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È difficile parlare della verità, perché, sebbene ce ne sia una
sola, è vivente e ha quindi un volto che cambia con la vita.
(Franz Kafka, Lettera a Milena)
Oh anima mia, non aspirare alla vita immortale,
ma esaurisci il campo del possibile!
(Pindaro, Pitica III)


I racconti inseriti nel volume: Malgrado tutto. Racconti dal carcere, Sinnos Ediz. Roma, 2011 sono organizzati in 4 sezioni:
1. La messa a fuoco: Attraverso la narrazione di momenti della propria vita si accende un faro che illumina meglio il ricordo e permette di ricomporre i tasselli del puzzle in un nuovo ordine.
2. Punti di vista: Variando il punto di osservazione cambia il proprio sguardo accedendo a una visione più complessa della vita e delle relazioni umane.
3. Legami e identità: Mantenere vivi i legami affettivi è, in carcere, fonte di vita e motivo di sofferenza. Attraverso le storie di rapporti rifiutati o ritrovati, si rintraccia la propria continuità nel tempo.
4. Le cose che cambiano: Nel continuo movimento della vita ciascuno segue la sua strada, diversa da quella degli altri. Eppure in queste storie differenti ritroviamo lo stesso sentimento antico dell’amore, lo stesso bisogno di riconoscimento.

 

 

Esplorare il mondo dei sentimenti e delle emozioni non è un’operazione usuale in un carcere maschile, si preferisce lasciarlo in ombra, sia per mancanza di strumenti di conoscenza di sé sia per condizionamenti culturali. Ma quando si acconsente ad entrare direttamente in quella materia delicata e complessa che rende ogni esistenza umana unica e irripetibile e che non sempre l’apparenza lascia percepire, si scoprono frammenti di verità, perché la vita di una persona non sta tutta dentro le azioni che compie e ha bisogno di linguaggi appropriati per essere espressa e indagata; uno di questi è la narrazione.


Il mondo non è umano perché è fatto da esseri umani, e non diventa umano solo perché la voce umana risuona in esso,
ma solo quando è diventato oggetto di discorso, di dialogo. (H. Arendt)

In che consiste l’essere “umani” e quando si diventa “disumani”? Cosa guida il nostro esercizio di umanità? E cosa spinge a commettere il “male” pur riconoscendolo come tale?
I racconti inseriti in questa sezione trattano di cadute  e nuovi inizi, si inoltrano nelle zone oscure dell’animo umano e attraversano territori segnati dalla speranza. Un esercizio di conoscenza e umanità, appunto, attraverso l’uso della scrittura, che cerca di dipanare quel groviglio di bene e male di cui è fatta la vita.

I racconti sono tratti da:
L’umano e il suo rovescio. Racconti dal carcere, (a cura di L. Scarcia), Sinnos Ed., Roma 2009

 

Spesso nel momento in cui ci si trova davanti a un bivio, lo spazio della scelta, già ridotto per il fatto di nascere in una situazione-limite, può essere annullato del tutto e ci si trova in una situazione cambiata senza averlo voluto. Ma può un attimo cambiare la vita oppure questo è l’approdo di un processo di cambiamento già in atto, di cui non si è presa coscienza?
Scrivere dei bivi e dei momenti che hanno cambiato la vita è un esercizio di espansione dello strumento della consapevolezza: dare una trama a quell’insieme di fatti e situazioni che hanno caratterizzato una determinata situazione, e su questo ritornare e dargli un significato, ecco quello che si trova nei racconti qui inseriti. Racconti che non sono tutti autobiografici, ma che all'esperienza di vita dei loro autori comunque si ispirano, attribuendo un senso a ciò che potrebbe restare in ombra.
(I racconti sono tratti da: Attimi che cambiano la vita, (a cura di L. Scarcia), Sinnos, Roma, 2008)

 

 

 

Il tema del viaggio si presta a ricordare che la vita è mutamento continuo e che anche nelle situazioni più “chiuse” vale la pena di cercare un altro punto di vista dal quale guardare alla realtà. Metafora della vita – dei suoi limiti di inizio e di fine, della sua aspirazione a superare quei limiti –, il viaggio è un serbatoio di simboli cui attingere per dare espressione alla volontà di continuare a cercare il senso della propria vita, anche quando questa è “ristretta” tra le mura di un carcere.

 


Semplice e schietto nella ricostruzione di fatti e situazioni, questo racconto autobiografico ci restituisce la storia di un immigrato nigeriano approdato in carcere. Una storia di disperazione e speranza, di un uomo spinto dalla necessità. Una storia come tante, di un uomo come tanti. Una storia in cui si ripete un copione che conosciamo già, che fa pensare alla “banalità del male”. Ma che proprio per questo vale la pena di rileggere tutte le volte che viene riscritto, per non dimenticare la disumanità del mondo in cui viviamo.

 

I 3 racconti che seguono si ispirano al tema dell'attesa, tema di elezione per un luogo come il carcere, dove gli avvenimenti si susseguono monotoni nella routine quotidiana: momenti di un tempo piccolo ma interminabile, che corre veloce senza lasciare traccia nella memoria, a meno che non si decida di usarlo per giocare davvero la partita della vita, riflettendo sulle regole del gioco.

 

Originari o scelti o incontrati per caso, i luoghi aiutano a capirci e definirci. In virtù della loro concretezza e fisicità, impongono alla memoria lo sforzo di ancorare il ricordo, quello che è restato di un pezzo di vita, all’oggettività del luogo reale. I luoghi hanno un’anima, una loro interiorità, che viene restituita da chi ricorda. Ma attraverso i luoghi e i loro cambiamenti si possono cogliere i segni dei tempi e le ragioni e gli effetti dei nostri cambiamenti.

 

Italo Calvino ne Le città invisibili ci suggerisce un metodo: guardare oltre i limiti dei dati tangibili, per scoprire realtà e verità che solo chi vuol vedere può cogliere. Poiché come Despina, città di confine tra due deserti (il mare e il deserto), si presenta differente al cammelliere o al marinaio, così i luoghi variano a seconda di ciò che vi si cerca: “tutto l’immaginabile può anche essere sognato ma anche il sogno più inatteso è un rebus che nasconde un desiderio, oppure il suo rovescio, una paura”.
I racconti che seguono rivelano mondi reali e universi interiori con le loro verità umane che trascendono i limiti del tempo e dello spazio.

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61.481 detenuti
il 7/2/2014


Osservatorio sulla contenzione
a cura di Grazia Serra

  
   

   
    a cura di Francesco Gentiloni

" Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri"
Voltaire

 


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