Ad Altamura il primo suicidio del 2010
ILARIA S ESANA I n carcere si continua a morire. Nemmeno il tempo di voltare pagina che bisogna registrare il nome della prima vittima del 2010, quello di Pierpaolo Ciullo, 39 anni, che sabato due gennaio si è tolto la vita nella sua cella all’interno del carcere di Altamura (Bari). L’uomo, detenuto per reati di droga, si sarebbe ucciso asfissiandosi con il gas. Il giovane è stato rinvenuto, ormai senza vita, ai piedi del letto nella sua cella. Vicino al corpo un fornello da campeggio, alimentato da una bombola di gas, di quelli normalmente in dotazione ai detenuti. A nulla sono serviti i soccorsi del personale della casa circondariale. «L’ipotesi del suicidio non è stata ancora confermata ufficialmente, ma sembrerebbe al momento la più probabile», ha fatto sapere l’Osservatorio permanente sulle morti in carcere che per primo ha diffuso la notizia. Pierpaolo Ciullo, nato ad Acquarica del Capo (Lecce) era arrivato da poco nel penitenziario di Altamura: aveva infatti chiesto il trasferimento dalla casa circondariale di Lecce perchè aveva un rapporto difficile con gli altri detenuti e per lui la situazione era diventata insostenibile. Nel piccolo carcere di Altamura (dove a fronte di 52 posti 'regolamentari' i detenuti presenti sono 90) erano anni che non si verificava un suicidio. Una morte tragica che arriva all’indomani di un anno caratterizzato dall’emergenza carcere a tutti i livelli: sovraffollamento da record, 175 decessi dietro le sbarre, 72 suicidi (contando anche quello di un trans all’interno del Cie di Milano, ndr ) e atti di autolesionismo. «Sovraffollamento significa caduta verticale di tutti gli standard di vivibilità - commenta Luigi Manconi, già sottosegretario alla Giustizia e presidente dell’associazione 'A buon diritto'- . Oggi in alcune carceri i detenuti possono parlare con lo psicologo non più di 10 minuti al mese. La possibilità di prevenire un suicidio, soprattutto tra i nuovi giunti, viene azzerata». La situazione resta difficile anche per la polizia penitenziaria: «Con organici fermi al 1992 non si è più in grado di prevenire alcunché», commenta Leo Beneduci, segretario generale dell’Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria (Osapp). «Il corpo è stanco di essere oggetto di illazioni per ogni morte che il carcere genera in maniera quasi endemica». Per questo motivo il sindacato chiede al Governo e al ministro Alfano di fare chiarezza sui progetti in cantiere per risolvere l’emergenza sovraffollamento. In caso contrario, gli agenti sono pronti allo sciopero bianco. L’Osapp inoltre contesta gli ultimi dai dell’amministrazione penitenziaria sul sovraffollamento: alla 'conta' di lunedì 3 gennaio i detenuti presenti erano 63.945. «Al 31 dicembre 2009 erano quasi 66mila - contesta Beneduci - 1.500 detenuti in meno sono tanti». Secondo il Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria invece, i detenuti presenti al 4 gennaio erano 64.810. U- na differenza che viene spiegata dal Dap con i permessi durante le festività natalizie concessi ai detenuti meritevoli che, dunque, torneranno presto in cella: nelle carceri italiane, conclude il Dap, ci sono 64.406 detenuti, di cui circa il 37% sono stranieri. Avvenire 5 gennaio 2009 |
- Pubblichiamo il racconto di Antonio Argentieri, apparso sul sito www.terramara.it, in cui denuncia un pestaggio subito da alcuni agenti del carcere di Arezzo nel 2004
- Pubblichiamo una serie di lettere inviate da detenuti a Radio carcere, trasmissione settimanale a cura di Riccardo Arena, su Radio Radicale
- Michela e le altre
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