Aspettando Leda |
Antonella Barone
"Viviamo in un periodo in cui parole come solidarietà , condivisione,uguaglianza sembrano essere per pochi:forte è la tendenza a chiudersi nella difesa delle proprie scarse e precarie certezze e dei privilegi, per chi ne ha. L'egoismo, dunque, da difetto morale individuale rischia di diventare il tratto distintivo della società ...".
Così Leda Colombini introduce la raccolta di racconti dal carcere "Malgrado tutto", a cura di Luciana Scarcia e Tristan Scmidt, frutto del laboratorio di scrittura promosso dall'associazione di volontariato "A Roma, insieme",dalla Colombinii fondata nel 1991.
Lunedì  stavamo aspettando Leda nella biblioteca della casa circondariale di Rebibbia  per la presentazione del libro, quando ci è arrivata la notizia del suo ricovero e della gravità delle sue condizioni. Forse, se lei fosse stata presente,la presentazione sarebbe stata  un po' diversa da quelle delle edizioni passate, con molti più "se" e "ma" sul senso di continuare in un momento tragico del sistema penitenziario, attività come il laboratorio di scrittura, seguite da piccoli numeri (14 detenuti - autori), difficili da promuovere all'esterno, addirittura considerate privilegi da cittadini che non ne vedono la "concreta"utilità .Qualcuno di noi,operatori veterani di galera ,arriva all'estremo masochismo di chiedersi se sia giusto continuare a sostenere quelle attività che continuano disperatamente a tenere ancorato il carcere alla legalità , oppure se sia meglio lasciare la presa e far emergere del carcere  solo l'aspetto peggiore,di deposito illegale di rifiuti umani.
Mentre aspettavamo Leda, tra noi ci confessavamo tormenti, sensi di colpa, ipotesi d'impegni alternativi...Ma, quando una persona se ne va, succede anche che al dolore per la sua morte si mescoli quella specie di egoismo che porta a cercare in lei un significato che ci aiuti ad affrontare i misteri della vita.
Con Leda è stato facile perché è bastato pensare al suo passato di bracciante poco più che bambina, all'attività di assistenza ai partigiani appena quattordicenne, alla sua abitudine alla lotta, non persa neanche dopo i suoi mandati parlamentari,intatta per passione, rigore e ostinazione nella lunga battaglia contro la carcerazione dei figli assieme alle madri detenute, anche in questo caso piccoli numeri, settanta creature in media,così facili da ignorare di fronte ai grandi numeri delle nuove emergenze.
E' così che (mi assumo la responsabilità di estendere le mie riflessioni agli altri) abbiamo sentito i nostri dubbi persino ridicoli,ci siamo chiesti se anche noi (persino noi!)non fossimo già condizionati dal pragmatismo che si sta affermando fuori, come se la catastrofe da temere non sia solo quella economica e non anche  il dilagare,con  la povertà , della miseria e che l'egoismo diventi" il tratto distintivo della società ".
Così torno a credere, con ritrovata forza e leggerezza, nell'importanza, ora più che mai, della difesa dei  diritti dei numeri piccoli e piccolissimi, delle iniziative "gratuite", delle battaglie impopolari, delle sfide culturali. Grazie a Leda e ad altri come lei,tutto questo in carcere continua ad esserci e il carcere, almeno il carcere, resta un luogo non di sola sofferenza ma anche di qualche speranza.
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