Si esce da questo fine settimana con recriminazioni e giaculatorie varie per gli errori arbitrali. Della Valle contagiato dall’antico “morbo di Zeffirelli” inonda di telefonate tutte le trasmissioni sportive, come se la linea del presunto fuorigioco corrispondesse al confine di Gaza. In realtà nel calcio professionistico e non, nessuno è esente dall’allergia agli errori arbitrali. Prima ci si metterà il cuore in pace  (arduo, quasi impossibile), prima ne guadagnerà il mondo del calcio. Insomma ragazzi, fate parte tutti parte di una lega, di una federazione, accettate di entrare in campo sotto la direzione di un terzo che si chiama arbitro: ne dovete accettare gli errori, altrimenti qui si rischia che accadano cose strane se non è più tollerabile che un arbitro possa sbagliare. E cosa dovrebbero dire allora i cittadini che a vario titolo subiscono gli errori della Pubblica Amministrazione? Gli errori nostri? Per carità! L’errore va tollerato, anzi, va tutelato. Intanto, ieri come l’anno scorso, la Roma passa a Napoli. A Rebibbia la seconda etnia italiana dopo la romana-romanista, è quella napoletana; mi vengono in mente i volti di tanti: determinati e non più giovani che con lo sguardo rapito ricordano ancora “Diego”; Maradona è meglio ‘e Pelè, ma il Napoli ne prende tre. Kakà non è andato via, viva Kakà. Il Bologna ne avrebbe fatto volentieri a meno di incontrare questo “dissennatore” degli avversari giusto alla fine di una settimana ordalica che lo aveva santificato e quindi, esaltato. Pensiero finale per l’Inter che batte la Sampdoria priva del pibe de Bari (per il dispiacere del condirettore di questo sito) e per quello sconosciuto signore che martedì scorso in pizzeria, sentendo che ero interista ha smesso di mangiare la sua pizza al banco e mi ha tenuto un comizio sulle magnifiche sorti e progressive della Roma. Avrei voluto dirglielo quella sera, glielo dico oggi: Signore, mangi la sua pizza che si fredda.