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A proposito di certi romeni

Di Stefano Anastasia

Dopo 35 giorni di carcere Karol Racz è finalmente libero. Già da venti giorni la prova del Dna lo aveva scagionato dall'accusa infamante di essere uno degli autori della violenza sessuale compiuta ai danni di una ragazzina nel parco romano della Caffarella, ma quella evidenza scientifica non era bastata, a chiedergli scusa e a rimetterlo in libertà.  Si è inseguito, fino alla nuova sconfessione, il miraggio di un'altra accusa, di una pezza a colori che potesse giustificare la prigionia e la pubblica gogna alla quale era stato sottoposto. Ora, finalmente, il Signor Karol è un uomo libero, nonostante quella faccia un po' così, nonostante sia romeno.

Resta in carcere, invece, almeno per ora, Alexandru Istzoika Loyos, da due settimane in custodia cautelare perchè accusato di aver calunniato gli agenti che ne avrebbero raccolto la confessione: in custodia cautelare per una calunnia! Non sappiamo se Alexandru ha veramente calunniato i poliziotti, se non è vero che è stato minacciato e picchiato, se si è inventato tutto, come il primo giorno, quando si sarebbe inventato la calunnia ai danni di Karol. Ma se pure fosse: è un motivo per tenere in carcere una persona? Da presunto innocente? In attesa di giudizio? Neanche se la calunnia da punire fosse stata – ben più grave! - quella ai danni di Karol (quella che è costata a l'uno e all'altro 35 giorni di galera) una simile ritorsione sarebbe stata giustificabile. Ma, vi pare, per una calunnia nei confronti della polizia? Neanche all'ultimo dei tossici sarebbe stato riservato un simile trattamento. Ci voleva un pastore rumeno perchè il nostro sistema giudiziario raggiungesse questo abisso.

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il 7/2/2014


Osservatorio sulla contenzione
a cura di Grazia Serra

  
   

   
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Voltaire

 


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