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Libertà e legami
Libertà e legami
Mr. Mag
Cos’è la libertà? E, domanda forse più importante, quando un uomo può definirsi veramente libero?
Forse è dalla notte dei tempi che in molti cercano di dare una risposta a queste domande. In varie epoche della nostra storia rivoluzioni più o meno cruente si sono spese nel suo nome, alcune si stanno sviluppando anche in questo momento. Ma a dire il vero in condizioni di vita apparentemente normali, più o meno come quelle in cui ho vissuto per molto tempo, cioè prive d’impellenti ed evidenti costrizioni morali e sociali, sono domande che non sentiamo veramente nostre e che per lo più  interessano solo una ristretta élite di persone. Io stesso non più di un paio d’anni fa avrei giudicato il pormi queste due domande uno stravagante esercizio del pensare, privo di motivazioni e forse anche inutile, ma cinque minuti possono cambiare tutto, e oggi quello che davo per scontato non lo è più.
Di tempo qui dentro per pensare ne ho da vendere, i primi tempi ti ci devi anche abituare un po’, è troppo: le giornate, circondati da tutto questo cemento e ferro, sembrano fatte di mille ore, non sai come riempirle. I ritmi frenetici della vita “libera” a cui eri abituato non ci sono più, c’è soltanto del tempo vuoto, in apparenza inutile, con cui confrontarti. Un poco alla volta reagisci alla costrizione fisica, all’impossibilità di determinare come vorresti lo scorrere delle tue giornate, un passo alla volta vai incontro ai tuoi limiti, alle tue fragilità, ti guardi con occhi diversi, cerchi di trovare un senso per cui valga la pena vivere anche questo tempo lontano dal mondo che consideravi normale. Scopri così anche quello che non t’aspetti: una parte di te, malgrado quello che ti circonda e tutto quello che ti manca al punto da star male, nella sua voglia di reagire continua a sentirsi libera. Non riesci nemmeno a definirla nei contorni, ma sai che c’è, la senti affermare la sua presenza ogni volta che ti perdi nel verde degli occhi di tua moglie, ogni volta che tuo figlio ti chiede di giocare a palla, e nelle parole di tuo padre che nonostante il suo smarrimento per il posto in cui l’hai costretto ad entrare riesce a spiegarti che anche questa è vita e va vissuta con impegno. In questi momenti la tua libertà trae forse la sua ragione d’essere. E’ una sensazione che dura un istante, ma è così intensa da spingerti a guardarti indietro per cercare di capire come sia possibile che in quell’istante sbarre e muri per te non esistano più.
Cos’è che mi fa sentire ancora libero, chiuso tra quattro muri? Per definizione la libertà è una condizione che permette a un individuo di agire senza impedimenti, ovvero di scegliere se agire o non agire, senza che in alcuno dei due casi debba subire costrizioni fisiche. Quindi, sulla base di questa definizione, potrei dire con certezza che non sono libero, eppure questa definizione di libertà non rispecchia esattamente il reale stato del mio sentire. Forse la libertà è una condizione più complessa, strati che succedono uno all’altro, che condizionati da vincoli ambientali e morali possono determinare il nostro sentirsi liberi. Ma gli strati più profondi forse sono immuni da tutto questo, forse la vera libertà non sta nell’autodeterminazione fisica ma in quella del pensiero, dei sentimenti.
Fuori di qui ero veramente libero? Non direi! Almeno otto ore al giorno di un lavoro sicuramente dalla buona immagine e remunerazione, però carico di molti condizionamenti sociali più o meno positivi, mi tenevano impegnato almeno sei giorni la settimana. In più, in questa città dove si fa la fila per tutto, passavo almeno un paio d’ore chiuso in una scatola di lamiera su quattro ruote; piccole cose senza dubbio, ma messe insieme non erano forse i singoli mattoni di un muro che m’impediva di vivere liberamente il mio tempo, e il mio mondo? I muri non devono esser fatti necessariamente di cemento e ferro per limitare la libertà di un individuo, anzi quelli invisibili sono proprio quelli più difficili da affrontare. Basterebbe pensare a quelli razziali, culturali, religiosi, che hanno da sempre accompagnato il cammino dell’uomo, ancor oggi quante problematiche e quanto dolore provocano nel mondo.
Ma anche in quel momento di vita normale, magari chiuso in macchina, in fila per andare a un lavoro che chissà perché quel giorno sembrava voler assorbire ogni mia energia, un filo d’aria sul viso o una canzone che non sentivo da tanto tempo mi riportavano a sentire che dentro di me c’era la presenza di una libertà più grande che non veniva nemmeno sfiorata dalle problematiche del mondo. Una sensazione così piacevole, che a volte mi faceva allentare il nodo della cravatta e mi faceva fare un sorriso, aiutandomi ad andare avanti un po’ più leggero, la stessa sensazione che sento anche oggi.
Col tempo ho scoperto la natura di questa sensazione, in nessun momento della mia vita, anche in quelli in cui mi sembrava impossibile andare avanti, ho mai sentito d’esser solo ad affrontare gli sviluppi che la vita mi chiedeva d’affrontare. C’è sempre stata una rete costituita dai legami che nella vita mi avevano visto protagonista. Rete che m’impediva di cadere ogni volta che inciampavo in un ostacolo imprevisto, e che rendeva più sicuro il mio procedere in equilibrio sul filo del mio tempo.
Io certamente non sono un’eccezione, la gran parte degli uomini e delle donne  sente dentro di sé bisogni emotivi molto forti, impossibili da ignorare, e cerca di colmarli utilizzando gran parte delle proprie risorse, costruendo delle relazioni amorose. Quando questo bisogno di legami viene risolto rivolgiamo la nostra attenzione al mondo esterno, e lo facciamo con quello che gli scienziati chiamano “paradosso della dipendenza”: quanto più dipendiamo da un’altra persona, tanto più ci rendiamo indipendenti e creativi verso il resto del mondo. La dipendenza dai legami non è una scelta (giusta o sbagliata) ma un fatto. Studi recenti hanno scoperto che con l’oggetto del nostro amore formiamo un’unità fisiologica capace di determinare molte delle nostre funzioni organiche. Nella vita  costruiamo una rete di legami più o meno grandi, fatti d’amore, ma anche d’amicizia, e rispetto, in risposta al nostro bisogno interiore. Questa rete è il prodotto di libere scelte, che non sono solamente nostre, sono ponti su un’estensione della nostra sfera individuale, un comune sentire, che ci rende parte di un disegno più grande, dove l’intero è maggiore della somma delle sue singole parti, e non importa se non riusciamo a distinguerne i contorni. Sono proprio questi legami che qui dentro, in un colloquio, in una lettera, con forza riportano alla luce il nucleo della tua libertà, che ti rendono migliore, più forte perché ti fanno sentire che sei ancora parte del mondo.
E’ come in chimica quando due atomi tendono a mettere in comune i loro strati più esterni d’elettroni, in quello che viene definito legame. Entrambi acquistano in quest’unione stabilità energetica, e diventano più forti. In natura tutti gli elementi traggono vantaggio dalla formazione di un legame chimico, e anche l’uomo non sfugge a questa regola. Qui, fisicamente costretto da un muro, mi espando verso il mondo usando forme di libertà che altrimenti non avrei mai preso in  considerazione dandole per scontate. Possibili solo grazie ai legami che ho costruito in passato, che sto ancora costruendo anche in questo istante e che non ho mai smesso di ricercare, e che mi determinano come individuo. Un giorno dopo l’altro mi rendo conto che sono la forza che mi ha sostenuto quando il peso dell’isolamento sembrava troppo grande per poterlo sopportare. L’amore, il pensiero, i sogni non hanno confini né limitazioni se non quelli che solamente noi possiamo imporgli.
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il 7/2/2014


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