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La morte di Graziano

Federico (Rebibbia)

E’ con estremo rammarico che ho letto la notizia della scomparsa di Graziano Scialpi, morto di tumore il 17 ottobre.
Il mio rammarico è estremo non perché lo conoscessi personalmente ma perché conosco la sofferenza di una malattia che non finisce mai di finire, e il modo in cui viene affrontata in un carcere, nel mio caso sovraffollato e sotto organico (scrivo da Rebibbia).

Un tumore avanza lentamente e con le cure adeguate può rallentare fin quasi a fermarsi, ma la A.S.L. 16 è riuscita ad essere molto più lenta del tumore, in tutto: nel prendere atto dei suoi sintomi, nel diagnosticarli, nel curarlo, ricoverando Graziano in ospedale, d’urgenza stavolta… Non è riuscito a salvarsi perché era troppo tardi, come al solito; sembra terribile dire “come al solito” in una Repubblica democratica, illuminata da una Costituzione che mette la salute, la salute di tutti, tra i diritti fondamentali, da (e da far) rispettare. Diventa meno terribile se si pensa all’enorme complessità della Sanità in carcere, al farraginoso passaggio di competenze dalla Medicina Penitenziaria alle A.S.L. locali, passaggio inizio a novembre 2008 e non ancora completato, e che degli enormi vantaggi che doveva portare non ha rivelato nulla, se non detenuti morti in più; perché di questo stiamo parlando: l’essere detenuto comporta una maggiore percentuale di mortalità o di possibilità di contrarre malattie rispetto alla vita normale, e questo non viene menzionato da nessuno, tantomeno dalla sentenza che, per onestà, dovrebbe riportare la dicitura “Da questo momento la sua aspettativa di vita sarà molto variabile…”
Io non posso calarmi nel dolore della famiglia di Graziano, ma ho visto molti sconosciuti morire per negligenza o superficialità, ho visto ragazzi diventare sieropositivi per l’igiene approssimativa degli strumenti usati negli interventi di routine. Tutto quello che si può nascondere si nasconde: immigrati, barboni, tossicodipendenti senza famiglia, chi farà le denunce per quei morti?
La frase “Faremo tutti gli accertamenti per far luce sul caso e se verranno evidenziati comportamenti scorretti non esiteremo ad intervenire!” vuol dire tutto e niente; ho sentito la stessa frase per la morte di Stefano Cucchi…, con estremo rammarico.



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il 7/2/2014


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Voltaire

 


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