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ACROSTICO

Laboratorio di lettura e di scrittura creativa


L’inizio non è stato dei più rilassanti anzi la tensione mi sbriciolava i pensieri
Anche se buona parte di coloro che frequentavano da più tempo il covo dei creativi
Bolliva insieme a me nei corridoi del quarto piano: "Muovere i neuroni che spingono le idee,
Oppure atrofizzarsi nei soliti discorsi, giochi di carte e televisione?" Una sterile
Realtà molto frequentata in questo giogo che divora lentamente i minuti. No! Mi sono
Arreso all'alternativa! Così, domandina dopo domandina, arrivò, tra il lusco e il brusco, il
Tanto sospirato nulla osta. Dopo le presentazioni, il coach Silvana Ceruti, unica gonna,
Occhialino in punta di naso e trecciona appesa alla nuca, diede il via al motore di
Ricerca della decantata creatività: "Cinque minuti! Questa è la parola da far lievitare!". Come per
Incanto il silenzio si tuffò sui tavoli, fermentando l'inchiostro. C'erano gocce di creatività che si
Osannavano da sole, volteggiando in punta di sfera.... Io, un panino raffermo! La penna, sconsolata,

Dormiva sonoramente sul tavolo, mentre il foglio sbadigliava dall'unico orecchio e la mente si
Ispessiva di strati di nebbia. Non era panico, ma era qualcosa di molto somigliante. Le altre penne

Liberavano inchiostro sui fogli, con una continuità stabile che, man mano, dava forma e colore alla
Esuberanza della parola. Il baco diventa farfalla! Una farfalla di parole diventa poesia.
Tutti avevano scritto una poesia e tutti senza pretese. Si erano messi in gioco per il piacere di partecipare.
Tutti tranne me che, per il timore di sbagliare, avevo trovato rifugio nella nebbia che accoglie i novizi
Unti di riserve, come solitamente mi accade in questi casi. Silvana chiese: "Avete scritto tutti qualcosa ?"
Raucedine alla mano, risposi che non ero riuscito. "Devi imparare a liberarti Giuseppe! Non
Avere paura di sbagliare. Vedrai che la prossima volta andrà meglio". I modi gentili accarezzavano le mie paure

E lenivano la tensione, ma l'impaccio era evidente. Ascoltai con interesse ciò che gli altri avevano

Scolpito sui fogli. Erano parole scritte con semplicità e lette con il sorriso di chi sa stare al gioco.
Creare era appunto questo, liberare la mente e lasciarsi scivolare dentro, come un biscotto immerso nel latte,
Riemergendo zuppi di sana fantasia da sgocciolare sui fogli. Ecco cosa significava "imparare a liberarsi".
Interpellai l’altro me: il poeta! Era intimidito e aveva preferito nascondersi più lontano possibile, in fondo, in fondo.
Tentai nuovamente il contatto, ma fu inutile. Mi riconcentrai sui lavori che gli altri, a turno, stavano declamando.
Tutti ascoltavano con la massima attenzione; annuivano o storcevano il naso, a seconda delle emozioni percepite:
Un sistema decisamente democratico. Al termine della lettura c'era chi dava un suggerimento, oppure
Rimpastava qualche frase per farne assaporare l'effetto. C'era chi, invece, rubava una frase per cucirla
Abilmente su di un'altra poesia. Era un gioco intelligentemente nuovo, che aggiungeva luce ai
Colori delle parole; le esaltava. Terminata questa fase dell'incontro Silvana fece cadere un braccio
Ricercatore nella capiente borsa alla "Mary Poppins". Quando ne usci, portò con se un piatto di
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Elegante plastica bianca. Mi stupiva quel mini magazzino mobile, fornito delle cose più singolari e che,
Al mio occhio, sembravano inutili. "Bene, adesso posate la vostra attenzione su questo piatto." disse ancora la
Trascinante Silvana: "Ascoltatelo con gli occhi! Manipolatelo con la mente e raccontatelo". "Rieccoci!" Mi dissi,
Intimidito più di prima. Si parlottò sul piatto; si fece qualche battutina e il silenzio, caparbio, tornò a
Veleggiare tra i tavoli e a far parlare le sfere. Questa volta partecipai anch'io senza interpellare il poeta.
Andai a ruota libera .... avevo imparato a liberarmi! Sono quattro anni che mi sento libero ad ogni incontro.

(febbraio 2007)                      


       Giuseppe Cafora
 (Laboratorio di lettura e scrittura creativa – CR Opera Milano)

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