità della vita.

Viaggio all’isola di Sakhalin, che ha debuttato in anteprima il giorno 26 gennaio 2009 nell’ambito del Cartellone Teatro e Carcere curato dal Centro Studi EnricoMariaSalerno in collaborazione con il Teatro Eliseo, è stato ufficialmente presentato al pubblico lo scorso 8 maggio. Erano presenti, fra gli altri, i familiari degli attori, gli studenti di alcuni Istituti Superiori del Lazio,  personalità del mondo della Cultura e delle Istituzioni. 
Gli interpreti delle due edizioni sono stati (in ordine alfabetico): Franco Abate, Roberto Altobelli, Ottavio Canarecci, Nando Casamonica, Matteo Cateni, Massimo Coccodrilli, Alfonso D’Anna, Marcello Delle Donne, Fabrizio Diana, Vincenzo Di Letizia, Marcello Esposito, Gianfranco Fozzi, Daniel Silva Gonzales, Marcello Lorenzini, Marco Marino, Armando Pallotta,  Roberto Pedetta, Claudio Piccirilli, Vito Pollaci, Roberto Rondoni, Renato Rotondi, Luigi Russo, Paolo Sbrescia, Andrea Zaccaria. L’ ideazione è di Laura Andreini Salerno, la drammaturgia di Valentina Esposito, la regia di Valentina Esposito e Laura Andreini Salerno, la direzione organizzativa di Fabio Cavalli.

Attualmente la Compagnia EvadereTeatro è impegnata nella produzione di un nuovo allestimento per la stagione teatrale 2009-2010 nell’ambito del Progetto Officina di Teatro Sociale “Teatro Libero di Rebibbia” sostenuto dalla Regione Lazio – Assessorato alla Cultura.



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