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Così è morto Michele Ferrulli. Un video inedito

di Luigi Manconi e Valentina Calderone.

 

Michele Ferrulli, 51 anni, il 30 giugno 2011 subisce un fermo di polizia sotto la sua abitazione, in via Varsavia a Milano. Ferrulli si trovava in compagnia di due amici; e insieme ascoltavano la musica che usciva dallo stereo del loro furgone, chiacchieravano e bevevano birra. Erano le 21.30 di una calda serata estiva. I poliziotti intervengono chiamati da qualcuno infastidito dal suono dello stereo e, secondo quanto riferiscono alcuni testimoni, Ferrulli risponde pacatamente alle domande degli agenti e fornisce loro i documenti. In pochi attimi, per ragioni non chiarite, tutto precipita. Michele Ferrulli viene immobilizzato, ammanettato e buttato a terra. I video acquisiti dalla Procura mostrano come Ferrulli, inerme, sia stato colpito più volte con calci e pugni.

 

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È ora di parlare di “Rieducazione” fuori del carcere

di Luciana Scarcia

 

Dopo le recenti notizie sulle vicende di corruzione e malaffare nelle pubbliche amministrazioni, lo scioglimento del Consiglio comunale calabrese e, ancora più terribile, l’arresto dell’assessore lombardo per voto di scambio con la ‘ndrangheta, verrà modificata la percezione che il cittadino ha dei fattori di allarme sociale? Si correggerà il modo distorto con cui si guarda alla delinquenza come fenomeno circoscrivibile ad alcune categorie sociali e al carcere come al luogo in cui rinchiudere anime perse? Quanto meno è auspicabile che, per coerenza e vergogna, aumenti l’attenzione verso chi, costretto a dar conto delle proprie azioni criminali, sta scontando la pena in condizioni disumane.

 

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Licenza di tortura, in italia c’è e ce la fa vedere

La mostra di Claudia Guido

di Filippo Vendemmiati

 

 

La tortura vista dagli occhi dei familiari delle vittime di soprusi e violenze di stato. Venti ritratti, senza sangue o violenza diretta, ma sguardi di dolore alla ricerca di verità, che ci dicono che quello che è capitato a loro in questo paese potrebbe accadere a chiunque, spesso senza motivo apparente, nell’indifferenza e nel silenzio. Gli occhi guardano ciò che noi non vediamo, ma ora possiamo immaginare. Claudia Guido, ventinovenne fotografa di Padova, questa mostra l’ha voluta fortemente.

 

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Giustizia: disegno di legge contro la tortura; inaccettabili le modifiche proposte dalla Severino
di Patrizio Gonnella

Nei giorni scorsi avevamo lanciato dal Manifesto un appello al ministro della Giustizia Paola Severino perché dicesse parole chiare contro la tortura. Purtroppo la ministra ha proposto alcune modifiche al testo di legge che rischiano di rendere evanescente il contenuto del reato e non perseguibile chi lo ha commesso. Modifiche che hanno sollevato forti obiezioni da Amnesty International oltre che da Antigone.
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Rieducazione: parola usurata ma necessaria
Riflessioni sul convegno di Ristretti

di Luciana Scarcia

Va riconosciuto alla redazione di Ristretti il merito di individuare per i suoi annuali convegni di maggio dei temi importanti. Quest’anno la scelta è andata a quello della rieducazione. Questa parola, a lungo oscurata, negli ultimi mesi ricorre frequentemente, risvegliando una punta di amarezza per l’evidente paradosso di tornare attuale proprio in un periodo in cui non solo il degrado delle nostre carceri mette allo scoperto, più di prima, la generale inosservanza del principio costituzionale, ma cresce anche la domanda di sicurezza e di più intervento penale, in un quadro culturale di perdita di intenzionalità educativa.

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Il direttore sanitario dell’ospedale di Vallo della Lucania: «La contenzione è un sistema di terapia ».
Un familiare di Franco, accorso in ospedale subito dopo la notizia: «Franco era martirizzato, lividi profondi per tutto il corpo ».
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In Italia la tortura non è reato. In assenza del crimine di tortura non resta che l’impunità.
La violenza di un pubblico ufficiale nei confronti di un cittadino non è una violenza privata. Riguarda tutti noi, poiché è messa in atto da colui che dovrebbe invece tutelarci, da liberi e da detenuti. LEGGI TUTTO


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Massimo Casalnuovo, un'altra vittima dello Stato?

Massimo Casalnuovo il 21 agosto 2011 è in motorino per le strade di Buonabitacolo in provincia di Salerno. Massimo guida senza casco e verso le 21 incontra una pattuglia di carabinieri. I testimoni oculari affermano che i militari, per far rispettare al ragazzo l’alt intimatogli, sferrano un calcio al motorino. Massimo, che aveva solo 21 anni, è morto la sera stessa. I familiari e gli amici hanno costituito il "Comitato Verità e Giustizia per Massimo". Pubblichiamo sul nostro sito la lettera che il padre di Massimo ha scritto dopo la tragedia e la rassegna stampa della vicenda.

 


 

 

 

RECENSIONI

 


In questo stato



"Giustamente" - Per conoscere la civiltà del tuo paese devi visitare le sue carceri

 

Valentina Ascione e Simone Sapienza. Regia di Paco Anselmi

 

 

 


 

Lettera Aperta al Ministro della Giustizia, Onorevole Nitto Francesco Palma

Eran 44, eran giovani e forti, e sono morti... Morti di stanchezza, si intende.

 


 

Il direttore sanitario dell’ospedale di Vallo della Lucania: «La contenzione è un sistema di terapia ».

Un familiare di Franco, accorso in ospedale subito dopo la notizia: «Franco era martirizzato, lividi profondi per tutto il corpo ».

 

 






Al mercato di Porta Palazzo di Gianmaria Testa
"Abdul" di Paolo Rossi
"Presi per caso" un macigno da trattare delicatamente di Simone Cristicchi
"Noi siamo gli asini" di Ascanio Celestini
Eugenio Finardi parla di "Angeli di sabbia"

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Numero dei detenuti presenti su 43084

61.481 detenuti
il 7/2/2014


Osservatorio sulla contenzione
a cura di Grazia Serra

  
   

   
    a cura di Francesco Gentiloni

" Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri"
Voltaire

 


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