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Cannabis libera si deve ampliare l'uso terapeutico» Luigi Manconi
Il Mattino, 19 gennaio 2014

uigi Manconi
La marijuana fa male, la marijuana fa bene. Le due affermazioni sono entrambe rispondenti al vero (e ciò vale per molte altre sostanze). Considero le ragioni che consentono di sostenere la seconda delle due tesi, in apparenza - ma solo in apparenza - contraddittorie.
L'efficacia farmacologica dei cannabinoidi si fonda su acquisizioni scientifiche, sperimentazioni e pratiche cliniche sempre più diffuse a livello mondiale. In proposito, sin dalle prime pubbÛcazioni (trent'anni fa) dell'Organizzazione Mondiale della Sanità risulta che i farmaci contenenti il principio attivo della cannabis (THC) trovano utile applicazione come antidolorifici e, poi, nel trattamento della nausea e del vomito in pazienti affetti da neoplasie e Aids. Altri usi terapeutici, già validati o in via di sperimentazione, riguardano patologie come l'asma, il glaucoma, la sclerosi multipla; e si sta valutando la loro efficacia antidepressiva, anticonvulsivante e antispasmodica. E tuttavia, allo stato attuale, non sono ancora presenti sul mercato italiano medicinali a base di canabinoidi pur essendo stato autorizzato per legge il loro utilizzo: fatto salvo il Sativex destinato esclusivamente alle persone affette da sclerosi multipla. Col tempo l'interdizione proibizionista, è diventata via via sempre meno impenetrabile e la liceità dell'uso terapeutico della marijuana è stata la prima forma di riconversione delle politiche in materia di drogne.
In America, sono già ventuno gli Stati dell'Unione che hanno adottato questa legislazione innovativa; e anche in Italia qualche passo positivo è stato fatto. Un anno fa l'allora ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha inserito i "medicinali di origine vegetale a base di cannabis (sostanze e preparazioni vegetali, inclusi estratti e tinture)" tra quelle psicoattive autorizzate a fini medici. Nel frattempo alcune Regioni (Puglia, Toscana e Veneto, tra le altre) ne hanno disciplinato le modalità di distribuzione a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Senza peraltro adottare i relativi regolamenti.
Anche per questo motivo, l'uso terapeutico della marijuana è ancora estremamente limitato, assai difficoltoso ed economicamente molto oneroso. Di conseguenza, è necessaria un'ulteriore modifica legislativa, che semplifichi la procedura e faciliti la pre- scrizione. Insomma, va cambiato il regime di uso e somministrazione, a fini terapeutici, di derivati della cannabis indica, superando i vincoli normativi e le farraginosità burocratiche. Per quale mai ragione al mondo si deve ostacolare o comunque disin- centivare la possibilita di ridurre sofferenze spesso intollerabili, dovute a gravi patologie o agli effetti collaterali di terapie particolarmente invasive? Limitare il dolore superfluo è, in primo luogo, un imperativo morale e, poi, un dovere scientifico, istituzionale e sociale. È sbagliato sostenere che la marijuana fa bene o non fa alcun male. L'abuso di quella sostanza (attenzione: l'abuso) ha effetti nocivi, in particolare nell'età adolescenziale. Ma, al tempo stesso, va detto che nessuno è mai morto a causa dellia cannabis nell'intera storia dell'umanità.
Un prodotto certamente più dannoso della cannabis, ovvero il tabacco, è perfettamente legale. E proprio questo regime di legalità ha consentito la realizzazione di campagne di dissuasione e disincentivazione che hanno ridotto in misura assai significativa il numero di consumatori. Dunque, sono favorevole alla legalizzazione di hashish e marijuana e non solo a scopo terapeutico. Non perché sono innocue, dal momento che possono anche fare male, tanto più ora che si trovano in apparenza fuori legge. In ltalia un regime di liberalizzazione (illegale e selvaggia): tale perché consente a chiunque di acquistare qualsiasi sostanza stupefacente dagli spacciatori, cioè. All'opposto di questo regime di liberalizzazione, la legalizzazione prevede un sistema di controlli e re- gole, come, appunto, per alcol, tabacco e gioco d'azzardo.

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