"DECESSI IN CARCERE: LO STATO È CHIAMATO A DIFENDERSI" IPOTESI DI REATO; OMICIDIO COLPOSO? di Marcello Dell 'Anna (*) Federico Perna: un tragico decesso nel carcere di Poggioreale che si poteva e si doveva evitare. Il conseguente ed ennesimo intervento ipocrita quirinalizio e senatoriale sul tema dell'indulto. Basta!!! Non se ne può più!!! Oggi in Italia questi dibattiti sulla detenzione, sulle sofferenze dovute alla carenza e all'inadeguatezza delle strutture sono controversi per le differenti opinioni che frequentemente si confrontano in maniera aspra e troppo spesso drammatica con sospetta parzialità o indifferente miopia non conoscendo bene il problema nella sua realtà sistemica. Molte sono le voci che nel dibattito pubblico si avvicendano nelle valutazioni, nelle ipotesi di soluzione, nelle proposte alternative alla detenzione, a fronte della (talora) giusta protesta e denuncia. Molte sono le luci che di volta a volta si accendono su questo mondo separato. Ma altrettanto sono le ombre che nascondono un'ignota realtà , colpevolmente occultando percorsi di sofferenza, di pena, di malattia che con tragica puntualità spesso col suicidio trovano l'inevitabile conclusione. La sottrazione della liberta è già di per sé una grande pena che si impone a qualsiasi essere umano. Non c'è alcun bisogno di dovere aggiungere a questa pesante sofferenza un'altra ancora più insostenibile: vivere in una surrettizia forma di tortura in condizioni sub umane, in carceri affollate e malsane, impacchettati e sbattuti lontani dai propri affetti, costretti in ambienti insufficienti, privati di opportunità di recupero, sospingendo individui disperati e senza Speranza al suicidio in carcere. Purtroppo in Italia ci stiamo ormai abituando ad ascoltare dai notiziari dell'ennesimo suicidio tra le sbarre o di detenuti che sono deceduti per cause da accertare e se accertate non sempre corrispondo a quelle reali. Questi decessi non possono più essere definiti come suicidi o per cause da accertare. Quindi domando: in questi casi, può ipotizzarsi il reato di "omicidio colposo"? Il magistrato del pubblico ministero deve procedere contro ignoti o contro un autore oramai ben noto a noi tutti? A discolparsi è chiamato, dunque, il nostro Stato. Consapevole e corresponsabile. Consapevole di detenere una persona in condizioni disumane e degradanti; condizioni queste, accertate e condannate dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (che con sentenza dell'8 01 2013 caso Torreggiani e altrï c/ Italia, ha dichiarato incompatibile l'attuale situazione carceraria italiana con l'art. 3 della CEDU), consapevole che da tali condizioni possono derivare suicidi o decessi per assenza di adeguate strutture, di spazio e di adeguati interventi posti a tutela della vita della persona umana, soprattutto quando è privata della libertà . Di conseguenza, corresponsabile di questi delitti, perché delitti vanno definiti e non decessi. E se poi dietro queste atroci morti in carcere si celasse invece un pensiero contorto e consapevole di istigare al suicidio il detenuto, ammalato, annullato della sua dignità , annientato nei suoi affetti e nella sua anima? Infondo, se muore un carcerato a chi importa? "Loro" - i buoni - dicono sempre: .. uno in meno... Ecco, questa è, ancora oggi, la vita nel carcere: totalmente distruttiva nel corpo e nello spirito umano. Nella stragrande maggioranza dei casi poi, l'obiettivo della riabilitazione, del recupero sociale e della reintegrazione, in Italia è stato ed è ancora del tutto vanificato. In un paese ove la pena di morte è stata sulla carta abolita, come un convitato di pietra, essa di fatto rientra puntuale neirinferno delle nostre carceri. Non v'è dubbio che il senso della civiltà (e di umanità ) muova da queste semplici ma fondamentali considerazioni. Lo Stato nell'esercitare la giustizia e nell'interpretare con la necessaria equità questi valori, deve porsi in condizioni d'essere a sua volta credibile, perciò accettabile, quale primo assertore e attuatore di questi principi. Carcere di Badu e Carros - Nuoro, dicembre 2013 |
- Pubblichiamo il racconto di Antonio Argentieri, apparso sul sito www.terramara.it, in cui denuncia un pestaggio subito da alcuni agenti del carcere di Arezzo nel 2004
- Pubblichiamo una serie di lettere inviate da detenuti a Radio carcere, trasmissione settimanale a cura di Riccardo Arena, su Radio Radicale
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- Leggete e diffondete: mio padre per l'ennesima volta è in grave pericolo
- Comitato educatori penitenziari: per "alternative al carcere" servono più educatori
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