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Lampada a se stessi
Da circa dieci anni Pier Cesare Bori a Bologna coordina il gruppo “Una via “ composto  da  studenti universitari e detenuti della casa circondariale  Dozza. Durante gli incontri vengono letti testi appartenenti alle grandi tradizioni morali d'oriente e d'occidente, con  una  prevalenza  di quelli appartenenti  al buddismo, al sufismo e a documenti della dalla storia  dei quaccheri. Il tratto comune dei  tre filoni, secondo Bori  “è la risposta fiduciosa , nei relativi contesti, ad una situazione diffusa di incertezza, di crisi culturale e di insicurezza esistenziale”.
Caratteristica fondamentale dell’esperienza del gruppo “Una via” è infatti  la fiducia nelle proprie risorse interiori qualunque nome si voglia  dare loro, mente,  spirito, ragione . Le riunioni  che si tengono in carcere  si svolgono secondo una modalità interreligiosa e interconfessionale che risponde ai bisogni di persone di lingue , religioni e confessioni diverse
Il testo che segue  è tratto da “Lampada a stessi”-Letture tra università e carcere ( Marietti, 2008)  raccolta di lettere  in  cui Pier Cesare  Bori sintetizza gli incontri tenuti all’Università e in carcere.

14 novembre 2002
“(…)il signor A.può essere arrestato e accusato di qualche crimine. E’ del tutto innocente delle accuse, ma non ha nessun testimone a suo favore. La polizia può presentare una processione di testimoni a suo carico, mentre lui ha come testimone solo la sua consapevolezza e integrità. In questo caso non può vincere. Siccome non riesce a dimostrare l’errore dei testimoni d’accusa, finisce in prigione. Eppure è nel giusto e solo il suo corpo sarà incarcerato;la sua mente non potrà essere imprigionata. Se ci capitasse una cosa del genere, è probabile che molti di noi si sentirebbero accusati ingiustamente e sarebbero piuttosto depressi. Ma, secondo Buddha,non c’è mai una valida regione per sentirsi trattati ingiustamente. Se ci accade una cosa simile, se non abbiamo fatto nulla di male e tuttavia dobbiamo pagare e sperimentare sofferenza,dobbiamo addossarne la colpa al karma, alle nostre azioni. Anche se oggi non abbiamo fatto nulla di male , forse lo abbiamo fatto ieri; se non lo abbiamo fatto ieri, lo abbiamo fatto in passato. Possiamo concludere che tempo fa abbiamo commesso qualcosa di male per cui abbiamo oggi questa esperienza,secondo il principio che niente accade secondo una causa. Se non ci sono cause, i fenomeni non sorgono. Tutti i fenomeni appaiono in conseguenza di cause; se possiamo contemplare questo principio e considerare le cose sotto questa luce, la nostra vita sarà sempre serena”(Achaan Chan , Essere dhamma, Ubaldini, Roma 2002,p.24)
Ho riferito anche di un racconto di Tolstoj Dio vede la verità ma non ha fretta  di dirla dai Quattro libri di lettura :un condannato, anche quando viene scoperta la sua innocenza,rinuncia a uscire dalla prigionia:”Il Signore ti perdoni”,dice al vero colpevole,”sono cento volte peggiore di te”.
Abbiamo discusso di questi testi, che, per quanto diversi tra loro, riflettono un’interessante mentalità pregiuridica ( la non distinzione tra “foro interiore” e “foro esterno”) . E c’è la sensazione che l’acquisizione di una prospettiva rigorosamente giuridica sia un progresso, e che tuttavia qualcosa anche si perda.
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Numero dei detenuti presenti su 43084

61.481 detenuti
il 7/2/2014


Osservatorio sulla contenzione
a cura di Grazia Serra

  
   

   
    a cura di Francesco Gentiloni

" Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri"
Voltaire

 


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