Fulvia risponde |
di Fulvio Abbate
Cara Fulvia, ti scrivo perchè sono molto confuso. Da un pò di tempo mi succede di pensare spesso ad una persona che frequenta la scuola con me. All’inizio non ho dato troppo peso alla cosa, credendo che si trattasse soltanto di una simpatia dovuta al fatto che abbiamo tanti gusti in comune. Ma poi ho scoperto che ogni mattina andavo a scuola con la speranza di incontrarla. Avrai capito che questa persona è un uomo ed io adesso sono confuso perchè penso a lui come se fosse una ragazza. Non mi era mai successo prima, non ho mai avuto tendenze omosessuali. Qualche giorno fa lui mi ha dato una lettera dove mi fa capire quello che prova per me. Questa cosa sul momento mi ha spaventato al punto che non sono andato a scuola per qualche giorno, ma sono stato male perchè continuavo a pensarci. Quando uno si rende conto di quello che prova è sempre troppo tardi per fuggire. Mi sono detto che è colpa del carcere, dei tanti anni senza una carezza, un abbraccio. Adesso non so che fare: da una parte non riesco a smettere di pensare a lui dall’altra sono sconvolto per questo mio cambiamento. Marco Caro Marco, le tue paure sono umane, sono perfino legittime, ma discendono da un pregiudizio - che c’è in ciascuno di noi - non deve esistere. Nel senso che l’amore, il desiderio, la voglia di ritrovarsi con qualcuno non è giusto che conosca e accetti confini. E questo te lo dico al di là dell’opinione che si possa avere nei confronti della cosiddetta omosessualità che, come sai, non è una malattia. E dunque non avere paura del tuo sentire, dei tuoi bisogni, non temere di condividere il tuo mondo, le tue emozioni, il tuo tempo. I sensi di colpa, aggiungo, non aiutano a vivere, condannano anzi alla nevrosi, un male che non ci spetta e che non meritiamo. Credimi, prova. Fulvia |
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