3) UN CARCERE DA RIFORMARE O SUPERARE ?
[È possibile riformare il carcere? Perché è così difficile praticare strade alternative?] Francesco – Ma, visto che le cose non funzionano, perché non si praticano strade diverse dal carcere per eseguire la pena? Federico - Ci sono delle proposte concrete di alternativa al carcere o di un carcere diverso? Della Ratta – Bisognerebbe considerare il carcere un’extrema ratio; oggi circolano proposte interessanti che vanno nella direzione di rompere la marcata separazione dalla società che rende questo luogo chiuso al mondo. Sicuramente non è un momento storico favorevole, se non vengono praticate strade possibili ciò è dovuto a tanti fattori: a un dibattito politico condizionato dalla demagogia, alla mancanza di un movimento costruttivo, all’esistenza di opinioni diverse… Luciana - Voglio fare una provocazione al Magistrato: se è così difficile cambiare le cose, non è una pretesa eccessiva quella di chiedere al singolo detenuto, che viene da percorsi di vita perlomeno difficili, di attivarsi nel suo processo di reinserimento? Della Ratta – È vero, è eccessivo chiedere al detenuto di dare un senso alla detenzione, eppure alcuni lo fanno, si organizzano… La storia è piena di esempi di cose che sembravano impossibili e poi sono state fatte, pensate al voto alle donne: era troppo chiedere alle singole donne di impegnarsi per raggiungere una meta allora lontanissima, eppure lo hanno fatto. Ciascuno di noi è parte di qualcosa di più grande e se oggi noi qui abbiamo contribuito a rendere un po’ più ricco questo corso, vuol dire che questo granello va a far parte di una sabbia più grande che è quella della trasformazione del carcere. Io sono convinto che esista un parallelo tra la vita dell’individuo e quella della storia e può darsi che un giorno si guarderà al carcere così come noi oggi guardiamo al Medio Evo. Antonio - E se poi accade che l’individuo si trasforma ed evolve, mentre la struttura no? Luciana – Allora voglio fare una provocazione anche a voi detenuti: siete sicuri di fare tutto il possibile per esercitare i vostri diritti? Federico – Quando si trascorrono dentro periodi lunghi, diventa una necessità dare un senso al nostro tempo, è necessario crederci, altrimenti mancano le basi per sopravvivere. Qui, certo, io vorrei il riconoscimento di “premi”. Non lo fanno? Pazienza, io devo per forza andare avanti…. Giosuè – … però il cambiamento dovrebbe essere da entrambe le parti. Come si deve sentire uno qua dentro, quando basta accendere la tv per sentire parlare di reati e corruzione di chi comanda? Le espressioni di dissenso non bastano, chi sta al potere se ne frega. Nella storia solo le rivoluzioni hanno cambiato lo stato delle cose. Della Ratta – Nella storia non sono stati i massacri ad aver cambiato le cose. Anche le rivoluzioni sono state strumentalizzate, dopo la rivoluzione francese c’è stato l’impero napoleonico. Se non cambia il modo di pensare della gente, la cultura, non sarà il sangue a farlo. Vi porto l’esempio del movimento dei disoccupati organizzati a Napoli qualche anno fa: stanchi di aspettare, si misero a fare del lavoro volontario negli ospedali; questo sortì l’effetto che alcuni posti di lavoro furono effettivamente trovati; poi l’intromissione della logica degli schieramenti politici vanificò la carica positiva di questo movimento. Con l’uso della forza fisica si finisce per parlare di scontri, vittime e aggressori e per nascondere la sostanza dei problemi. |
- Pubblichiamo il racconto di Antonio Argentieri, apparso sul sito www.terramara.it, in cui denuncia un pestaggio subito da alcuni agenti del carcere di Arezzo nel 2004
- Pubblichiamo una serie di lettere inviate da detenuti a Radio carcere, trasmissione settimanale a cura di Riccardo Arena, su Radio Radicale
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