Situazione sempre più insostenibile: ancora suicidi e rivolte nelle carceri italiane. Giulia Torbidoni Suicidi: 27. Tentati suicidi: 44. Evasioni: 4. Tentate evasioni: 5. Agenti aggrediti e feriti: 96. Medici aggrediti e feriti: 2. Infermieri aggrediti e feriti: 4. Ai numeri, si aggiunga la stanchezza di tutta la popolazione degli istituti penitenziari, personale e detenuti, che più volte sfocia in manifestazioni di protesta.
Come quelle del sindacato Sappe avvenute nei giorni scorsi. O come quelle dei detenuti che, simili alle tappe di una rivolta pianificata su scala nazionale, si sono susseguite a Genova, Novara, Padova, Vicenza e Milano.
Domenica pomeriggio, però, il numero dei suicidi dall’inizio dell’anno è salito a quota 27. Alessandro Lamagna, di 34 anni, detenuto per rapina nel carcere Fuorni di Salerno si è tolto la vita. Verso le 13.30, Alessandro è andato in bagno e con un lembo di lenzuolo si è impiccato. I tre compagni di cella, non vedendolo uscire, hanno dato l’allarme. Quando gli agenti sono intervenuti, Alessandro era già morto. Alessandro, che detenuti e personale descrivono come un uomo tranquillo, avrebbe finito di scontare la sua pena nel 2012. Presto, però, avrebbe beneficiato della buona condotta e, forse, ottenuto anche la semilibertà. Malessere, isolamento e dolore sono alla base anche delle rivolte dei detenuti avvenute nei giorni scorsi. Domenica sera, sette detenuti del secondo piano della prima sezione del carcere Marassi, a Genova, si sono trincerati nella loro cella e, con le bombolette di gas, hanno incendiato materassi, lenzuola e suppellettili. Nel riportare ordine, due agenti sono rimasti feriti. Guariranno in 10 giorni. All’origine della manifestazione, la mancata somministrazione della terapia di tranquillanti e sonniferi. Da due mesi, infatti, la cooperativa incaricata del servizio, non paga le infermiere. Ora, i sette detenuti, tutti tunisini, sono in isolamento. Sempre domenica, a Novara, i detenuti hanno sbattuto fino a tarda notte pentole e stoviglie sulle grate. Il motivo: il sovraffollamento dell’istituto. La protesta è andata avanti domenica sera e nella giornata di lunedì (7 giugno). Manifestazioni simili si sono svolte anche a Padova, Vicenza e Milano. E mentre a San Remo, venerdì scorso, la polizia penitenziaria ha salvato un detenuto che ha tentato il suicidio, a Milano, nella stessa giornata, un agente veniva aggredito e ferito. Sulla rivolta di Marassi, si sono espressi Cgil e Sappe, ma tace, ancora, il Ministero. Il sindacato della polizia penitenziaria chiede che “i detenuti stranieri possano scontare la pena nei loro paesi d’origine”, mentre secondo la Cgil “questo episodio evidenzia le gravi carenze in materia di sicurezza, insufficienza di organico e aumento della popolazione detenuta di cui Marassi soffre”. Insomma, l’atmosfera che circonda il pianeta carcere si surriscalda giorno dopo giorno. E mentre il sovraffollamento, pari all’effetto serra prodotto dai gas tossici, inquina e trasforma le finalità del sistema penitenziario, la crisi attuale, sia economica che politica, sembra dare il colpo di grazia alla gestione degli istituti. Un po’ come la marea nera nel Golfo del Messico. |
- Pubblichiamo il racconto di Antonio Argentieri, apparso sul sito www.terramara.it, in cui denuncia un pestaggio subito da alcuni agenti del carcere di Arezzo nel 2004
- Pubblichiamo una serie di lettere inviate da detenuti a Radio carcere, trasmissione settimanale a cura di Riccardo Arena, su Radio Radicale
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