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Arrivano i barbari
Roberto Escobar
Come sempre accade, abbiamo fondato la nostra sicurezza e il nostro ordine nella paura, nella sua trasformazione e strutturazione, cercando di ricondurla a una qualche misura, cercando di farne il punto d’appoggio di un qualche senso. Il nostro mondo, anzi proprio la nostra domus è stata così con-fermata e mantenuta, garantita e fondata mediante la contrap-posizione all’insensatezza dell’Altro, al suo disordine.

Ma certo si è trattato per molti anni di una contrapposizione incerta, inadeguata. Se lo specchio dell’Impero (sovietico) del Male era capace di restituirci un’immagine convincente di noi, i barbari brulicanti non lo sono stati, né lo sono. La loro debolezza era ed è troppo evidente, così come la loro povertà. Insomma, quel che ci serviva era un nuovo Grande Nemico. Per la verità, già lo si intravedeva, e proprio in quei barbari, per gran parte provenienti dalle coste meridionali del Mediterraneo e dai Paesi di cultura islamica. Poi, proprio all’inizio del millennio, c’è stata una svolta decisiva, una svolta tragica, come tragico fu l’attentato alle Torri gemelle.
Di colpo, dopo l’11 settembre 2001 il nostro mondo ha ri-trovato un nuovo, antico specchio. Di colpo, istituzioni e centri di potere hanno ritrovato nuovi, antichi slogan. Alla fine, abbiamo ritrovato un nuovo, antico Grande Nemico: l’Islam. E come accade per ogni Grande Nemico, nessuna distinzione facciamo fra individui e individui, gruppi e gruppi, culture e culture. Tutto è ridotto a identità immodificabili, a radici incompatibili, a fedi violente e a dèi e anzi proprio a dii gelosi. Il mondo è ancora una volta diviso in due, anche se ora non più sul modello moderno delle ideologie e dei partiti ma su quello vecchio, anzi arcaico delle religioni e delle chiese. In ogni caso, la nostra paura promette di farsi di nuovo netta, e perciò densa di certezze e valori.
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il 7/2/2014


Osservatorio sulla contenzione
a cura di Grazia Serra

  
   

   
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Voltaire

 


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