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La posta del cuore

Fulvia risponde di Fulvio Abbate

 

Cara Fulvia, dopo alcuni anni di carcere la settimana scorsa sono andato finalmente     in   permesso premio per tre giorni ed ho potuto incontrare la mia ragazza. Puoi immaginare come mi sentissi: pensavo che mi sarei comportato come chi non ha toccato cibo per una sacco di tempo. E ,invece, al momento giusto …niente! All’inizio pensavo che fosse colpa dell’emozione, ma anche nei giorni successivi il problema si è ripetuto. Alla fine ho scoperto la terribile verità: dopo tanti anni di sesso solitario, non sono più capace di fare l’amore con una donna . Per questo motivo, rientrando in carcere, ho deciso di resistere fino al prossimo permesso. Voglio stabilire un rapporto con me stesso senza concedermi alcuna intimità. Ora il problema è questo: posso cercare di toccarmi il meno possibile ma questo non basta per evitare di cadere in tentazione. Vedi, in carcere l’unico senso attraverso il quale si vive il rapporto sessuale è la vista. Porno su porno, su carta o celluloide. Ora io posso anche evitare le riviste porno e certi programmi notturni, ma ogni giorno incontro un sacco di donne in carne ed ossa. Educatrici, infermiere, suore, insegnanti, poliziotte… Tutte le figure femminili che popolano le fantasie sessuali degli uomini liberi girano indisturbate per le carceri…Come fare a non guardare?

Gianni Padova



Caro Gianni, tu mi parli di un problema che altri, più filosofi di me e di te, hanno definito “miseria sessuale”, nel senso della disoccupazione amorosa, erotica, una questione che, carcere o no, investe milioni di individui, maschi e femmine, i quali tutte le sante sere si augurano di accedere ai benefici della cosiddetta fornicazione. Vanamente. Sebbene liberi. Ragazze e ragazzi condannati a fare vasche su vasche. Tu adesso mi dirai che non è la stessa cosa essere rinchiusi in una cella. Tutto vero. Ma, se è vero che la masturbazione non merita d'essere demonizzata come "sottomarca" del sesso che si fa in due, è altrettanto sicuro che la privazione dell'altro è una disposizione inaccettabile, in primo luogo in nome della tutela dei diritti fondamentali, che sopravvivono anche alla pena e al carcere ( lo afferma la nostra Costituzione) e che prevedono “il libero sviluppo della persona umana”: dunque affetti, relazioni, scambi, amori. Che, in astratto, nessuna sanzione prevede di mortificare. Quanto al resto, citando il bravo Bruno Martino: “tornerà un altro inverno, cadranno mille petali di rose, la neve coprirà tutte le cose, e forse un po’ di pace tornerà”.

Ciao da Fulvia

 

 
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" Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri"
Voltaire

 


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