Ricordiamo Ancora la Sana e Robusta “Costituzione”
Marga Esposito
E’ il 7giugno, h. 19.00 c.a. Si entra attraverso un cancello di ferro, poi si accede in un cortile con qualche aiuola e con un gatto sonnacchioso… ancora poi in un atrio e poi un uno spazio scoperto, grande ma circoscritto da mura, dove, su sedie in plastica attende un pubblico vario, fremente, curioso; in fondo un palco con le scenografie che lo oltrepassano, costituite da strumenti della pena di morte. Lo spettacolo intitolato “Liberi dentro: di sana e robusta Costituzione” è quello del regista e musicista Francesco De Cicco, responsabile del laboratorio teatrale attivo all’interno della terza casa circondariale Rebibbia. Anche curatore del copione, lavora con i ragazzi tossicodipendenti investendo ogni volta energie, professionalità, creatività, umanità, speranza. Perché ogni volta? Non solo per l’allestimento di ogni spettacolo ma perché i detenuti qui sono di passaggio, di volta in volta trasferiti o dimessi; i componenti della Compagnia (quindi non stabile) si avvicendano a seconda delle entrate e defezioni. In poco tempo bisogna ricreare sincronie, codici deontologici, coordinazione, spirito di squadra; occorrono ogni volta iniezioni concentrate di fiducia, lavoro instancabile, impegno tenace. Si pensi che gli operatori e gli stessi attori hanno voluto e dovuto smontare e in poche ore riallestire -senza demordere- il palco, a causa delle intemperie metereologi che cittadine. La piece è un’ironica carrellata, per lo più dialettale, sull’interpretazione delle Libertà sociali, statali, interiori, esistenziali; è una finestra sul mondo, le sue disgrazie, i suoi temi più scottanti: la Democrazia, la Guerra, la Pena di Morte; è uno spaccato sostenuto, accompagnato e intercalato da cult e miti della musica rock anni ’70 -dai Pink Floyd ai Nomadi alla Premiata Forneria a Joan Baez- e oltre con il rap: pezzi romantici, trascinanti, interpretati in modo mirabile dalla Band al pari di professionisti. Tra monologhi, pezzi corali, alternati, musiche, testi … i detenuti (accompagnati anche da quattro esterni tra cui un’assistente volontaria e un’aspirante attrice) si sono rivelati dei talenti insospettati, riconosciuti ed acclamati non solo dal pubblico -mostratosi entusiasta e calorosamente coinvolto- ma anche dalle figure istituzionali chiamate ad intervenire a fine spettacolo: il Garante dei diritti dei detenuti, il Magistrato di sorveglianza - colpito al punto di far non irrilevanti promesse. L’epilogo è stato emozionante secondo un fuori-programma esilarante, esploso in musica e danza liberatori tra “teatranti” e pubblico, momenti di leggerezza che non fanno trascurare accenni alla “incostituzionalità” delle condizioni carcerarie generali in Italia, per il sovraffollamento e… altro. Alla fine il messaggio passa -anzi oltrepassa- chiaro, immediato e mirato fino alle sensibilità più complesse: sono tali esperienze e conseguenti emozioni che danno un Senso alla Pena, proprio quando i cittadini reclusi (grazie ad una tappa raggiunta, ad un risultato, un riconoscimento ottenuto) toccano una pur circoscritta ma compiuta realizzazione di loro stessi, acquistano autostima, accolgono e sono accolti; tutto ciò si traduce nella Speranza, nella “relazione”, la Vita.
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- Pubblichiamo una serie di lettere inviate da detenuti a Radio carcere, trasmissione settimanale a cura di Riccardo Arena, su Radio Radicale
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