Maria Cristina di Marzio era, nella primavera del 2000, direttrice della Casa Circondariale San Sebastiano di Sassari. Venne condannata a una pena carceraria breve per abuso di autorità nei confronti dei detenuti. Un abuso di autorità descritto dai detenuti coinvolti – principalmente giovani tossicodipendenti – come pestaggio brutale. L’estensore della sentenza di appello, il giudice Giovanni Antonio Tabasso, così scrisse: “Verità ostinatamente negata ma che una serie di gravi elementi conclama”. Maria Cristina Di Marzio è ritornata dai giudici nei mesi corsi per un altro troncone di processo riguardante sempre i fatti di Sassari. Nonostante inequivocabile fosse la verità processuale la direttrice ha nuovamente insistito, questa volta in qualità di testimone, sul fatto che quell’operazione da lei supervisionata fosse una normale maxi perquisizione dell'istituto. Ha comunque attribuito buona parte della responsabilità sul provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria, Giuseppe Della Vecchia, e del comandante di Polizia Penitenziaria, Ettore Tomassi. Oggi Maria Cristina Di Marzio è responsabile dell’Ufficio Trattamento Intramurale del Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria di Roma. Promoveatur - altro che - removeatur.