Quando hanno aperto la cella - Laboratorio di lettura e scrittura di Rebibbia |
Mr. Mag
- Laboratorio di lettura e scrittura di Rebibbia - 2011
Corpi senza vita, adagiati su freddi tavoli d’obitorio, ultima tappa di un percorso anomalo, insopportabile, descritto dalle ferite, dalle macchie di sangue rappreso, rimaste su questi corpi. Testimonianze fisiche delle conseguenze di un cortocircuito scandaloso tra cosa si deve fare e cosa non si deve fare per applicare le norme di un paese civile, funzioni ineludibili venute drammaticamente meno nelle storie raccontate in questo libro da Luigi Manconi e Valentina Calderone.
Contesti cosiddetti “protetti” dove l’intangibilità fisica di un cittadino, non importa se colpevole o innocente, dovrebbe essere la norma e che invece si trasformano in veri e propri strumenti di coercizione e annientamento fisico. Luoghi dove lo sguardo della società arriva raramente, luoghi dove le istituzioni che li governano, chiamate a rispondere del proprio operato, alzano abilmente una cortina colpevole di omertà, mai scalfita da un sistema d’informazione tradizionale, troppo miope per andare oltre all’apparenza dei fatti. Luoghi dove, come testimoniano le vite spezzate, raccontate tra le pagine di questo libro, qualcuno ha deciso con tenacia di non levare il proprio sguardo alla ricerca del perché di una morte senza senso. Nuovi mezzi di informazione messi al servizio dei familiari delle vittime, in particolare di donne: madri, mogli, sorelle, alla ricerca della verità che potesse spiegare ciò che era realmente accaduto, delineando con certezza i colpevoli di questi atti illegali. Donne trasformate in tramiti tra le vittime e lo sguardo pubblico, per dare voce alle storie drammatiche che le hanno investite.
Storie troppo sporche per non venir raccontate, storie che come pugni allo stomaco ci toglieranno il fiato, e una pagina dopo l’altra, messi alle corde c’impediranno di far finta che non siano mai accadute, che non ci riguardino. Perché quando un uomo muore per gli effetti di un carcere, di una caserma o di un ospedale psichiatrico, una piccola parte della nostra stessa vita normale cessa di esistere.
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