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Camera dei deputati



Seduta n. 264 di martedì 12 gennaio 2010 \ Resoconto stenografico



Seguito della discussione delle mozioni Bernardini ed altri n. 1-00288, Vietti ed altri n. 1-00240, Di Stanislao ed altri n. 1-00301, Franceschini ed altri n. 1-00302 e Vitali, Brigandì, Belcastro ed altri n. 1-00309 concernenti la situazione del sistema carcerario italiano (ore 16,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Bernardini ed altri n. 1-00288, Vietti ed altri n. 1-00240 (Nuova formulazione), Di Stanislao ed altri n. 1-00301, Franceschini ed altri n. 1-00302 e Vitali, Brigandì, Belcastro ed altri n. 1-00309 concernenti la situazione del sistema carcerario italiano.
Ricordo che nella seduta di lunedì 11 gennaio 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
Avverto che è stato presentato l'ordine del giorno Farina Coscioni ed altri n. 1, il cui testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A - Ordine del giorno)

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della giustizia, onorevole Angelino Alfano, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni e sull'ordine del giorno presentato.

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Signor Presidente e onorevoli colleghi, ringrazio innanzitutto il Parlamento e quest'Aula per aver dedicato uno spazio così importante del tempo dei lavori della Camera al tema dell'emergenza nelle carceri italiane e alla situazione nelle carceri italiane.
Dico preliminarmente che ho studiato con attenzione tutte le mozioni che sono state presentate all'attenzione del dibattito e non posso che rilevare la grande condivisione nella parte motiva, cioè nella parte che rende ragione della difficoltà della situazione attuale nelle carceri italiane.
Voglio esprimere immediatamente la mia gratitudine per un'analisi complessa che è stata svolta nell'ambito della premessa di tutte le mozioni presentate.
Vorrei iniziare dalla fine, dicendo che il Governo ritiene assolutamente grave la situazione nelle carceri italiane. Per intervenire Pag. 8con la dovuta immediatezza, con la dovuta urgenza e con la dovuta efficacia, annuncio in quest'Aula che domani mattina, proporrò in Consiglio dei ministri la dichiarazione dello stato di emergenza per quanto riguarda la situazione delle carceri italiane (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Partito Democratico). Confido che, domani mattina, il Consiglio dei ministri accolga questa mia richiesta, perché ritengo che solo attraverso questa via si possa riuscire a recuperare il vero significato dell'articolo 27 della nostra Costituzione.
La situazione delle carceri non rappresenta solamente un indice statistico che segnala il numero dei detenuti nel nostro Paese; nel nostro, ed in altri Paesi - direi, in tutti i Paesi democratici - essa rappresenta anche, e soprattutto, la cifra che segnala la civiltà democratica dei Paesi stessi. Ecco perché dobbiamo immaginare una strada diversa rispetto a quella percorsa in questi sessant'anni di storia repubblicana, in cui - vorrei ribadirlo e ricordarlo - si è dovuto sempre fare i conti con l'emergenza nelle carceri e con il loro sovraffollamento, individuando per tale problematica sempre la stessa risposta. Mi riferisco ai provvedimenti di amnistia e di indulto, che sono stati contabilizzati nel numero di trenta nell'arco dei sessant'anni di storia repubblicana.
Pertanto, l'intero Parlamento, insieme al Governo, si trova di fronte ad un bivio: percorrere nuovamente la strada di questi sessant'anni, sapendo che un provvedimento di questo genere attenuerebbe immediatamente il fenomeno, ma sapendo, altresì, che all'inizio del 2012, seguendo la statistica, ci troveremmo nuovamente nelle stesse condizioni, oppure, avviare una strada diversa, cioè quella che è stata segnalata in tutte le mozioni presentate in Parlamento.
Mi riferisco a una politica che valorizzi il sistema sanzionatorio alternativo alla detenzione; una politica che restituisca dignità al detenuto, anche attraverso il lavoro nelle carceri; una politica internazionale che affermi il principio per il quale il detenuto in Italia ha già fatto pagare al nostro Paese il costo di un giusto processo e un costo in termini di sicurezza e, pertanto, almeno, il vitto e l'alloggio della detenzione possono essere scontati in patria (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Una politica di questo genere è stata tentata da tutti i Governi che si sono susseguiti negli ultimi vent'anni, con una scarsa efficacia attuativa dei trattati e degli accordi internazionali. Una politica - aggiungo - che deve tenere conto di una condizione dinamica dell'Europa, che non ha competenze cristallizzate.
L'anno scorso ho lanciato il tema di una competenza europea in materia di istituti di detenzione, partendo dal presupposto che se il 37 per cento dei detenuti nelle nostre carceri è straniero, l'Europa non può disinteressarsi del problema. L'Europa deve aprire gli occhi rispetto a questa tematica.
È per tale ragione che, nel primo incontro che ho avuto con la delegazione dei parlamentari europei del nostro Paese, di tutti i partiti, ho chiesto loro di presentare una risoluzione al Parlamento europeo che tenesse conto proprio di questo presupposto. Ho patito qualche attacco in Italia da parte di chi riteneva che non si trattasse di una competenza europea.
Ebbene, registro con soddisfazione e comunico in quest'Aula che il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che prevede l'intervento dell'Europa in materia carceraria, sia per quanto riguarda i finanziamenti delle strutture, sia per quanto riguarda un protagonismo dell'Europa nella stipula e nella garanzia dei trattati internazionali. Non solo questo. Il tema delle carceri è stato inserito anche nel Programma di Stoccolma, che segna la rotta dell'Europa per il prossimo quinquennio.
Dico anche che la condivisione nelle mozioni di politiche anche di edilizia carceraria ci rallegra, perché questa è la strada che stiamo seguendo. Nei diciotto mesi trascorsi al Governo sono stati creati 1.600 nuovi posti nei nostri istituti di pena, un numero esattamente analogo Pag. 9a quello dei posti creati nei dieci anni precedenti. Ciò sta a significare che la risposta deve essere organica e non può vertere solo sull'edilizia o solo sulle sanzioni alternative.
A conclusione del mio intervento e prima di esprimere i pareri, desidero comunicare che domattina presenterò in Consiglio dei Ministri un piano delle carceri che, partendo dal presupposto della dichiarazione di stato di emergenza, contenga un piano di edilizia giudiziaria in grado di porre, finalmente, il nostro Paese al livello delle proprie necessità, prevedendo un livello di capienza dei nostri istituti di circa 80 mila posti. Un secondo pilastro di questo piano carceri, oltre all'edilizia, sarà quello di norme di accompagnamento che attenuino il sistema sanzionatorio per coloro che devono scontare un piccolissimo residuo di pena. Infine, un terzo pilastro sarà rappresentato da una politica del personale che preveda l'assunzione di duemila nuovi agenti di polizia penitenziaria per migliorare il lavoro di chi già opera nelle carceri nell'ambito di quel corpo di polizia e per migliorare la condizione complessiva delle nostre carceri (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Secondo un criterio di prevalenza dei contenuti delle singole mozioni, mi esprimo, dunque, sostanzialmente a favore di tutte le mozioni presentate.
Per quanto riguarda la mozione n. 1-00288 dell'onorevole Bernardini, che ringrazio anche personalmente per il continuo stimolo e pungolo da lei esercitato nell'ambito delle politiche sugli istituti di pena, sono prevalentemente d'accordo. La mozione contiene venti proposte e su almeno 11 di esse sono assolutamente d'accordo. È chiaro, onorevole Bernardini - e lo dico con la franchezza dovuta alla sua persona e anche al rispetto di quest'Aula - che in materia di sostanze stupefacenti, per quanto contenuto nella sua mozione, e in materia di 41-bis non ci intenderemo mai, ma su questo credevo di essere già stato chiaro in precedenza.
Per quanto riguarda le altre proposte contenute nel dispositivo della mozione, mi riferisco specificamente alle lettere a), b), d), e), f), g), h), n), o), p), q) ed u), esprimo un parere favorevole e in questo senso invito l'Assemblea a pronunciarsi in caso di votazione per parti separate.
Allo stesso modo, esprimo un parere favorevole sulla mozione Vitali, Brigandì, Belcastro ed altri n. 1-00309, ringraziando i firmatari per la compiuta analisi svolta nella premessa e per il sostegno offerto ad alcune linee di indirizzo politico che il Governo ha già espresso nelle sedi internazionali e nazionali e che domani mattina si tradurranno nella presentazione del piano delle carceri italiane.
Altrettanto favorevole è il parere sulla mozione Vietti ed altri n. 1-00240 (Nuova formulazione) e sulla mozione Franceschini ed altri n. 1-00302, sostanzialmente condivisa da me in tutte le sue parti. Vi è poi un tema, quello dell'istituzione della figura del garante dei detenuti, sul quale manifesto all'Assemblea le mie perplessità un po' federaliste. Infatti, essendo già presente un garante dei detenuti regione per regione, l'idea di individuare un altro soggetto, oltre a quelli regionali, è un'idea sulla quale non mi sento, in questa sede, di pronunciarmi immediatamente in senso positivo: approfondiamo la questione per evitare sovrapposizione tra i garanti regionali e il garante nazionale. Idem dicasi - sempre per un criterio di prevalenza - sulla mozione Di Stanislao ed altri n. 1-00301.
Ritengo di non aver dimenticato alcuna mozione, pertanto concludo ringraziando l'intero Parlamento per l'attenzione posta nei confronti del tema oggetto delle mozioni (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, in seguito l'onorevole Orlando svolgerà la dichiarazione di voto per il gruppo Pag. 10del Partito Democratico, adesso vorrei semplicemente anticipare, rispetto alla dichiarazione fatta dal Ministro della giustizia in ordine allo stato di emergenza nelle carceri italiane, che se questo, da un lato, riconosce le ragioni reali per cui abbiamo chiesto all'Assemblea di svolgere un dibattito su questo tema e di assumere delle determinazioni, dall'altro, però richiede - e vorrei che il Ministro mi ascoltasse - un'esplicita garanzia che la dichiarazione dello stato di emergenza non venga messa in campo per utilizzare lo strumento dell'ordinanza in deroga alle disposizioni legislative.
Poiché l'abuso o l'utilizzo eccessivo ed espansivo dell'ordinanza, come strumento per agire in deroga a tutte le disposizioni legislative, è stato da lei collegato anche al piano dell'edilizia carceraria, vorremmo la garanzia precisa che non vi sarà un abuso dell'utilizzo dello strumento dell'ordinanza in conseguenza della dichiarazione dello stato di emergenza, perché questo altererebbe profondamente la nostra valutazione sulle sue parole di poco fa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, proseguirò in questo modo. Darò la parola all'onorevole Mantini e all'onorevole Palomba e, se poi mi verrà chiesta, anche a un rappresentante dei gruppi della Lega Nord Padania e del Popolo della Libertà. Se poi il Ministro intenderà intervenire, gli concederò la parola. Poi seguiranno gli altri interventi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, signor Ministro, non dubitiamo del fatto che il tema delle carceri sia un tema storico e non facilmente attribuibile ad alcun Governo di turno. Prendiamo anche le sue parole come parole responsabili e appassionate. Però, qualche puntualizzazione va fatta.
Poche ore fa si è concluso nella Sala della Lupa, presso la Camera dei deputati, un convegno sugli strumenti legislativi e il Parlamento, con illustri presenze istituzionali e di studiosi. Ora quello che lei ci sta proponendo è un annuncio di dichiarazione di stato di emergenza o di stato di calamità naturale per un problema che, invece, non dipende dalla natura, ma dall'uomo ed esattamente, cioè, dalle inerzie di diversi Governi, non ultimo il suo. Infatti, è dall'inizio di questa legislatura che attendiamo e stimoliamo misure concrete che ancora vengono rinviate al giorno dopo.
Detto questo, è chiaro che non può coincidere la dichiarazione di stato di emergenza con un'ulteriore dichiarazione di stato di calamità naturale, nel senso dell'attivazione delle leggi del 1992 e dei poteri di deroga a qualunque meccanismo di concorrenza nella costruzione delle carceri. Se, insomma, questo suo annuncio è un'ammissione della gravità del problema e di un impegno forte del Governo sulla base delle mozioni parlamentari presentate - e che per l'Unione di Centro saranno ricordate dal collega Vietti - allora lo intendiamo come un atto di assunzione politica. Se, invece, è semplicemente un rinvio a «Protezione Civile Spa», cioè ad una società pubblica in via di istituzione che agisca fuori dalle regole delle istituzioni, dell'Europa e della concorrenza nei mercati francamente annunciamo, già da subito, la nostra delusione e la nostra preoccupazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, signor Ministro, la prima considerazione è ovviamente di apprezzamento perché finalmente il Governo, dopo quasi due anni da quando ha cominciato a lavorare, si occupa di questo tema. Ma, insieme all'apprezzamento vi è anche una nota critica.
Abbiamo dovuto attendere quasi due anni perché vi fosse un piano delle carceri. Ricordiamo numerosi dibattiti che si sono svolti in Commissione e anche in Aula ed anche impegni che sono stati assunti e ora Pag. 11abbiamo una «manifestazione di vita» del Governo il quale ci annuncia che domani sarà presentato il piano carceri.
Aspettiamo ad esprimere valutazioni, le faremo dopo che avremo preso visione di tale piano, perché attualmente non siamo in condizioni di dire nulla su questo piano carceri. Anzi signor Ministro, la pregheremmo di venire a riferire in Parlamento nei dettagli su come sarà questo piano carceri, affinché possa mettere in condizione l'Aula - che ella oggi ha apprezzato - di esprimersi compiutamente su tutti gli aspetti.
Vorremmo anche fare alcune considerazioni: la dichiarazione dello stato di emergenza non può diventare una franchigia per la realizzazione delle opere infrastrutturali, di ammodernamento e di adeguamento delle strutture penitenziarie in deroga alla normativa vigente. Abbiamo visto che ci sono degli strumenti normali di contrattualità, di appalto, di concorrenzialità, attraverso i quali è possibile, anche in tempi brevi, conseguire risultati importanti.
La invitiamo a far sì che il Governo si attenga alle leggi ordinarie, casomai utilizzando tutti quegli strumenti di incentivazione che possano favorire la realizzazione delle strutture penitenziarie. E poi francamente, signor Ministro, vorremmo dirle questo: non comprendiamo le ragioni per le quali oggi ci troviamo nella necessità di chiedere la dichiarazione dello stato di emergenza quando i fondi per la giustizia e, in particolare, i fondi per l'edilizia penitenziaria, sono stati sottratti.
Ricordiamo che uno dei primi provvedimenti che il Governo assunse fu quello del salvataggio di Alitalia. In quella occasione venne prosciugato il capitolo triennale, che era stato ereditato dal precedente Governo, che prevedeva 55 milioni di euro per la costruzione di nuovi edifici penitenziari, per salvare la cordata che poi avrebbe beneficiato del regalo di Alitalia.
Signor Ministro, aspettiamo di vedere nei fatti quello che sarà il piano carceri, aspettiamo di vedere quali stanziamenti verranno messi in campo per l'edilizia penitenziaria, aspettiamo di verificare che vi siano effettivi stanziamenti per l'assunzione di nuovo personale di polizia penitenziaria ed, inoltre, aspettiamo di vedere quali saranno gli strumenti normativi attraverso i quali il Governo ritiene che possa essere sostituita la detenzione con una misura rieducativa o alternativa.
Infatti, anche noi crediamo nella giustizia riabilitativa, crediamo nella giustizia riparativa e attendiamo soltanto di vedere gli strumenti concreti attraverso i quali questo risultato potrà, secondo il Governo, essere conseguito (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vitali. Ne ha facoltà.

LUIGI VITALI. Signor Presidente, avevo chiesto la parola per dichiarazione di voto e non in merito alla dichiarazione dello stato di emergenza, perché credo che, per quanto ci riguarda, si tratti di una azione consequenziale resasi necessaria per via della situazione per consentire la risoluzione immediata dei problemi, quindi mi riservo di intervenire in seguito.

PRESIDENTE. Le darò senz'altro la parola al momento opportuno. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bernardini su queste dichiarazioni di grande rilievo del Ministro della giustizia. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, le sue dichiarazioni intanto sono importanti perché finalmente in quest'Aula viene riconosciuta una vera e propria emergenza, ovvero quella dell'illegalità delle carceri italiane. La ringrazio, e voglio ringraziarla a nome di tutta la delegazione radicale e, credo, anche a nome di tutti i firmatari di questa mozione che appartengono a diversi gruppi politici (sono 93 i firmatari) per gli impegni, che ha detto di voler condividere, di questa nostra mozione.
Tuttavia, riferendosi al 41-bis e alla nostra proposta che puntava alla derubricazione, per la coltivazione domestica di cannabis per uso personale, a un reato amministrativo così come oggi previsto per la Pag. 12detenzione di sostanze stupefacenti, lei ci ha detto: «Su questo non ci intenderemo mai». La invito a riflettere: mai dire mai. Infatti, su questo nella nostra storia di radicali credo che abbiamo sempre cercato di documentare anche qual è la realtà di un Paese che, di fronte a scelte e a leggi proibizioniste, vede aumentare in modo incredibile il numero dei consumatori di sostanze stupefacenti, che vede persone recluse per il consumo di queste sostanze e per i reati che si commettono per lo stato di tossicodipendenza.
Allo stesso modo, «mai dire mai» su un'altra misura che noi siamo convinti che debba essere adottata e su questo vogliamo, con la nostra lotta, incalzare Governo e Parlamento: l'amnistia. Infatti, non è vero che l'amnistia non si fa in Italia: si fa in continuazione, ogni anno con le duecentomila prescrizioni dei processi penali. C'è un arretrato che lei riconosce di oltre cinque milioni di processi penali, c'è una giustizia ridotta allo stremo. Noi riteniamo che questo sia un provvedimento di responsabilità di una classe politica di fronte ad uno sfascio che non è stato determinato da questo Governo, ma che si trascina da sessant'anni di storia partitocratrica, come noi diciamo.
Per questo, signor Ministro, voglio ricordarle - in conclusione di questo intervento a nome della delegazione radicale - che c'è anche una risoluzione approvata dal Parlamento un anno fa, nel gennaio 2009, che impegnava il Governo a presentare una riforma organica della giustizia che prevedesse la separazione delle carriere, la responsabilità civile dei magistrati, la revisione del principio dell'obbligatorietà dell'azione penale, gli incarichi extragiudiziari, il sistema di elezione del Consiglio superiore della magistratura e via discorrendo. Ancora non abbiamo visto queste riforme strutturali presentate al Parlamento, la invitiamo a farle, consapevoli che quando si strappano dei risultati in quest'Aula poi bisogna lottare perché questi vengano effettivamente attuati. Quindi, anche le parti accettate della nostra mozione per noi sono un punto di partenza. Sapremo lottare, anche con la non violenza, perché siano effettivamente adottati (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Signor Ministro, intende intervenire brevemente a seguito di questo giro di interventi dei rappresentanti dei gruppi?

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, intervengo solo per una replica dovuta all'onorevole Franceschini e agli altri colleghi che hanno affrontato il tema dell'emergenza. Onorevole Franceschini, onorevoli colleghi, noi abbiamo realizzato - lo ripeto - in 18-20 mesi, con grandi sforzi, 1.600 nuovi posti; nei dieci anni precedenti ne erano stati costruiti circa 1.600. Lo stato di emergenza non è il preludio di un abuso, è uno strumento di efficienza. Noi non intendiamo abusare di niente, intendiamo nel 2010, partendo dal presupposto che vi è stato nei due anni precedenti un saldo attivo di incremento della popolazione detenuta di 700 o 800 unità al mese, realizzare un numero di posti che ci consenta di tamponare l'emergenza affiancando una serie di norme che deflazionino la presenza in carcere: questa è la strategia, non abusando dello strumento, ma usandolo ai fini dell'efficienza che, sempre nella nostra visione delle cose, si coniuga alla trasparenza (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, colleghi, il gruppo dell'Italia dei Valori fa affidamento su una pronta risposta in termini non solo parlamentari, anche con un'espressione forte e autorevole di un Governo all'altezza del proprio ruolo e della propria posizione su un tema Pag. 13quale quello del sistema carcerario italiano. Occorre certamente fare uno sforzo per superare posizioni ideologiche a favore di una necessaria, oltre che giusta e adeguata, sensibilità per far sì che l'umanità contenuta all'interno delle carceri possa trovare finalmente accoglimento da parte di tutte le istituzioni preposte.
La situazione delle nostre carceri in Italia era, ed è purtroppo, in una fase di continua emergenza. Chiarisco che l'emergenza riguarda soprattutto le soluzioni, oltre a quelle a cui faceva cenno il nostro Ministro: dal surplus di detenuti alla fatiscenza degli istituti di pena, alla carenza di organico. È già stato detto abbondantemente in sede di discussione generale, non voglio tornare sulle argomentazioni che ho proposto con i miei continui richiami, così come abbiamo fatto come Italia dei Valori all'Unione europea circa le decisioni prese a Stoccolma per il prossimo quinquennio che ci dovranno dire qual è la cifra della maturità, della consapevolezza e della concretezza di questo Governo.
La popolazione delle carceri purtroppo, Ministro, continua a crescere con tutte le valenze connesse al pericolo di maltrattamento e gli agenti penitenziari sono costretti a lavorare in condizioni sempre peggiori, così come gli educatori, gli psicologi e i medici. Sono in costante aumento gli attacchi al personale, che è ormai demotivato, stanco e anche mal pagato. Su tutto il territorio nazionale si registrano manifestazioni e proteste giustificate dalle condizioni di insicurezza in cui sono costretti a lavorare: mediamente un agente deve sorvegliare cento detenuti al giorno, circa duecentocinquanta nei turni notturni. Per garantire le traduzioni il personale è costretto a viaggiare anche per venti ore consecutive su mezzi non idonei.
Il dato più preoccupante è che, a fronte di un annunciato piano carceri - oggi ce lo ha ribadito anche il Ministro -, non disponiamo di alcuna certezza sulla copertura finanziaria e sull'avvio del piano stesso, malgrado solo pochi mesi fa la Corte europea dei diritti dell'uomo abbia condannato l'Italia a risarcire con mille euro un detenuto costretto a stare per due mesi e mezzo in una cella sovraffollata, pena finanche troppo simbolica, ma che mette in evidenza una terribile realtà.
Le condizioni in cui sono costretti a vivere tanto i detenuti quanto chi ci lavora sono continuamente evidenziate da denunce, rapporti, visite di parlamentari. Proprio lo scorso anno nel mese di agosto si è svolta un'iniziativa a carattere nazionale, «Ferragosto in carcere», che ha visto coinvolti deputati, senatori, consiglieri regionali di tutt'Italia e di tutte le forze politiche. L'obiettivo di tale iniziativa era quello di verificare e di conoscere meglio le condizioni tanto dei detenuti quanto dei direttori, degli agenti, dei medici, degli psicologi e degli educatori che lavorano all'interno delle carceri al fine di poter formulare proposte legislative o organizzative finalmente adeguate.
Tra suicidi, morti, vite salvate, evasioni tentate, evasioni compiute e spazi che mancano nelle nostre prigioni è sempre più evidente, come ricordavo all'inizio del mio intervento, un'emergenza: quella delle soluzioni.
A fronte di questa spaventosa e preoccupante situazione tutto il personale penitenziario è chiamato, tra l'altro, ad operare senza alcuna linea guida, senza mezzi idonei e con scarsissime risorse. Quindi, ben vengano iniziative di questo genere che sono servite, e continuano a farlo, a dare luce ad una realtà penitenziaria taciuta, ignorata o dimenticata, spesso emarginata e abbandonata per mettere in evidenza le emergenze del sistema delle carceri, con il rischio delle sommosse e quello di morte, presente ogni giorno. È un sistema che alimenta gli effetti criminogeni delle pene, un sistema che non vede pienamente applicato tanto l'articolo 27 della nostra Costituzione, che prevede che l'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva e che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato, quanto l'articolo 64 della Costituzione europea, che Pag. 14stabilisce che nessuno può essere sottoposto a tortura, né a pene o a trattamenti inumani o degradanti.
I diritti delle persone sottoposte a procedimento giudiziario, a misure penali o detenute vanno tutelati senza eccezioni e senza timori. La dignità umana non può essere calpestata in alcuna circostanza. L'esperienza europea degli ultimi anni ci suggerisce l'attivazione di organismi indipendenti di nomina parlamentare che abbiano poteri informali divisi tra il controllo dei luoghi di detenzione. Tali organismi svolgono una funzione di riconciliazione sociale, di mediazione e di soluzione in chiave preventiva dei conflitti. Si tratterebbe di una sorta di difensori istituzionali dei diritti in carcere, per i quali va data altresì piena attuazione - questo sì, Ministro - sia alla sentenza della Corte costituzionale del febbraio 1999, che prevede la tutela giurisdizionale dei diritti dei detenuti, sia al nuovo regolamento di esecuzione che nelle sue forme vuole migliorare la qualità della vita nelle carceri.
Lotta al razzismo, libera circolazione delle coppie senza discriminazioni fondate sull'orientamento sessuale e difesa delle donne, dei minori e degli immigrati: è quanto chiede il Parlamento per lo spazio europeo di giustizia auspicando più diritti e, soprattutto, la messa a disposizione da parte dell'Unione europea di sufficienti risorse finanziarie per la costruzione di nuove strutture detentive negli Stati membri che accusino un sovraffollamento delle carceri e per l'attuazione di programmi di reinserimento sociale.
L'attuale legge sull'ordinamento penitenziario stabilisce le misure alternative alla detenzione. Esse danno la possibilità di scontare le pene non in carcere, vengono concesse solo a determinate condizioni e si applicano esclusivamente ai detenuti definitivi. Le misure alternative sono numerose, con caratteristiche peculiari, ciascuna tendente comunque alla risocializzazione del condannato. Pensiamo all'affidamento in prova al servizio sociale (pena residua di tre anni); alla detenzione domiciliare (pena residua di quattro anni o, nei casi di condizioni di salute incompatibili con il regime detentivo, pena residua anche superiore ai quattro anni); alla semilibertà (metà pena o i due terzi se si tratta di reati gravi o sei mesi solo dalla libertà); alla liberazione condizionale o alla sospensione della pena per gravi motivi di salute. Queste misure, però, non possono essere la soluzione concreta e definitiva dell'emergenza carceri e del sovraffollamento.
Al di là di ciò, aspettando il piano carceri, è necessario avviare una riflessione e pensare ai processi brevi e alla certezza della pena dando strumenti ed anche risorse. In sostanza, il carcere-servizio pubblico deve essere un luogo che produce sicurezza collettiva nel rispetto della dignità dei detenuti. Credo che in relazione a tutti questi aspetti dobbiamo trovare una sintesi importante affinché la calendarizzazione odierna di queste mozioni costituisca un banco di prova su cui testare la concreta volontà del Governo e dei parlamentari tutti per tentare di risolvere il dramma che quotidianamente si consuma dentro le prigioni italiane.
In conclusione, signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, è necessario che il Parlamento, e soprattutto il Governo, che lei, Ministro, rappresenta autorevolmente, e la maggioranza definiscano un vero e proprio «Piano Marshall» per le carceri. Solo attraverso ingenti finanziamenti in termini di risorse, mezzi e tecnologie, attraverso una vera riforma della giustizia sarà possibile porre rimedio a ciò che oggi appare irrimediabilmente compromesso.
Questo è il nostro contributo, quello dell'Italia dei Valori, e mi auguro che il Parlamento possa trovare una sintesi unitaria, a partire dalle cose che lei diceva, perché bisogna dare una risposta non solo in termini politici e istituzionali, ma anche in termini di innovazione e di modernizzazione. Dobbiamo pensare anche a queste vite spezzate e dare loro una soluzione di carattere culturale e sociale. Credo che oggi l'impegno del Governo, in particolare del Ministro, venga tardi ma venga bene. Sappia affrontare e venga a riferire in Parlamento l'impegno preso, perché noi Pag. 15saremo tranquilli solo quando verrà in Parlamento a dirci cifre, impegni e capacità in termini di politica carceraria, affinché si dia una risposta definitiva e questo Paese diventi finalmente europeo e maturo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicola Molteni. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, innanzitutto vorrei manifestare al Ministro il nostro apprezzamento per le parole che ha appena pronunciato. Abbiamo condiviso e condividiamo il suo intervento e in modo particolare vogliamo esprimere la nostra gratitudine per il lavoro che fino ad oggi ha svolto in questi diciotto mesi per affrontare un tema tanto delicato quanto drammatico, quale il problema delle carceri nel nostro Paese.
Questo perché un Paese civile e democratico come l'Italia non può permettersi di avere carceri non all'altezza di quella che viene unanimemente considerata la patria del diritto, che annovera il lombardo Cesare Beccaria tra i suoi più illuminati pensatori. È una questione di civiltà, ma anche e soprattutto di rispetto della vita e della dignità dell'essere umano, anche se detenuto. Chi sbaglia paga, chi sbaglia deve giustamente scontare ed espiare interamente la propria pena per risarcire la comunità danneggiata dal proprio comportamento delittuoso, ma mai la comunità stessa deve rendersi responsabile dell'annichilimento dell'individuo, seppur riconosciuto colpevole. I dati sul sovraffollamento carcerario sono noti e purtroppo drammatici: 65 mila detenuti, un quarto tossicodipendenti, il 50 per cento dei detenuti in attesa di giudizio, il 46 per cento sconta una pena definitiva e ciò significa che nel nostro Paese è più facile scontare una misura di custodia cautelare preventiva in carcere che una pena definitiva. Ma soprattutto il dato allarmante è rappresentato dai detenuti stranieri: circa il 40 per cento del totale della popolazione penitenziaria, circa 24 mila detenuti, di cui 19 mila sono extracomunitari, 6 mila provenienti dall'Albania e dalla Romania. Ma il dato è ancora più significativo e drammatico se guardiamo agli istituti penitenziari presenti al nord, dove la popolazione carceraria straniera raggiunge picchi da 70 per cento. Addirittura a Padova la popolazione straniera raggiunge l'83 per cento, ad Alessandria e a Brescia circa il 72 per cento. I problemi delle carceri sono altrettanto noti: il sovraffollamento degli istituti, la carenza organica del personale di polizia penitenziaria, l'elevato numero di suicidi, settantadue solo nel 2009, la carenza del personale amministrativo e penitenziario, la presenza di settantuno bambini all'interno delle nostre carceri, la carenza di educatori, assistenti sociali e psicologi, figure assolutamente fondamentali per garantire la necessaria funzione rieducativa della pena, nonché l'elevato tasso di detenuti stranieri, elemento questo che ha ulteriormente potenziato una situazione già al limite del tollerabile e che ha determinato l'implosione di un sistema già fortemente precario.
Il tema delle carceri - voglio ricordarlo - è sempre stato ben presente nell'agenda politica dei Governi di centrodestra. Lo è stato nel 2001-2006 con il Ministro Castelli, lo è oggi con il Ministro Alfano. Anche la Commissione giustizia ha giustamente dedicato spazio ed attenzione al tema delle carceri. Voglio infatti ricordare la recente audizione in Commissione del dottor Ionta, capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, e in data 9 dicembre, circa un mese fa, l'audizione dello stesso Ministro Alfano, nel corso della quale il Guardasigilli, ricordando gli ambiti di intervento del Governo in materia di giustizia, ha opportunamente menzionato il problema delle carceri come una delle criticità maggiormente significative, oggetto di intervento attraverso il piano carceri e lo stanziamento di risorse, 500 milioni di euro nella legge finanziaria, per incrementare politiche di edilizia carceraria, da un lato, e per determinare l'assunzione straordinaria di circa 2 mila agenti di polizia penitenziaria, dall'altro. Pag. 16
Presso la Commissione giustizia, inoltre, è in fase di definizione e di avvio la costituzione di un «comitato carceri», con lo scopo di monitorare e indicare i livelli di intervento nei confronti delle situazioni di maggiore criticità. Le criticità delle carceri italiane sono ormai note a tutti: hanno raggiunto un livello di cronicità ormai drammatico e vanno pertanto affrontate in modo strutturale, senza demagogia, senza strumentalizzazioni, ma, soprattutto, senza atti di buonismo ingiustificato.
La storia recente ci insegna che il problema del sovraffollamento delle carceri non può essere affrontato e risolto a colpi di indulto. Gli indulti, gli atti di clemenza generalizzati e le amnistie sono stati un'indecenza politica e un totale fallimento operativo.
Infatti, l'indulto ha rappresentato una resa incondizionata della comunità, della collettività e dello Stato nei confronti dell'individuo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e del deputato Barbato). L'indulto è stato chiaramente un errore politico, una beffa per tutti i cittadini onesti e per tutte le vittime di reati, anche particolarmente odiosi e gravi, che ha visto solo il gruppo della Lega Nord votare contro e opporsi con forza all'entrata in vigore della legge stessa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Il dottor Ionta, nella sua relazione alla Commissione giustizia il 7 ottobre, ha decretato «senza se e senza ma» il totale fallimento dell'indulto. Infatti, più di un terzo dei detenuti che hanno beneficiato di questo provvedimento sono incorsi nella recidività del reato, tornando pertanto a delinquere e a occupare nuovamente le patrie galere.
Quindi non solo l'indulto non ha risolto il problema del sovraffollamento delle carceri, ma, riversando nel tessuto sociale delinquenti non adeguatamente recuperati, ha determinato nuove situazioni di disagio per i cittadini e nuove sacche di delinquenza, aggravando ulteriormente le condizioni di sicurezza dei nostri territori.
Finché la Lega sarà al Governo, non vi saranno indulti-manifesto o, peggio ancora, indulti mascherati, convinti che il problema delle carceri vada affrontato con lo spirito e con le iniziative messe in campo dal Ministro e dal Governo, ovvero attraverso un serio piano di edilizia carceraria di implementazione delle strutture esistenti, attraverso la costruzione di nuove carceri (già all'epoca il Ministro Castelli stanziò mille miliardi di vecchie lire per l'edilizia carceraria), attraverso interventi di natura economica, come sta facendo il Governo, e attraverso la sollecitazione dell'intervento serio e di una partecipazione costante anche da parte della comunità europea.
Sappiamo e abbiamo apprezzato il fatto che il Ministro Alfano, insieme al Ministro Maroni, in sede di Consiglio GAI, abbia portato con determinazione e fermezza il problema delle carceri italiane, chiedendo un intervento immediato e risoluto delle istituzioni europee.
Riteniamo, infatti, che una delle vie principali per risolvere il problema delle nostre carceri sia rappresentata dalla necessità di far scontare integralmente ai detenuti stranieri la pena nei loro Paesi di origine (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
A tale proposito, voglio citare una significativa risoluzione, adottata, grazie anche all'intervento di un nostro collega parlamentare della Lega, l'onorevole D'Amico, dall'Assemblea parlamentare dell'OSCE in seduta plenaria in materia di estradizione, al fine, appunto, di far scontare la pena detentiva di un cittadino di uno Stato membro nel Paese di origine.
I detenuti stranieri, infatti, hanno già fatto scontare allo Stato italiano due tipi di costo: quello relativo alla sicurezza e un costo economico per la celebrazione del processo. Pertanto, mutuando le parole che poc'anzi ha pronunciato il Ministro Alfano, che aveva già ribadito durante la risposta ad una nostra interrogazione parlamentare, il terzo costo, quello relativo al vitto e all'alloggio, sia almeno di competenza del Paese di origine. Serve quindi - chiediamo per questo motivo un intervento Pag. 17e un'ulteriore sollecitazione al Ministro Alfano - una migliore applicazione delle convenzioni già stipulate dall'Italia, ad esempio con la Repubblica di Romania e con quella di Albania, ma anche la stipula di nuovi trattati e accordi bilaterali con i Paesi del nord Africa e con altri Paesi extracomunitari.
In conclusione, la Lega Nord è quindi pronta a raccogliere tutte le sfide in tema di giustizia: non solo quelle relative alle carceri, dove sosterremo lealmente e con spirito di responsabilità le scelte del Governo mirate a ridare dignità all'individuo, però all'insegna della certezza della pena, ma anche la sfida di una riforma organica, complessiva e di sistema della giustizia italiana; riforme ormai improcrastinabili e quanto mai necessarie, nell'interesse dei nostri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Andrea Orlando. Ne ha facoltà.

ANDREA ORLANDO. Signor Presidente, signor Ministro, facendo due conti, quest'anno il numero dei detenuti è aumentato di circa 6-7 mila unità, come lei ha ricordato; lo stesso si prevede che avvenga per il prossimo anno. Se domani, come noi auspichiamo, il suo piano carceri verrà approvato, il primo carcere utilizzabile (sfidiamo persino il buonsenso) credo sarà disponibile nel 2012, anno nel quale i detenuti, stando ai trend di cui stiamo parlando, saranno circa 80 mila. Svolgo questo ragionamento perché ritengo che, per quanto domani lo sforzo possa essere grande, continueremo a correre dietro ad un processo che non riusciamo assolutamente a seguire.
Signor Ministro, noi abbiamo evitato nella nostra mozione di richiamare questo tema, o meglio l'abbiamo soltanto evocato, ma una cosa che ci saremmo aspettati da lei è un ripensamento complessivo delle ragioni che generano questo tipo di fenomeno. Voi avete deciso di utilizzare il carcere come pena principe per qualsiasi intervento di carattere repressivo: vi siete però dimenticati di costruire le carceri e di assumere i poliziotti. Anche le cifre che lei indica, infatti, quelle 2 mila unità, non tengono conto del fatto, in primo luogo, che una serie di vincoli faranno sì che il prossimo anno le assunzioni possibili saranno soltanto 350; in secondo luogo, soprattutto di quanti sono gli esodi, le cessazioni avvenute, che nel 2008 sono state 720, nel 2009 saranno al saldo finale 800, forse di più nel 2010. Dov'è questo sbandierato incremento, con il quale si ritiene di dover far fronte alla crescita del numero dei detenuti?
Svolgo tale ragionamento semplicemente per dire che probabilmente un ripensamento di carattere generale sarebbe necessario, sul modo in cui si intende proseguire la politica giudiziaria e la politica della pena, perché diversamente indulto e amnistia, ai quali noi siamo contrari, ed intervento straordinario ed eccezionale sono due facce della stessa medaglia, due interventi in un sistema che non si riesce a riequilibrare, un sistema che genera una situazione che lei stesso ha dichiarato al di fuori della Costituzione. Citare l'articolo 27 della Costituzione nel quadro generale delle carceri italiane appare quasi un'ironia involontaria: sono stati 72 i suicidi dello scorso anno, e soltanto nei primi giorni di quest'anno sono stati 4.
Lei ieri ha ricordato che l'Europa ci chiede di accelerare i tempi del processo. Cosa dice l'Europa del modo in cui vengono attuate le pene nel nostro Paese? Della sostanziale inesistenza di una sanità penitenziaria, rispetto alla quale attendevamo impegni più stringenti per quanto riguarda il passaggio dalle regioni allo Stato? Della sostanziale cancellazione dei servizi psicologici interni al carcere? Della fine del lavoro interno al carcere, che si è materializzato in questi anni? E ancora, dei tagli che sono stati prodotti al sistema degli asili nido, che consentono - ahimè - ancora il protrarsi di una barbara abitudine, quella di tenere i bambini in carcere a fianco dei loro genitori? Insomma, tutte Pag. 18domande alle quali noi abbiamo provato a dare una risposta che lei ha accolto, e ne siamo felici.
Il punto però è che oggi sarebbe importante dire la verità sugli organici, dire la verità rispetto al piano carceri, avere misura nell'indicare le possibilità di intervento, perché le risorse di cui sappiamo il Governo dispone sono assolutamente insufficienti rispetto a quelle che tutti dicono essere necessarie per far fronte alla crescita del numero dei detenuti.
In questo senso ritengo importante che il piano carceri sia commisurato alle risorse e privilegi gli strumenti di ristrutturazione piuttosto che la realizzazione di nuove carceri; soprattutto mi auguro che, come ha detto l'onorevole Franceschini, la dichiarazione dello stato di emergenza non sia un modo per evitare le procedure di carattere concorsuale per l'assegnazione delle carceri, che sono comunque opere pubbliche.
Per compiere dei passi in avanti sarebbe importante un impegno esplicito del Governo ad un utilizzo della cassa delle ammende per le misure alternative; sarebbe poi importante che si facesse chiarezza su come queste somme nella disponibilità dello Stato possano essere utilizzate per i laboratori e per il lavoro in carcere.
Non pretendiamo un ripensamento complessivo della politica giudiziaria del Governo, la situazione è così grave che oggi tutto ci consiglia di inserire nella mozione misure che possano essere condivise.
È per questa ragione che chiediamo alle altre forze politiche di non utilizzare questa discussione per introdurre surrettiziamente questioni che non sono attinenti al carcere: nella mozione del PdL vi è un accenno ai tempi del processo, che chiaramente non hanno nulla a che fare con la discussione di quest'oggi e su cui per questo esprimeremo un voto contrario in sede di votazione per parti separate; nella mozione dei colleghi radicali vi è un richiamo alla modifica dell'articolo 41-bis, che a nostro avviso non ha nulla a che vedere con la questione del carcere e che comunque saremmo contrari a riconsiderare; vi è poi un accenno all'indulto e all'amnistia. Tale ultimo punto non è che non c'entra niente, semplicemente non siamo d'accordo perché vogliamo uscire dalla logica dell'emergenza per entrare in una fase nella quale, rivedendo le modalità dell'applicazione della pena, si eviti che il sistema produca costantemente squilibri per i quali si renda necessario poi introdurre il commissario straordinario o ricorrere a misure di carattere straordinario.
Signor Ministro, credo poi - ma naturalmente ciò è rimesso alla sensibilità politica del Governo ed alla sua - che questa poteva essere anche un'occasione per dire qualche parola sul caso Cucchi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): dico questo perché ritengo che il velo di omertà che è calato e che è stato denunciato dal nostro vicesegretario nazionale con una lettera al Presidente del Consiglio in qualche modo andrebbe strappato, per iniziare a fare luce complessivamente su quel mondo.
Voi avete messo in campo una rappresentazione che si intitola «legge ed ordine», ma vi siete dimenticati - con lo spirito televisivo che spesso vi caratterizza - che poi questa «legge ed ordine», per così dire, riempie i sottoscala dei prodotti di questo tipo di intervento.
Occuparsi dei sottoscala non è prerogativa di chi ha particolare attenzione alle ragioni del garantismo; anche una destra autoritaria forse si sarebbe posta questo problema: il fatto che voi non vi poniate questo problema credo che riproporrà in futuro le condizioni che oggi si sono generate. Non ne possiamo discutere oggi, ma prima o poi credo che questa discussione dovremo farla perché davvero non possiamo proseguire in questa direzione, ossia quella per cui le leggi vengono approvate più secondo il criterio del titolo che determineranno sul giornale il giorno dopo piuttosto che quello degli effetti che produrranno concretamente nella realtà: siccome la realtà e gli effetti di cui stiamo parlando sono uomini, donne, vite umane, persone e destini, credo che davvero questo Pag. 19ripensamento sia urgente e mi auguro che oggi si possa compiere il primo passo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vietti. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, il Ministro Alfano sa quanto sia un estimatore della sua intelligenza, della sua competenza, e da questa sera debbo dire che anche la mia stima nei confronti della sua fantasia è straordinariamente aumentata. Signor Ministro, lei nella migliore tradizione di questo Governo, ha ritenuto di prendere in contropiede la Camera parlando, prima che si entrasse nel merito della discussione sull'emergenza delle carceri, di una condizione di eccezionalità e di straordinarietà che in qualche modo sarebbe equiparabile ad una sventura di carattere naturale e che esigerebbe interventi di natura straordinaria. Comprendo perfettamente l'esigenza che il Governo e il Ministro avevano di uscire da un cul de sac in cui si erano infilati da più di un anno. Il Ministro sa bene che di questo piano carceri, che dovrebbe risolvere l'emergenza carceraria, si parla da più di un anno, addirittura le prime notizie risalgono al novembre 2008, quando il Ministro annuncia che al piano stanno lavorando il Ministero della giustizia e il Ministro Matteoli. Poi, nel gennaio 2009, il Consiglio dei ministri annuncia che viene dato il via libera al piano carceri. Nel febbraio vengono avanzati dubbi sulla copertura finanziaria. Il 27 febbraio 2009 sembra che sia la data di nascita del famigerato piano perché viene reso noto il programma di massima. In aprile il Commissario Ionta annuncia che verrà ridisegnata la mappa degli istituti di pena. Il 22 aprile si dice che nei primi giorni di maggio sarà presentato il piano carceri. Il 14 maggio si annuncia l'ipotesi delle carceri galleggianti. Il 15 maggio si annuncia che la manodopera per le nuove carceri sarà reclutata anche fra i detenuti. Il 17 giugno il Ministro dice che il piano straordinario sarà presto consegnato a Berlusconi. Il 16 agosto si annuncia che per il 15 settembre il piano carceri sarà in Consiglio dei ministri e l'11 settembre si annuncia che per il piano si lavorerà giorno e notte. Il 2 ottobre il Presidente Berlusconi annuncia un piano carceri modello Abruzzo che avrebbe previsto subito 20 mila posti. L'11 ottobre il Presidente Berlusconi annuncia: in settimana sarà pronto il piano carceri per 20 mila nuovi posti. Il 28 ottobre il Ministro Alfano annuncia: il nuovo piano per le carceri è in dirittura di arrivo. Il 3 novembre il Ministro annuncia: entro i prossimi due Consigli dei ministri vareremo il piano carceri. Il 27 novembre il Ministro annuncia: per il piano carceri, la prossima settimana sarà decisiva. Il 3 dicembre il Ministro annuncia: il piano carceri presto sarà in Consiglio dei ministri.
So che parlo di cose a lei ben note, signor Ministro, anche perché mi sono limitato a fare una citazione per mese (in realtà sarebbe stato possibile farne qualche decina a proposito degli ultimi 12 mesi). Agli annunci non è seguito nulla. Tuttavia, signor Ministro, voglio fare con lei un ragionamento diverso. Lasciamo perdere le polemiche sugli effetti annuncio e sulla necessità di archiviare un imbarazzante piano carceri che avrebbe dovuto risolvere la situazione. La invito a fare con me un semplice ragionamento numerico: quando il 27 di febbraio viene annunciato il piano carceri (anzi, come ho ricordato, il primo annuncio è del novembre) i detenuti sono 56 mila, ovvero 13 mila più della capienza regolamentare, ma 8 mila in meno della cosiddetta capienza tollerabile.
Oggi, a distanza di più di un anno, i detenuti sono 66 mila, cioè nel frattempo sono cresciuti di 10 mila, sono 23 mila in più del consentito e sono passati addirittura in eccesso rispetto al cosiddetto dato del tollerabile. In altre parole in questi dodici mesi di annuncio del piano (di cronaca di un piano annunciato) la metà del lavoro ipotizzato nel piano carceri e la metà del suo costo, cioè 750 milioni di euro, Pag. 20risulterebbe già praticamente spesa senza aver risolto il problema. Per fortuna - c'è da dire - che il piano carceri non è venuto perché almeno non abbiamo buttato 750 milioni di euro. Se il ritmo di crescita della popolazione carceraria non cambierà (e nulla ci lascia pensare che cambierà) a fine 2010 l'intero piano carceri risulterà annullato: un miliardo e mezzo di euro che, se davvero anche fossero stati sborsati o se mai in quest'anno venissero sborsati, non servirebbero a risolvere il problema e ci troveremmo al punto di partenza. A parte, signor Ministro, che - come lei sa bene - le carceri non basta costruirle e noi sappiamo che i tempi dell'edilizia carceraria si misurano in decenni, non in mesi, ma poi le carceri non possono funzionare vuote. Dov'è il personale necessario per far funzionare queste fantasiose nuove carceri? Negli ultimi otto anni gli agenti della polizia penitenziaria sono diminuiti di oltre 5 mila unità. Nel prossimo triennio si prevede che diminuiranno di altri 2.500 uomini. Allora come e dove reperire un personale che non è neppure sufficiente a coprire un organico che a sua volta è divenuto ampiamente sufficiente rispetto all'attuale numero dei detenuti? Allora, Ministro, non è che si risolve il problema passando dal piano carceri all'emergenza, o passando dalla nomina del commissario Ionta capo del Dipartimento alla nomina, magari, dell'onnipresente sottosegretario Bertolaso a sovraintendere anche alle carceri. In altre parole non è che trasformando questo ennesimo problema in una emergenza il Governo ancora una volta pensa che gli si tolgano le castagne dal fuoco. È vero che stiamo assistendo a fuochi d'artificio continui. Per non parlare della crisi economica si parla dell'abbassamento e della riduzione delle aliquote. Per non parlare delle questioni della giustizia si parla delle riforme costituzionali. Per non parlare del problema del carcere si parla o si inventa l'emergenza carceri. Allora, signor Ministro, ovviamente non le faccio carico della disponibilità di una bacchetta magica che so bene che non ha e non può avere per risolvere un problema che certamente ha radici antiche, però voglio sottolineare la contraddizione della politica giudiziaria del Governo rispetto al problema carcerario. Non è possibile che nell'ultimo anno non solo le carceri non siano state costruite ma sia stata introdotta nell'ordinamento una serie innumerevole di nuove fattispecie di reato. Noi non possiamo continuare a criminalizzare comportamenti i quali comporterebbero la pena della detenzione e poi lamentarci che le carceri scoppiano, e poi essere condannati dalla Corte europea perché neppure rispettiamo quegli spazi di sopravvivenza elementare di 4,5 metri quadrati per detenuto che l'Europa richiede (lo standard minimo). Ministro, lei sa bene che se non si ricorre alle pene alternative, almeno per chi ha condanne inferiori a tre anni (sono quasi 20 mila i detenuti con pena inferiore a tre anni), se non si limitano i casi per cui è prevista la custodia cautelare in carcere (30 mila detenuti in attesa di giudizio, di cui due terzi accusati di reati minori, di cui le statistiche ci dicono che il 40 per cento è destinato ad essere assolto e che poi costano allo Stato anche in termini di risarcimento per l'ingiusta detenzione), e se invece a fronte di questo si continua a moltiplicare le fattispecie di reato, la via d'uscita non è né promettere le carceri fantasma né inventarsi l'emergenza per cui dovrebbe arrivare il mago Merlino al posto del commissario per risolvere il problema.
Il Presidente della Repubblica, nel messaggio di fine anno, ci ha dato un segnale che è un monito su cui tutti dobbiamo riflettere: in carcere non si vive decentemente, non ci si rieduca. Questo vuol dire che il nostro sistema carcerario viola gli articoli 27 e 32 della Costituzione. Questo non è degno di un Paese civile.
Signor Ministro, da questa situazione dobbiamo uscire non con i colpi di teatro, ma con una decisione concreta, seria, percorribile e programmabile, rispetto alla quale, se lei ce la sottoporrà, l'Unione di Centro certamente non sarà assente nel confronto (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vitali. Ne ha facoltà.

LUIGI VITALI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, impiego qualche minuto per dare il dovuto risalto ad un'iniziativa dei colleghi radicali che ha «imposto» che tutti i partiti e che tutti i gruppi rappresentati in Parlamento presentassero una mozione, enunciando in maniera chiara quale fosse la loro posizione su un problema che ci trasciniamo dietro da anni, assumendosi delle responsabilità. Infatti, signor Ministro in queste mozioni, sulle quali ella ha espresso ampiamente il giudizio positivo, vi sono richieste nei confronti del Governo di assunzione di impegno, che lei sicuramente saprà rispettare per dare una risposta chiara e definitiva.
Nella discussione che vi è stata ieri non ho colto alcuno spirito polemico, né atteggiamenti preconcetti da parte di coloro che sono intervenuti. Mi sarebbe piaciuto che questo fosse rimasto il clima anche oggi, nel momento in cui esprimiamo le dichiarazioni di voto.
Mi rivolgo all'onorevole Vietti: è ingeneroso quello che egli ha detto nei confronti di questo Governo e del Ministro Alfano. È vero: il problema dell'affollamento delle carceri è un problema che ci portiamo dietro da molti anni, ma diverso è stato l'approccio dei vari Governi e dei vari Ministri nell'affrontare tali problemi. Se valutiamo quello che è successo dal 1996 ad oggi, dobbiamo arrivare al 2001, durante il secondo Governo Berlusconi, Ministro della giustizia Castelli, per vedere mille miliardi di vecchie lire investiti nell'attività di realizzazione dell'edilizia penitenziaria. Nel Governo successivo, quello Prodi, nonostante lo stesso fosse avvantaggiato da un indulto votato per senso di responsabilità anche dall'allora opposizione, e nonostante che le carceri furono svuotate di 25.000 unità, nessun intervento - lo sottolineo: nessun intervento - è stato affrontato.
In questo Governo, con il Ministro Alfano, vi è stato un impegno di 500 milioni di euro per adeguare il piano carceri che, onorevole Vietti, non è stato presentato prima proprio perché questo Governo vuole affrontare con serietà, impegno e concretezza questi problemi. Se il Ministro Alfano lo avesse presentato prima, sicuramente qualcuno avrebbe detto che non vi sarebbe stata la copertura finanziaria. Invece noi nella legge finanziaria abbiamo previsto 500 milioni di euro. È stata prevista anche un'assunzione straordinaria di 2.000 agenti di polizia penitenziaria - lo dico all'onorevole Andrea Orlando - che saranno assunti nel 2010, perché si farà ricorso alle graduatorie aperte dei concorsi precedenti per agenti della polizia penitenziaria.
Vi sono le risorse, vi è la copertura finanziaria, vi è l'impegno e vi sarà l'assunzione di 2.000 agenti di polizia penitenziaria. Basta leggere la mozione che è stata presentata dai partiti di maggioranza per verificare che questo è soltanto il primo passo. In quella mozione vi è l'impegno per il Governo di procedere all'assunzione di ulteriori agenti di polizia penitenziaria, che oggi hanno un ammanco negli organici di 6.000 unità.
Ma non solo: si chiede al Governo di procedere anche all'assunzione di 3.800 amministrativi e di adeguare le piante organiche degli assistenti sociali e degli psicologi, che sono assolutamente necessari per far sì che la pena, oltre ad essere repressiva, possa avere anche un carattere di recupero dell'individuo nel percorso sociale.
In questo Governo, da parte di questo Ministro, per la prima volta, vi è stato il merito di rappresentare un'emergenza a livello continentale, presso l'Unione europea, che si è impegnata ad essere vicina a quei Paesi, come l'Italia, che hanno un affollamento penitenziario derivato dal fatto che oltre il 37 per cento dei detenuti è costituito da extracomunitari. Questo non può essere un problema dell'Italia, ma deve essere - e l'Unione europea si è impegnata in tal senso - un problema dell'Unione europea stessa. Pag. 22
Nelle mozioni in oggetto e nel dibattito che si è svolto, vi è stata una voce univoca e ci auguriamo che vi possa essere un voto unanime.
Con riferimento alle perplessità sollevate dal rappresentante del Partito Democratico - che sicuramente ha letto in una condizione del dispositivo della mozione presentata dai gruppi di centrodestra qualche fine recondito, qualche possibilità di costruirsi un alibi - chiedo al Ministro di riformulare la lettera f) del dispositivo della mozione a mia prima firma n. 1-00309, nel senso di impegnare il Governo «ad adottare iniziative normative che comportino la semplificazione dei meccanismi processuali nel solco del principio della ragionevole durata dei processi, allo scopo di rendere più rapida ed efficiente la risposta alle istanze di giustizia dei cittadini». In questo modo, scomparirebbero i limiti di tempo alla celebrazione dei processi.
La Corte europea dei diritti dell'uomo, infatti, ci ha condannato per le condizioni di detenzione di un recluso extracomunitario, ma ci ha anche reiteratamente condannato per la lungaggine dei processi nel nostro ordinamento. Anche questo è un problema che dobbiamo affrontare e che è strettamente collegato alla detenzione penitenziaria. La pena infatti è soltanto l'ultimo anello di un procedimento che nasce con il processo penale. Abbattere i tempi del processo non concerne soltanto quanto sta per discutersi presso l'altro ramo del Parlamento: significa rendere più agevole il processo penale, renderlo più snello, evitare le lungaggini ed i meccanismi che sono sovrabbondanti.
Signor Ministro, con le mozioni in oggetto, ella ha il mandato di affrontare una riforma organica che possa esercitare un'inversione di tendenza rispetto a quanto si è verificato negli ultimi quindici anni, in cui tutto è stato reso penalmente rilevante: un «panpenalismo», per cui ogni comportamento ed ogni condotta, che non rientravano in alcuni canoni, sono stati ritenuti meritevoli di una sanzione penale. Questo ha appesantito il nostro sistema e le conseguenze si sono pagate anche all'interno dei nostri istituti carcerari.
È stato affrontato - e si deve affrontare - il problema dei detenuti extracomunitari, come giustamente ha rappresentato il nostro Ministro nelle sedi comunitarie. Sarebbe sufficiente che il 37 per cento degli extracomunitari fosse costretto a scontare la pena nei loro Paesi ed oggi non parleremmo di affollamento delle nostre carceri.
Signor Ministro, ella ha un ulteriore mandato. Con riferimento alla realizzazione del piano carceri, il nostro Paese non ha bisogno soltanto di penitenziari nel senso tecnico e classico del termine, ma ha bisogno di strutture a detenzione alleggerita, all'interno delle quali possano essere collocati i tossicodipendenti. Essi, infatti, rappresentano il 24 per cento della popolazione dei detenuti, che non ha niente a che vedere con i criminali che scontano le pene negli istituti penitenziari, e che, molte volte, rappresentano i serbatoi all'interno dei quali viene reclutata la manovalanza da parte della criminalità.
Signor Ministro, noi le chiediamo di organizzare un piano di edilizia penitenziaria che tenga conto di queste necessità. Si possono realizzare strutture di accoglienza degli extracomunitari che sono costretti a rimanere in carcere perché non hanno una residenza, né un domicilio dove poter scontare una pena alternativa.
Non significa soltanto costruire delle carceri: vogliamo costruire delle strutture che ci mettano agli stessi livelli dei Paesi più avanzati in questo settore, dove si possano vedere delle espiazioni differenziate a seconda della personalità e a seconda dei reati che vengono commessi.
Noi vorremmo, signor Ministro, che tra qualche mese il nostro Governo venisse nuovamente in quest'Aula a fare il punto della sua politica penitenziaria e vorremmo che alcuni dati possano essere invertiti; ad esempio, che dall'attuale 50 per cento della popolazione detenuta che è in attesa di giudizio, rispetto al 46 per cento che sconta una pena definitiva, si possa arrivare ad invertire queste cifre e Pag. 23ad avere nelle carceri coloro che scontano una pena. Anche questo va nel senso di chiedere la certezza della pena, laddove oggi, invece, è più facile stare in carcere per scontare una misura cautelare preventiva, piuttosto che una pena definitiva. Tutto questo ha bisogno di impegno, di risorse e di affrontare in maniera concreta le problematiche connesse all'esubero di detenuti nelle nostre carceri.
Per concludere, signor Ministro, da un'indagine svolta dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria è risultato che il 20 per cento dei reclusi soffre di turbe psichiche, cioè è affetto da problemi psichici. Noi riteniamo che questa gente non debba stare in carcere e che debba, invece, essere assegnata a strutture dove le loro patologie possano essere curate.
Signor Ministro, esprimiamo dunque la proposta di modificare la condizione espressa nella lettera f) della nostra mozione affinché le mozioni siano approvate unanimemente, perché anche questo è un segnale importante che il Paese aspetta ed anche il mondo che ruota intorno alle problematiche penitenziarie. Ella oggi, assumendosi l'impegno di rispettare le indicazioni di queste mozioni, si assume una grande responsabilità che, noi siamo convinti, le auguriamo di poter rispettare.
Per questo motivo le auguriamo buon lavoro, signor Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
Chiedo al Ministro di esprimere il parere sull'ordine del giorno Farina Coscioni n. 1.

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, esprimo parere favorevole sull'ordine del giorno della collega Farina Coscioni n. 1 e informo l'onorevole Farina Coscioni e gli altri firmatari che, in riferimento a questa materia, abbiamo già degli studi che potrebbero essere satisfattivi. Comunque, se tali studi interni al Ministero, che mi premunirò di fornire all'Assemblea e all'onorevole Farina Coscioni, dovessero essere insufficienti, provvederemo ad aggiornare il dato ministeriale.

PRESIDENTE. Passiamo alle votazioni.
Se ho ben inteso, sulla mozione Bernardini ed altri n. 1-00288 il Governo esprime parere favorevole in relazione alla premessa e alle lettere a), b), d), e), f), g), h), n), o), p), q) ed u) del dispositivo. Pertanto, il parere è contrario in relazione alle lettere c), i), l), m), r), s), t) e v).
Avverto che è stata richiesta dal gruppo parlamentare del Partito Democratico la votazione per parti separate della mozione Bernardini ed altri n. 1-00288, nel senso di votare, con riferimento alla premessa, l'undicesimo capoverso separatamente rispetto alla restante parte motiva e, con riferimento al dispositivo, di votare separatamente la lettera c), su cui il Governo ha espresso parere contrario, le lettere a), b), d), e), f), g) e h), su cui il Governo ha espresso parere favorevole, le lettere i), l) ed m), su cui il Governo ha espresso parere contrario, le lettere n), o), p), q) ed u), su cui il Governo ha espresso parere favorevole, le lettere r), s) e t), su cui il Governo ha espresso parere contrario, e la lettera v), su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Indìco...

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, chiedo una riformulazione della lettera f) della mozione Vitali ed altri n. 1-00309. Dopo le parole: «semplificazione dei meccanismi processuali» chiedo di aggiungere le seguenti: «nel solco del principio della ragionevole durata dei processi» e di sopprimere le parole: «ed impongano limiti di tempo alla celebrazione dei processi». Si tratta di una riformulazione che consiglio ai colleghi nello sforzo unificante del voto di queste mozioni che credo tutti abbiamo compiuto in questa sede.
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PRESIDENTE. Signor Ministro, in realtà credo abbia fatto un piccolo «strappo» alla regola, perché in fase di votazione non avrei dovuto concederle la parola. Tuttavia, vi era un accordo precedente ed era quindi opportuno che i deputati avessero piena cognizione del quadro prima di iniziare le votazioni.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bernardini ed altri n. 1-00288, limitatamente alla premessa, ad eccezione dell'undicesimo capoverso, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Coscia...

LUIGI VITALI. Signor Presidente! La votazione è stata indetta in maniera errata. Il Governo è contrario, non favorevole. Questa è la proposta del Partito Democratico e non del Ministro!

PRESIDENTE. Onorevole Vitali, non posso concederle la parola, stiamo votando!
Faccio presente che, a termini di Regolamento, quando un gruppo parlamentare chiede la votazione per parti separate e vi è un'autonomia logica della parti in cui è divisa la mozione, si procede alla votazione per parti separate. Questo è ciò che stiamo facendo in questo momento.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 532
Votanti 530
Astenuti 2
Maggioranza 266
Hanno votato sì 506
Hanno votato no 24).

Prendo atto che il deputato Terranova ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Proietti Cosimi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bernardini ed altri n. 1-00288, limitatamente all'undicesimo capoverso della premessa accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cristaldi, Vitali, Della Vedova, Vico, Consolo, Iannuzzi, Sardelli, Stagno D'Alcontres, Berretta, Corsaro e Follegot.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 538
Votanti 531
Astenuti 7
Maggioranza 266
Hanno votato sì 322
Hanno votato no 209).

Prendo atto che il deputato Proietti Cosimi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bernardini ed altri n. 1-00288, limitatamente alle lettere a), b), d), e), f), g) ed h) del dispositivo, accettate dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Della Vedova, onorevole Cristaldi, onorevole Vico, onorevole Sardelli, onorevole Lanzillotta, onorevole Nizzi, onorevole Piso.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 533
Votanti 532
Astenuti 1
Maggioranza 267 Pag. 25
Hanno votato sì 530
Hanno votato no 2).

Prendo atto che i deputati Barbareschi, Proietti Cosimi e Cesare Marini hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bernardini ed altri n. 1-00288, limitatamente alla lettera c) del dispositivo, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cristaldi, onorevole Mazzuca, onorevole Vico, onorevole De Micheli, onorevole Sardelli, onorevole Lo Monte, onorevole Golfo, onorevole Maria Rosaria Rossi, onorevole Cesare Marini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 538
Votanti 536
Astenuti 2
Maggioranza 269
Hanno votato sì 261
Hanno votato no 275).

Prendo atto che il deputato Proietti Cosimi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bernardini ed altri n. 1-00288, limitatamente alle lettere i), l) ed m) del dispositivo, non accettate dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cristaldi, onorevole Della Vedova, onorevole Perina, onorevole Romele, onorevole Donadi, onorevole Bernardini.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 536
Votanti 531
Astenuti 5
Maggioranza 266
Hanno votato sì 19
Hanno votato no 512).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bernardini ed altri n. 1-00288, limitatamente alle lettere n), o), p), q) ed u) del dispositivo, accettate dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cristaldi, onorevole Vico, onorevole Traversa, onorevole Golfo, onorevole Sardelli, onorevole Lanzillotta, onorevole De Micheli, onorevole Armosino, onorevole Ceroni, onorevole Galletti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 537
Votanti 536
Astenuti 1
Maggioranza 269
Hanno votato sì 535
Hanno votato no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bernardini ed altri n. 1-00288, limitatamente alle lettere r), s) e t) del dispositivo, non accettate dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cristaldi, onorevole Vico, onorevole Sardelli, onorevole Mazzuca, onorevole Pionati, onorevole Palumbo, onorevole Bellotti, onorevole Cesare Marini.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 539
Votanti 538
Astenuti 1
Maggioranza 270 Pag. 26
Hanno votato sì 265
Hanno votato no 273).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bernardini ed altri n. 1-00288, limitatamente alla lettera v) del dispositivo, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cristaldi... Onorevole Cesare Marini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 538
Votanti 531
Astenuti 7
Maggioranza 266
Hanno votato sì 17
Hanno votato no 514).

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 17,35)

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vietti ed altri n. 1-00240 (Nuova formulazione), accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lo Presti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 534
Votanti 531
Astenuti 3
Maggioranza 266
Hanno votato sì 531).

Prendo atto che il deputato D'Antoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Di Stanislao ed altri n. 1-00301, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vico... Onorevole Follegot... Onorevole D'Antoni... Onorevole Zinzi... Onorevole Damiano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 537
Votanti 536
Astenuti 1
Maggioranza 269
Hanno votato sì 536).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Franceschini ed altri n. 1-00302, ad eccezione del diciassettesimo capoverso del dispositivo della medesima, che risulta precluso dall'approvazione della lettera p) del dispositivo della mozione Bernardini ed altri n. 1-00288, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 539
Votanti 535
Astenuti 4
Maggioranza 268
Hanno votato sì 531
Hanno votato no 4).

Prendo atto che il deputato Stradella ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Cuomo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Pag. 27

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vitali, Brigandì, Belcastro ed altri n. 1-00309, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevole Damiano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 541
Maggioranza 271
Hanno votato sì 541).

Prendo atto che il deputato Cuomo ha segnalato che non è riuscito a votare.
A questo punto dobbiamo porre in votazione l'ordine del giorno Farina Coscioni n. 1, accettato dal Governo.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Farina Coscioni n. 1, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 537
Votanti 534
Astenuti 3
Maggioranza 268
Hanno votato sì 533
Hanno votato no 1).

Prendo atto che il deputato Vannucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Zucchi ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto favorevole. Prendo atto che la deputata Zampa ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

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il 7/2/2014


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Voltaire

 


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