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Coraggioso vigliacco
Stefano Campli
Spesso, guardando le formiche, passavo un po’ di tempo osservando quel loro meccanismo di lavoro, lento, continuo; poi mi veniva in mente di essere su un aereo e paragonarle agli uomini, però mancava qualcosa: non correvano. Allora ne schiacciavo una e quelle subito cominciavano a correre impazzite disordinatamente. Ecco, ora sì pareva di sorvolare una città da un aereo.
L’unica cosa che non capisco, però, è perché gli uomini corrono se non sono in pericolo... Noi spesso neanche ci accorgiamo che stiamo correndo, a meno che non inseguiamo degli obiettivi, ma non ci accorgiamo che in realtà facciamo parte di un ingranaggio che ci fa correre. La differenza rispetto alle formiche è che queste corrono per proteggere la loro vita, noi invece spesso corriamo bruciando la nostra vita.
Forrest Gump nel film correva perché voleva ribellarsi a un meccanismo, però quando si stancò di correre e si fermò, capì che non ricordava più perché avesse cominciato a correre e se ne tornò al punto di partenza; la sua vita poi andò meglio. Noi invece, quando ci accorgiamo che stiamo correndo troppo e ci fermiamo, rimaniamo quasi sempre con l’amaro in bocca perché capiamo che, oltre a non essere servita, quella corsa alla fine ci ha portato così lontano da non poter più tornare indietro. Ci troviamo soli o aridi dentro, perché nella corsa abbiamo lasciato indietro le persone che ci volevano bene, abbiamo scambiato i piaceri con i valori, abbiamo confuso la convenienza con l’amicizia, la fierezza con la convenienza…, sempre la convenienza. Forse sarò pure diventato un po’ pessimista, ma io vedo che tutti corrono dietro a ciò che conviene, quelli che non riescono a farlo si affannano ancora di più e si fanno male: come il corridore che si dopa perché non può farcela, così quello che non sta correndo perché le sue forze non glielo consentono c’è il rischio che usi la forza esterna di una droga o chissà. In fin dei conti, chi non corre potrebbe, invece, essere una persona saggia o un matto.
Sarebbe stato bello che la natura ci avesse fornito di un senso speciale che ci indicasse a cosa è giusto correre dietro... Ma è proprio così? Non sarà forse che io, come tanti altri, non ho capito che invece ce lo aveva fornito, o forse – anzi, senza forse – l’ho capito, ma con un po’ di ritardo, perché, come tanti altri, ho fatto l’errore di pensare che se non correvo anch’io ero un vigliacco?
In questa società facciamo troppa confusione e viviamo in mezzo a troppa confusione; forse, anni fa se dicevi “correre” pensavi al movimento fisico della corsa, se dicevi “vigliaccheria” pensavi a una persona paurosa, incapace di lottare. Ma oggi può cambiare anche il significato della parola “vigliacco”... Io sono stato un vigliacco? Non lo so o non voglio saperlo... però se per vigliacco si intende uno che manca di coraggio, allora non lo sono perché ho avuto il coraggio di entrare dentro una posta armato e portarmi via i soldi, il coraggio di aprire tante serrature e prendermi tutto, un vigliacco non lo avrebbe avuto ’sto coraggio. Però mi è mancato il coraggio di alzarmi tutte le mattine presto, andare a lavorare, tornare a casa, campare con pochi soldi, ma stare vicino a mio figlio e mia moglie... Allora, se ci rifletto, sì, sono stato un vigliacco, a volte un coraggioso vigliacco.
E tornando all’inizio, erano davvero vigliacche quelle formiche che correvano per salvarsi, senza tentare di combattere? O sono vigliacchi tutti quegli uomini che corrono per comprarsi quello che per loro rappresenta il piacere della vita?
Se corri, perdi il senso della vita e se perdi il senso della vita, secondo me, puoi diventare vigliacco senza saperlo.
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