Il Dap e l'uso improprio del butano innocentievasioni.net Non si sa ancora se Pierpaolo Ciullo, il detenuto che ha inaugurato per il 2010 l'orribile contabilità delle morti in carcere, si sia suicidato oppure se la sua fine sia dovuta ad un incidente o a un overdose di butano. Probabilmente neanche l’autopsia, disposta dalla procura su richiesta dei familiari, lo chiarirà: le inchieste per morti da inalazione di gas sono spesso destinate all’archiviazione. Lo sniffo della “piccola neve”, così viene definito il butano in gergo carcerario, è una pratica ancora frequente tra i tossicodipendenti e non sempre è facile stabilire se la persona volesse evadere per un po’ di tempo o andarsene via per sempre.Nei giorni scorsi è stata chiesta l’archiviazione anche del caso di Manuel Eliantonio, morto a 22 anni, nel luglio 2008, nel carcere di Marassi. Il PM aveva aperto un fascicolo contro ignoti per istigazione al suicidio ma secondo gli inquirenti il giovane aveva aspirato butano nel tentativo di stordirsi in assenza di droga. Bombole e fornelletti creano questi ed altri problemi, come incendi e fughe di gas, ma non possono essere eliminati perché, come le sigarette e il televisore, sono oggetti preziosi per la tranquillità delle sezioni detentive: permettono di cucinare il cibo acquistato, di riscaldare quello servito (ad orari impossibili) dall’istituto, di farsi il caffè. Da qui vari tentativi dell’amministrazione di limitare i danni economici che potrebbero derivare da un loro “uso improprio”,considerato che oltre agli incidenti per così dire domestici, anche i suicidi iniziano a costare cari, quantomeno in termini di risarcimento di natura civilistica. E' ormai assodato che il suicidio di per sé non sia idoneo ad escludere qualsiasi ipotesi di responsabilità della Pubblica amministrazione, rientrante in quelle posizioni di garanzia che impongono determinati comportamenti, proprio al fine di evitare che eventuali omissioni possano provocare tragici eventi, come dimostra anche la recente condanna del Ministero della Pubblica istruzione da parte Tribunale di Catanzaro al risarcimento dei danni subiti dai familiari di una ragazza suicidatasi a scuola.. Ma anche l’esistenza di una responsabilità dell’amministrazione penitenziaria in ipotesi di suicidio di detenuti ha già trovato almeno due importanti conferme : la condanna del Ministero della giustizia, confermata nei giorni scorsi dalla Corte d’Appello di Bologna, al risarcimento di 100.000 euro per «danni morali ed esistenziali» alla madre di Georges Alain. Laid impiccatosi nel 1997 alla Dozza e la condanna a risarcire140 .000 euro i familiari di Miguel Bosco un giovane rom che sette anni fa si tolse la vita in carcere proprio con una bomboletta di gas (ilMinistero fa fatto ricorso alla Corte d’Appello, non ha però sospeso la sentenza di primo grado). L’amministrazione penitenziaria ha pensato di tornare sulla spinosa e annosa questione dei fornelletti – il cui uso potrebbe peraltro essere ridotto dalla creazione di cucine per un massimo di 200 detenuti, previste dal regolamento e mai realizzate -lo scorso settembre con una nota della Direzione generale beni e servizi indirizzata ai Provveditorati che invita le direzioni degli istituti penitenziari a far sottoscrivere al detenuto “ al momento dell’acquisto del fornelletto o/e della bomboletta” di un documento “ in cui questi si dichiari consapevole della pericolosità dell’uso improprio di questi dispositivi”. E tra gli usi impropri è previsto anche “l inalare il gas contenuto nella bomboletta”. Tale dichiarazione dovrebbe “ costituire uno strumento idoneo a ridurre o addirittura ad eliminare la responsabilità dell’Amministrazione “ nel caso di contenziosi per risarcimento dei danni avviati dai detenuti” A parte le perplessità sotto il profilo giuridico derivanti dall’efficacia di una dichiarazione sull’esonero di responsabilità merita qualche riflessione il tipo di risposta ancora una volta burocratica ad un problema drammatico e complesso. Dall’altra sembra che l’Amministrazione spesso ignori contenuti ed estensione delle proprie responsabilità. Eppure per ricordarselo basterebbe leggere le motivazioni delle sentenza firmata da Andrea Manlio Borrelli che in primo grado condannava il Ministero della giustizia al risarcimento per la morte di Miguel Bosco "Deve ritenersi che, in uno Stato di diritto, quanto maggiore è il potere attribuito all’istituzione di comprimere la libertà personale dell’individuo affidatogli, tanto maggiore è l’obbligo dell’istituzione di prendersi cura quantomeno del corpo della persona soggetta al potere stesso" |
- Pubblichiamo il racconto di Antonio Argentieri, apparso sul sito www.terramara.it, in cui denuncia un pestaggio subito da alcuni agenti del carcere di Arezzo nel 2004
- Pubblichiamo una serie di lettere inviate da detenuti a Radio carcere, trasmissione settimanale a cura di Riccardo Arena, su Radio Radicale
- Michela e le altre
- Nuove carceri senza personale
- Ergastolani: una protesta ignorata
- Indulto e disinformazione
- Leggete e diffondete: mio padre per l'ennesima volta è in grave pericolo
- Comitato educatori penitenziari: per "alternative al carcere" servono più educatori
- Petizione al Parlamento Europeo: tutta l'Europa abolisca l'ergastolo
- Detenute madri
- Droga
- Garante dei detenuti
- Immigrazione
- Indulto
- Sovraffollamento
- Statistiche
- Suicidi
- Tortura
- Volontariato in carcere
- In questo Stato
La posta del cuore | |
Palla al piede | |
Made in jail | |
Scrivere al fresco | |
Avanzi di galera | |
Sportello legale | |
Belli dentro | |
Altri hotel | |
Profilo sinistro | |
Libero ovunque tu sia | |
Il buon Giudice |
|
|
Relizzazione tecnica: Emiliano Nieri
Progetto grafico: Enrico Calcagno, Daniele Funaro - AC&P - Aurelio Candido e Partners
Powered by Joomla!