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Manconi ad Alfano: 10 mila detenuti in più nel 2010
Signor ministro della Giustizia,
l'annus horribilis del sistema penitenziario si va concludendo nel modo peggiore. E più tragico. Le cifre del disastro, ormai sufficientemente note, rappresentano altrettanti picchi di uno stato di perenne emergenza e danno la misura di una istituzione al collasso. Due dati colpiscono in particolare. L'elevatissimo numero delle morti in carcere, dovute, in percentuale rilevante, a “cause da accertare”. L'altissimo numero di quanti si tolgono la vita: 71 (le statistiche ufficiali indicano una cifra minore ed è un segno ulteriore dell'opacità del sistema). Ne consegue che la frequenza dei suicidi in carcere (mai così tanti negli ultimi decenni) è 16-18 volte maggiore di quella rilevata nell'intera popolazione. Ciò ha una stretta relazione con il sovraffollamento: oggi il circuito penitenziario custodisce il 50% di detenuti in più rispetto alla capienza prevista. Ne deriva maggior carico di lavoro per la polizia penitenziaria e per il personale e livelli di servizi ancora più bassi di quelli già oggi gravemente deficitari: dall'assistenza sanitaria (in alcuni istituti per ogni detenuto la disponibilità dello psicologo è di 10 minuti al mese) all'istruzione scolastica, alle attività lavorative, fino allo spazio fisico, sempre più ridotto e promiscuo. Da qui uno “squallore intollerabile” (cardinale Dionigi Tettamanzi). Tutto ciò può sembrare un semplice, si fa per dire, peggioramento della qualità di un sistema già degradato. Ma c'è di più. Quello che dovrebbe davvero far tremare le vene ai polsi, innanzitutto a lei, signor ministro, ma anche a ciascuno di noi, è la prospettiva futura. Negli corso degli ultimi due anni il ritmo di crescita della popolazione detenuta è stato di 700-800 unità al mese. Non c'è ragione al mondo perché nel 2010 quel ritmo si riduca. Anzi: l'introduzione di nuove fattispecie penali, che qualificano come reato l'immigrazione irregolare, è destinata a incrementare ancor più, e più rapidamente, il sovraffollamento. Si tratta di un elementare calcolo matematico: tra dodici mesi ci saranno circa 10mila detenuti in più. Dove intendete metterli? È escluso che le attuali strutture possano accoglierli, anche se si accettasse di rendere il sistema persino più illegale e disumano di quanto già sia oggi. L'unica risposta finora abbozzata dal governo è, nelle attuali condizioni, semplicemente irrealizzabile. Infatti, il ritmo di costruzione delle nuove carceri (in un piano più che approssimativo e con finanziamenti che non superano un terzo del fabbisogno) è incomparabilmente più lento della velocità di crescita della popolazione detenuta. E, nella più ottimistica delle previsioni, i nuovi posti promessi potranno essere disponibili solo quando il numero dei detenuti sarà ulteriormente aumentato di 30mila unità. Sia chiaro: non penso che esistano soluzioni semplici, ma quello che colpisce è la totale assenza di soluzioni. Anche le più ragionevoli. Un esempio: tutti gli anni entrano in carcere, magari per un breve periodo, migliaia di semplici consumatori per una dose di sostanza stupefacente eccedente il limite previsto. Nulla si fa per ovviare a tanta irrazionalità: così come nulla si fa rispetto a quanto è stato indicato, in maniera univoca, dalle diverse commissioni per la riforma del codice penale, istituite dai governi di centrodestra e di centrosinistra. Ovvero la riduzione del numero degli atti qualificati come reati e la riduzione del numero dei reati che prevedono come sanzione la reclusione in cella. Se non si mette mano a questo, tutto il resto è niente più che una utopia negativa.
Corriere della Sera 28.12.2009
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