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Il giudice ed io

Non è usuale che chi sta scontando una pena per aver violato la Legge discuta di teoria del Diritto e di Giustizia. Eppure, se si crea l’occasione per farlo e gli interlocutori sono persone attente e aperte, accade che si varchino delle frontiere tra mondi considerati “naturalmente” contrapposti e nemici.


Il  Magistrato di sorveglianza, il dott. Della Ratta Rinaldi, ha accettato l’invito di tenere una lezione nel Laboratorio di scrittura di Rebibbia N.C.  (che quest’anno tratta il tema Umano/Disumano) rispondendo al seguente quesito: Rispetto della norma collettiva e coscienza etica non sempre nella Storia e nella società reale coincidono. La Giustizia è un sistema di regole o la ricerca del bene?
Per sintetizzare con una parola il significato di questo incontro mi viene in mente il termine ‘addomesticamento’, nel senso dato da Saint-Éxupéry ne Il piccolo principe, cioè ‘portare dentro la domus’ ciò che è diverso, per scoprire che esistono ideali e forme di pensiero che trattano bisogni e aspirazioni comuni a tutti gli esseri umani.
In carcere, ma anche nel sentire comune, Diritto e Giustizia vengono identificati in un insieme di articoli e norme astratti perché generali, quindi lontani dalla realtà delle esperienze umane e dai concreti problemi delle singole persone, e per questo spesso anche “disumani”.  Invece sentir parlare un Magistrato del patrimonio di pensiero e riflessione che c’è dietro le attuali codificazioni della Legge è servito a scalfire luoghi comuni e diffidenze.
Tra i contenuti teorici e le riflessioni portati con grande sapienza ed efficacia comunicativa da Della Ratta Rinaldi mi soffermo sull’affermazione che “conforme al Diritto non significa Giusto”, in quanto l’idea di Giustizia è una meta verso cui tendere, ma sarebbe pericoloso, come la storia ha dimostrato, pretendere che la norma sia la traduzione della Verità (quale verità?). Tale pretesa ha il carattere del sovrumano, mentre il Diritto, essendo scritto dagli uomini, è per ciò stesso limitato, ma nella sua ricerca di un equilibrio tra certezza della norma e complessità della realtà umana è anche perfettibile. Ed è in questa tensione, insieme alla consapevolezza del limite, che consiste l’ “umanità” del Diritto.
Il concetto di pena attiene anche alla sfera dell’etica, presuppone un’idea di Bene, di Giusto, ma sarebbe sbagliato dire che il carcere, una delle forme in cui si concretizza la pena, è giusto, essendo esso, più semplicemente, necessario.  Ma il necessario può diventare non più necessario, ed è a questa idea che si ispira la Riforma Penitenziaria, a sua volta coerente con il principio della rieducazione previsto dall’art. 27 della nostra Costituzione.
Luciana Scarcia


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il 7/2/2014


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Voltaire

 


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