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Narrare in carcere. Attimi che cambiano la vita
 a cura di L. Scarcia
Sinnos Editrice, Roma, 2008

Il volume raccoglie i prodotti del Laboratorio di lettura e scrittura, svoltosi  nel carcere di Rebibbia N.C. dall'ottobre 2007 al luglio 2008 e si articola in 2 parti. La prima contiene i racconti scritti dai detenuti che lo hanno frequentato; la seconda illustra il tipo di lavoro fatto sulla scrittura da più punti di vista.
              
Tutto cambia continuamente, spesso in modo imprevedibile per effetto di eventi inattesi che ci colgono impreparati e ci rivelano quanto la vita sia instabile. Ma è proprio vero che ci si trova in situazioni tanto inaspettate che non si può far altro che “subire”? In che rapporto sono il caso e la responsabilità? Come si intrecciano scelta e casualità, condizionamento e cambiamento? Scrivere dei bivi e dei momenti che hanno cambiato la vita è un esercizio di espansione dello strumento della consapevolezza: dare all'esperienza una trama, far diventare 'esperienza' l'insieme di fatti e situazioni che hanno caratterizzato una determinata situazione, e su di essi ritornare e attribuire loro un significato, questo è ciò che si trova nei racconti di  Attimi che cambiano la vita, racconti in parte autobiografici, in parte di invenzione, ma comunque ispirati alle storie di vita dei loro autori. Ma, oltre a essere il frutto di un processo individuale di ideazione, immaginazione e pensiero, questi racconti contengono anche i riflessi di un percorso collettivo di ricerca, riflessione e confronto; costituiscono perciò anche una tappa di un processo che non può esaurirsi nell'atto di scrittura e non può interrompersi, pena la rinuncia alla ricerca e difesa della propria dignità.
I racconti che si scrivono in carcere hanno una loro specificità, che va oltre il contenuto e che consiste in un misto di dramma, nostalgia, talvolta ironia: uno stile “dolente” ma anche fresco, caratterizzato da una consumata assuefazione al dolore e alla durezza della vita, ma anche dall'ingenuità con cui il neofita si apre fiducioso alla narrazione. Se si potesse parlare di “genere carcerario” i suoi caratteri consisterebbero in un insieme di testimonianza amara della vita e sperimentazione fiduciosa di apertura, di esercizio della memoria e proiezione nel futuro, di espressione creativa e strumento di autoformazione.

(Il volume è reperibile c/o l’Assoc. “A Roma Insieme”, tel . 06 68136052, Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. )

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Numero dei detenuti presenti su 43084

61.481 detenuti
il 7/2/2014


Osservatorio sulla contenzione
a cura di Grazia Serra

  
   

   
    a cura di Francesco Gentiloni

" Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri"
Voltaire

 


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