Giustizia: per liberarsi dalle menzogne sull'indulto e la recidiva di Andrea Boraschi Terra, 15 luglio 2009 L’indulto aprì il carcere a 27.965 detenuti. Di questi tornarono in cella solo in 8.477. E appena 1.705 dei 7.829 che beneficiavano di misure alternative. Nella maggior parte dei casi è di nazionalità italiana chi torna a delinquere. Proprio in questi giorni Beppe Grillo, neo candidato alla guida del Pd, attacca il partito che vorrebbe guidare dicendo che ha regalato "l’Italia a Berlusconi e l’indulto agli italiani ". Giovanni Torrente, ricercatore dell’università di Torino, e Luigi Manconi, sociologo e sottosegretario alla Giustizia ai tempi di quella clemenza, conducono da tempo un monitoraggio sui risultati dell’indulto del 2006 che rischia di stravolgere il senso dello strale grillino; e, con quello, di zittire la retorica di un fronte amplissimo che tiene insieme Castelli con Travaglio. Nulla, infatti, come quella misura che fu di ripristino della legalità nelle patrie galere, allora come oggi sovraffollate all’inverosimile, è mai stato più frainteso, mistificato, falsificato. Manconi e Torrente fanno un esercizio semplice e lucido. Essi studiano uno dei parametri che meglio qualificano il funzionamento del sistema penale: la così detta "recidiva". Ovvero, la misurazione di quanta criminalità il carcere riproduce; di quante persone, dopo un soggiorno in un istituto di pena, tornano a delinquere e vi fanno reingresso. Lo studio che hanno presentato ieri, in una conferenza stampa alla Camera e che hanno realizzato per A Buon Diritto, Associazione per le libertà, sottolinea come il tasso di recidiva (il tasso di reingresso in carcere) si attesti normalmente su una media del 68%. Per 100 persone che sono state detenute, in altre parole, 68, presto o tardi, fanno ritorno in cella. I tassi di recidiva fra gli indultati, a fronte di una campagna mediatico-politica che descrisse quel provvedimento come la messa in libertà di un’orda di criminali pronti alle peggiori gesta, sono, a 3 anni di distanza, eccezionalmente bassi. Ovvero, questo sembra suggerire la loro ricerca, l’aver sottratto quelle migliaia di persone alla vita carceraria le ha rese mediamente meno inclini a condotte criminali rispetto a quanti, in carcere, espiano la loro pena per intero. L’indulto 2006 dimise 27.965 soggetti agli arresti in carcere. Di questi sono tornati in cella in 8.477 (ovvero, il 30,31%: meno della metà di quel 68% prima ricordato); altresì, rimise in libertà 7.829 soggetti beneficiari di misure alternative alla detenzione: di questi sono tornati in carcere in 1.705, il 21,78% (la media ordinaria, per questa modalità di espiazione della pena, è del 30%). Nel complesso, sono state 35.794 le persone che hanno beneficiato di quello sconto di pena riacquisendo piena libertà: il tasso di recidiva è il 28,45% (i dati sono aggiornati al 30 giugno 2009 e sono elaborati su statistiche del ministero della Giustizia). E non è suscettibile, questo tasso, di vertiginose impennate: visto che tutti gli studi - e quello di Torrente e Manconi non fa eccezione - suggeriscono come chi torna in carcere, nella maggior parte dei casi, lo fa nei primi o nei primissimi mesi dalla messa in libertà. Altri due dati: lo studio attesta come quante più volte si è stati detenuti - quanto più tempo si è passato in carcere - tanto più facilmente si torna a delinquere e si torna in cella (il tasso di recidiva tra chi è stato detenuto 3 o 4 volte è molto più alto di quello che si registra tra chi era alla prima o alla seconda detenzione); e, ancora, la ricerca annota come il tasso di recidiva sia sensibilmente più alto tra gli italiani di quanto lo sia tra gli stranieri (31,99% contro 21,36%). Questo studio appare come la smentita di una ridda di luoghi comuni sulle virtù della pena inesorabile e dura, sul carcere che tanto più ne fai tanto meno hai voglia di tornarci e righi dritto, sugli immigrati criminali irrecuperabili. Esso dice, piuttosto, che le misure alternative funzionano eccome; e che gli atti di clemenza possono indurre a condotte virtuose, estranee al circuito criminale. Intanto 63.460 persone, 20mila in eccedenza rispetto alla "capienza regolamentare" del complesso dei nostri istituti di pena, abitano le patrie galere. Mai così tante dai tempi dell’amnistia di Togliatti.
di Susanna Marietti www.linkontro.info, 15 luglio 2009 Luigi Manconi, che ha commissionato la ricerca quale seguito di quella da lui promossa all’indomani del voto quando era sottosegretario alla Giustizia con delega alle carceri, ha aperto l’incontro auspicando, tramite la ricerca torinese, di "rendere l’onore perduto al provvedimento di clemenza, che più di ogni altro ha subito un processo di deformazione del suo significato e di travisamento dei suoi esiti". I dati oggi presentati costituiscono la quarta tappa di uno studio di monitoraggio che ha visto altre elaborazioni a 6, 17 e 26 mesi dal provvedimento. Manconi ha raccontato di aver dovuto pagare di tasca propria quest’ultima fase della ricerca perché, con l’arrivo del nuovo governo, "i pochi fondi necessari per portare a termine un lavoro così importante, che costituisce un piccolo elemento di verità contro un’alterazione tanto profonda dell’indulto, erano stati tagliati". La ricerca, illustrata da Torrente, ha mostrato come, contrariamente a tutte le rappresentazioni mediatiche fornite in questi mesi, il tasso di recidiva tra coloro che hanno beneficiato dell’indulto provenendo dalla carcerazione sia oggi del 30,31%, contro il 68% circa del tasso ordinario di recidiva. Tra chi al momento del provvedimento era sottoposto a una misura alternativa alla detenzione si scende addirittura al 21,78%. Questi dati, ha spiegato Torrente, si possono considerare sostanzialmente definitivi, poiché i rientri in carcere si sono avuti principalmente nei primissimi mesi dopo il voto parlamentare. Il tasso di recidiva è dunque di circa dieci punti inferiore tra chi aveva usufruito di una misura alternativa prima di beneficiare del provvedimento di indulto. L’indulto va a confermare un dato che tutte le ricerche su questi temi ci hanno ormai insegnato. Il carcere fa male. Se guardiamo alla variazione del tasso di recidiva tra chi aveva più o meno carcerazioni alle spalle, vediamo come esso vada a crescere fortemente in relazione alla vita penitenziaria passata. Per chi era in carcere al momento del provvedimento di clemenza, dal 18,38% di chi era alla prima carcerazione al 52,52% di chi ne aveva alle spalle cinque o più. Lo stesso accade per coloro che hanno avuto l’indulto dalla misura alternativa, ma con una minore progressione. Oltre sei persone su dieci, tra chi aveva cinque e più carcerazioni alle spalle e stava usufruendo di una misura alternativa, non sono rientrati in carcere dopo aver beneficiato dell’indulto. "Le misure alternative", ha detto Torrente, "aprono uno spazio. Ma invece di imparare dai dati, le politiche odierne si muovono in direzione opposta, limitando l’utilizzo delle alternative alla detenzione". Se guardiamo poi alla nazionalità delle persone rientrate in carcere dopo aver usufruito del provvedimento, vediamo come, a dispetto di tutte le campagne mediatiche che ci raccontavano di una "tipica faccia da indultato" (La Stampa, La Nuova Sardegna) che avrebbe ovviamente avuto la carnagione nera od olivastra, tra gli italiani la recidiva sia stata pari al 31,99% dei rimessi in libertà mentre tra gli stranieri si sia fermata al 21,36%. La parlamentare radicale Rita Bernardini, dati alla mano, ha fornito la misura delle devastanti campagne televisive sulla sicurezza, affatto scollate da ogni attinenza alla realtà. Campagne che sono la causa dell’opinione diffusa che vede nell’indulto un episodio dannoso della recente storia italiana. A seguito di un’analisi condotta su circa 5.100 edizioni di telegiornali annue per oltre cinque anni, ha mostrato come il tempo dedicato a notizie di cronaca nera, cronaca giudiziaria e criminalità organizzata sia più che raddoppiato dal 2003 al 2007, passando dal 10,4% al 23,7%. È a partire dal 2006 che si è prodotta l’accelerata, nonostante i dati raccontino di una diminuzione generale dei reati più gravi. Il presidente di Antigone Patrizio Gonnella ha chiuso ridicolizzando il piano di edilizia penitenziaria portato avanti dal ministro Angelino Alfano e dal capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Franco Ionta. "Noi siamo contrari all’edilizia penitenziaria per ragioni di principio", ha detto. "Ma qualcuno dovrebbe smascherare il ministro e dire ad alta voce che il suo piano è irrealizzabile. Franco Ionta è commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria, e già quando c’è un commissario c’è un fallimento. Ci dice di voler creare 17 mila posti letto entro il 2012. Primo, con questi tassi di crescita della popolazione detenuta questi numeri sono inutili. Secondo, è impossibile dal punto di vista edilizio essere così veloci. Terzo, perfino dopo aver rubato dalla Cassa delle Ammende, a tutt’altro destinata, il ministro sa bene che mancano i due terzi dei fondi necessari".
Il Velino, 15 luglio 2009 "Si dice in giro che l’indulto stato inutile e che le carceri italiane sono nuovamente affollate, ma senza indulto oggi, nelle strapiene carceri italiane, ci sarebbero tra i 10 e gli 11 mila detenuti in più. Con effetti tragici". Così la parlamentare radicale Rita Bernardini ha presentato alla Camera lo studio messo a punto da Luigi Manconi presidente dell’associazione A buon diritto dal titolo "A tre anni dal provvedimento di clemenza. Indulto: la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità". Lo studio, difende la bontà del provvedimento di clemenza adottato dal parlamento nel 2006 esprimendo un giudizio positivo sull’impatto prodotto dall’indulto. In base ai dati forniti dallo studio e aggiornati al 30 giugno 2009, infatti, si evidenzia che, a tre anni di distanza dall’indulto, il tasso di recidiva tra i beneficiari si ferma al 30,31 per cento. Percentuale che scende al 21,78 per cento fra coloro che al momento dell’entrata in vigore della legge stavano scontando la pena in misura alternativa. E questo a fronte di un tasso medio di recidiva "ordinario" del 68% e del 30% fra coloro che hanno scontato la pena prevalentemente in misura alternativa. Lo studio conferma inoltre la maggiore efficacia della misura alternativa, rispetto al carcere, nella limitare i comportamenti recidivanti anche fra "coloro che hanno alle spalle un percorso deviante consolidato". I dati offrono infine informazioni relative alla nazionalità dei soggetti recidivanti: gli italiani si sono mostrati recidivi in misura maggiore rispetto agli stranieri, essendo la percentuale di recidivi italiani di ben 10 punti percentuali superiore a quella rilevata fra gli stranieri. "L’indulto - ha commentato Manconi - è stato un provvedimento criminalizzato, di cui si parlava con vergogna, che ha subito una campagna di disinformazione sui risultati e di alterazione degli esiti. Con questi numeri, a tre anni di distanza, possiamo rovesciare da cima a fondo tutti questi luoghi comuni e dimostrare l’inequivocabile successo del provvedimento di clemenza".
Più indultati, più buoni. Meglio ancora se stranieri. Gli sceriffi nostrani non faranno i salti di gioia ma dovranno arrendersi all'evidenza: i beneficiari del provvedimento di clemenza approvato la scorsa legislatura sono meno “dannosi” degli altri inquilini del pianeta carcere. Il loro tasso di recidiva (ossia di reiterazione del reato) è del 28,45%. A fronte di un livello del 68% tra chi sconta ordinariamente - e per intero - la pena. Tradotto in sintesi, gli indultati tornano a delinquere in una misura che è minore della metà di quella di chi non gode di sconti. La percentuale scende ancora di più tra i cittadini stranieri (21,36% rispetto al 31,9% degli italiani) e in ogni caso la reiterazione del reato cala sensibilmente tra coloro che accedono a misure restrittive diverse dalla detenzione: 21,78%. Ancora più in sintesi: il carcere fa male, ai galeotti e alla società.
La clemenza fa bene. Alla sicurezza di chi sta fuori e alla «devianza» di chi è stato in galera. Meglio del carcere sicuramente. L'indulto come fonte di ogni male sociale è stato il senso comune ripetuto ossessivamente da (quasi) tutti i mezzi di comunicazione dal giorno della sua approvazione a oggi. E invece, quasi tre anni dopo, i risultati del primo studio scientifico sui tassi di recidiva dei detenuti smonta molte delle menzogne costruite attorno a un provvedimento di clemenza necessario e votato dalla stragrande maggioranza del parlamento.
Carceri, ecco i dati sull'indulto: un successo Una nuova ricerca svela il crollo del tasso di recidività post-indulto. Ma in risposta al decreto sicurezza, il governo Berlusconi punta sulla costruzione di nuove carceri A fine luglio 2006 veniva approvato il provvedimento di indulto, diventato per mesi uno dei punti più controversi del già difficile Prodi II. Il 14 luglio scorso, la parlamentare Rita Bernardini ha presentato alla camera lo studio «A tre anni dal provvedimento di clemenza. Indulto: la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità», portato avanti da un gruppo di ricercatori dell’università di Torino, coordinato da Giovanni Torrente, sociologo del diritto, che così sintetizza i risultati del lavoro: «Tutti sono convinti che l’indulto sia stato un fallimento, ma lo studio dei tassi di recidiva dei ‘liberati’ ci dice l’esatto contrario: è scesa al 27 per cento, di contro al 68 per cento di quella pre-indulto». Carta 20 Luglio 2009
|
- Pubblichiamo il racconto di Antonio Argentieri, apparso sul sito www.terramara.it, in cui denuncia un pestaggio subito da alcuni agenti del carcere di Arezzo nel 2004
- Pubblichiamo una serie di lettere inviate da detenuti a Radio carcere, trasmissione settimanale a cura di Riccardo Arena, su Radio Radicale
- Michela e le altre
- Nuove carceri senza personale
- Ergastolani: una protesta ignorata
- Indulto e disinformazione
- Leggete e diffondete: mio padre per l'ennesima volta è in grave pericolo
- Comitato educatori penitenziari: per "alternative al carcere" servono più educatori
- Petizione al Parlamento Europeo: tutta l'Europa abolisca l'ergastolo
- Detenute madri
- Droga
- Garante dei detenuti
- Immigrazione
- Indulto
- Sovraffollamento
- Statistiche
- Suicidi
- Tortura
- Volontariato in carcere
- In questo Stato
La posta del cuore | |
Palla al piede | |
Made in jail | |
Scrivere al fresco | |
Avanzi di galera | |
Sportello legale | |
Belli dentro | |
Altri hotel | |
Profilo sinistro | |
Libero ovunque tu sia | |
Il buon Giudice |
|
|
Relizzazione tecnica: Emiliano Nieri
Progetto grafico: Enrico Calcagno, Daniele Funaro - AC&P - Aurelio Candido e Partners
Powered by Joomla!