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Slegami. Osservatorio sulla contenzione


Salve. Scrivo la mia storia anche se è ben poca cosa in confronto a quanto successo al Signor Francesco Mastrogiovanni
solo per sfogarmi e dire che comprendo appieno l'appello.
Nel 2009 (premetto che ero già seguita dal servizio di igiene mentale) dopo una lite con mio fratello mi sono presentata in un ospedale al pronto soccorso per accertamenti sul mio stato di ansia. La dottoressa del pronto soccorso mi disse che dovevo essere trasportata all'ospedale della mia città, dove avrebbero avuto le attrezzature più idonee per fare accertamenti al reparto di cardiologia .

Disse proprio così al reparto di cardiologia. Mi fecero nel frattempo flebo di acqua e glucosio. Poi mi caricarono sull'ambulanza. All'arrivo nell'ospedale della mia città, poco distante, invece di portarmi in cardiologia gli infermieri mi portarono nel reparto di diagnosi e cura senza che nessuno me ne informasse prima e mi dissero del t.s.o. (trattamento sanitario obbligatorio) che la dottoressa aveva deciso di farmi, mostrandomi i documenti. Venni a sapere quindi la verità solo dopo che le porte del reparto di diagnosi e cura si furono chiuse dietro le mie spalle. I miei genitori dovettero rimanere fuori dal reparto. Gli infermieri mi fecero vedere i documenti e senza troppe premure, per non dire a forza, mi fecero, tenendomi in tre, una prima iniezione. Io svenni. Non sono mai riuscita a capire se la procedura adottata nel mio caso dalla dottoressa fosse corretta. A me pare di no dato che è diritto del "malato", che dovrebbe essere ritenuto in primis un essere umano, essere al corrente delle cure che gli varranno effettuate da parte di chi lo prende in "cura".
Anche nel reparto in cui fui obbligata a stare per tutto il tempo del t.s.o. ricordo si usava legare i pazienti. Ricordo specialmente una donna con ritardi mentali e problemi motori che veniva legata al letto. Quando mi fu assegnata la stanza insieme a lei durante il ricovero non accettai di rimanere in stanza per non dover essere testimone di qualcosa che io reputo a tutti gli effetti una tortura.
Per non parlare dei modi a dir poco irrispettosi e violenti degli infermieri.
Non credo che il sistema per alleviare una sofferenza, ammesso che ci sia, possa essere quello di forzare a "curarsi", obbiettivo del t.s.o., e non penso che chi soffre possa trovare sollievo nell'essere imprigionato, rinchiuso, "curato" attraverso iniezioni perpetuate con la forza. Per non parlare della mancata informazione al malato.
Questo bisogna saperlo è invece quello che accade durante i t.s.o.
O almeno così è accaduto a me.
Avendolo provato, sono contraria al t.s.o., ai metodi usati dagli infermieri che non vengono controllati da nessuno e che dovrebbero essere invece alla base di un portare in cura il malato.
Ci sarebbe altro da dire ma mi fermo qui forse ho già detto troppo. Grazie dell'ascolto.
Non so se questa mia testimonianza possa servire.
Cordialmente.

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il 7/2/2014


Osservatorio sulla contenzione
a cura di Grazia Serra

  
   

   
    a cura di Francesco Gentiloni

" Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri"
Voltaire

 


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