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Nuovo mistero nel giallo di Giuseppe Uva
C'è il sospetto di abusi sessuali
Un perito interpreta le macchie di sangue sui pantaloni. Lesioni scoperte con la Tac dopo la riesumazione
Roberto Rotondo
corriere.it 5 marzo 2012
C'è tanto sangue nei jeans che indossava Giuseppe Uva la notte in cui morì. In particolare c'è una macchia importante all'altezza del cavallo dei pantaloni. Un perito nominato dal tribunale di Varese ha affermato, ieri in aula, che quel sangue appartiene alla vittima. La circostanza era parzialmente nota: il perito ha però aggiunto che secondo le analisi la macchia è stata originata da «sanguinamento copioso» avvenuto in uno stesso lasso di tempo. L'attribuzione nasce dal fatto che sono state trovate cellule pavimentose che hanno normalmente sede nel retto o nelle basse vie urinarie. I test hanno però escluso la presenza di urina ed è per questo che il medico propende per la tesi del sanguinamento anale.
Perché l'uomo ebbe questa emorragia? Il genetista Adriano Tagliabracci non aveva il compito di spiegare il fattore scatenante, tuttavia l'interrogativo è entrato ufficialmente nel processo. Altri periti saranno interrogati il 19 marzo, e dovranno spiegare se il corpo dell'operaio morto in ospedale il 14 giugno del 2008 aveva delle lesioni, sulla scorta della nuova autopsia e della tac, effettuate dopo la riesumazione del cadavere. Il giudice Orazio Muscato ha disposto le perizie proprio per fare chiarezza, affinché il processo a un medico dell'ospedale di Varese - accusato di aver somministrato a Uva sedativi in eccesso - non lasci alcun dubbio sull'origine della morte.
Uva fu ricoverato in Tso all'ospedale di Varese, ma era stato alcune ore in una stanza del comando provinciale dei carabinieri: parlando con una dottoressa (a sua volta indagata) sostenne di essere stato picchiato. Secondo l'ex senatore Luigi Manconi l'udienza di ieri risolleverebbe molti interrogativi, tra cui quello di un presunto abuso sessuale. Il politico attacca duramente la procura di Varese. «Che cosa è davvero accaduto nella caserma dei carabinieri durante quelle lunghe ore quando, secondo un testimone oculare, si sentivano le urla strazianti di Giuseppe Uva? - afferma il presidente dell'associazione «A buon diritto» - e come è stato possibile che per quasi quattro anni l'indagine della Procura abbia ignorato testimonianze e prove che avrebbero potuto consentire l'accertamento della verità?».
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