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Libero ovunque tu sia

   
Hari Simran  Sing Kalsa  allievo  del Maestro sikh  Yogi Bhajan dal 1979, è stato  pioniere del Kundalini Yoga in Italia ed  ha contribuito alla diffusione degli insegnamenti del Maestro in Danimarca e in Grecia. Nella casa di reclusione di Rebibbia ha tenuto il 12 dicembre 2008 un incontro con i detenuti su alimentazione e benessere.


Hari Simran -  Questo posto mi ricorda un po’ il monastero in cui sono vissuto per tanti anni, un luogo dove era vietato praticamente tutto e dove la vita era scandita da regole severe.. Forse per questo  lo associo a delle opportunità di cambiamento e di evoluzione interiore.
Mario: Però c’è una bella differenza. Tu  in convento ci sei  andato volontariamente, noi invece qui ci dobbiamo stare per forza.
Hari Simran - Vediamo come è possibile contribuire a questo percorso di cambiamento anche attraverso il cibo.
Acquisire una sana abitudine alimentare è un dovere verso noi stessi. Nutrirsi con cibi leggeri, digeribili e possibilmente naturali ci permette di raggiungere un’alta qualità della vita.
Spesso ci si nutre seguendo abitudini sociali, per nervosismo o per soddisfare bisogni psicologici e ci scordiamo che noi siamo quello che mangiamo e  che l’alimentazione è un mezzo che ci unisce alla natura.  E’ bene  per  questo scegliere pasta, pane, cereali, legumi,verdura, frutta di buona qualità.
Andrea: Ma in carcere solo alcuni possono scegliere cosa mangiare. Anche qui ci sono differenze “sociali” che influiscono sulla qualità della vita .Chi  può permetterselo acquista  i prodotti dal sopravvitto e se li cucina, ma tanti altri, come gli stranieri, chi non lavora, chi  non ha  una famiglia che lo  aiuta  economicamente , deve mangiare   quello che passa il convento.
Hari Simran -  Oggi parlare di cibo biologico o naturale non ha molto senso anche nel mondo esterno  perché i prodotti chimici non rimangono confinati nei terreni in cui vengono utilizzati. .Per questo, quando  non possiamo scegliere  la qualità  di quello che mangiamo,prepariamo il cibo con amore. I pensieri possono influenzare le cose intorno a noi, i nostri pensieri e sentimenti vanno negli alimenti nel momento in cui li predisponiamo. Un maestro sikh…..(aneddoto del “portatemi il cuoco”). Perciò vi consiglio di farvi amico il cuoco del carcere..
Luciano: E se invece  al cuoco gli hanno notificato altri definitivi, gli è stato rigettato il permesso premio o la moglie non è andata al colloquio?
Hari Simran - Quando non possiamo scegliere il cuoco e non siamo noi a cucinare, facciamo allora in modo che il cibo ci sia servito con amore. Avete notato come ho servito io? A tutti nello stesso modo, con la stessa attenzione e recitando il mantra wahe guru.
Guido: Si vede proprio  che non sei  mai stato in sezione quando passa il carrello, chi  vuole essere servito prima, chi ne vuole di più, chi spinge, chi grida. Altro che  wahe guru…!
Hari Simran - Se non possiamo avere la certezza della buona qualità del cibo, se non sappiamo quali sono stati i pensieri e lo stato d’animo di  chi ha cucinato il pasto, se non possiamo scegliere chi ce lo serve abbiamo ancora la libertà di una scelta: come mangiarlo. Recitare un mantra,  una preghiera o benedire il cibo serve per utilizzare il potere della parola, cioè di parole che hanno un effetto positivo. Alcuni anni fa Masaru Emoto, scienziato e ricercatore giapponese, ha realizzato una tecnica per esaminare al microscopio e fotografare i cristalli che si formano durante il congelamento di diversi tipi d'acqua. Ha poi fotografato l’acqua esposta al suono di parole positive e negative, musica armoniosa e suoni molesti, acqua di montagna, acqua inquinata, ecc. Si è visto che i cristalli dell’acqua a seconda dei messaggi, mutano di struttura. Ai messaggi positivi i cristalli assumono configurazioni armoniose, mentre si dispongono in forme sgradevoli se esposti a sollecitazioni negative. Vi ho fatto questo esempio per rendere l’importanza della parola. Per questo a volte ad una verità detta con l’intenzione di ferire è preferibile una bugia detta con il fine positivo di aiutare. E’ poi importante consumare il pasto  lentamente, masticando molte volte, avere il tempo per sedersi, gustare con gli occhi prima che con la bocca, ringraziare per il dono del cibo ed anche se mangiamo una cosa semplice, serviamola con cura.
Andrea: allora ho capito: mi devo servire bene da solo, tanto quello che non ci manca qua dentro è il tempo e il momento del pasto, almeno quello, in carcere è sacro.
Giulio: però quando sarò fuori non mi ci vedo a recitare la preghiera,  a benedire il cibo durante la pausa pranzo al lavoro o a casa mentre moglie e figli fanno confusione. Per mettere in pratica questa disciplina occorre un sacco di tempo e noi, fuori, andiamo sempre di fretta.
Hari Simran - molte persone ritengono che chi pratica queste discipline siano degli asceti che vivono isolati dal mondo. Non è così ed io per primo me la devo vedere con i problemi di tutti i giorni, con il traffico, le esigenze di quattro figli e così via.
Augusto: mi sembra poco realistico quello che hai detto sull’intenzione con cui si usano le parole, sul fatto che a volte può essere più utile una bugia detta a fin di bene. E allora, la sincerità non ha valore?
Hari Simran - ho sottolineato, infatti, l’importanza dell’intenzione. Le parole sono il potere del divino, con esse possiamo conquistare il mondo. Ricordiamoci  che soprattutto oggi, con i mezzi tecnologici di cui disponiamo, non possiamo fare a meno di comunicare. Comunichiamo, dunque, con onestà d’intenti, non disprezziamo gli altri e non feriamoli con le nostre parole, ma eleviamoli ed eleveremo noi stessi.

(per i detenuti sono stati utilizzati dei nomi di fantasia).

Contatti: www.yogasangat.it

 

 

 

Le cinque regole della comunicazione date dal maestro Yogi Bhajan ad una conferenza per dirigenti aziendali Industria e Commercio, tenutosi nel novembre 2000 a New Messico (USA):

REGOLA UNO: Comunica per un domani migliore, per non rovinare l'oggi.

REGOLA DUE: Qualunque cosa stai per dire sta per vivere per l'eternità. E devi vivere attraverso do essa. Perciò abbi cura di non vivere in mezzo al fango creato dalla tua stessa comunicazione.

REGOLA TRE: Una parola detta male può fare molto più danno di quanto tu possa immaginare o possa stimare.

REGOLA QUATTRO: Le parole dette a voce sono un'opportunità per comunicare. Non li trasformare in guerra.

REGOLA CINQUE: Quando comunichi una volta, devi poter comunicare di nuovo. Non rendere la via impervia.

 

 

 
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Numero dei detenuti presenti su 43084

61.481 detenuti
il 7/2/2014


Osservatorio sulla contenzione
a cura di Grazia Serra

  
   

   
    a cura di Francesco Gentiloni

" Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri"
Voltaire

 


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