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La posta del cuore

 Fulvia risponde

di Fulvio Abbate

Cara Fulvia,

mi chiamo Vincenzo e sono siciliano. Sono ristretto in un carcere del Nord e mi trovo abbastanza bene perché vado a scuola e lavoro anche come scopino a rotazione. Quando sono arrivato qua, dopo aver girato tutti gli istituti d’Italia, sapevo scrivere appena e invece tra pochi giorni finirò la scuola elementare. Il problema è proprio questo perché con la fine dell’anno scolastico non avrò più occasione di vedere una delle mie insegnanti alla quale mi sono molto affezionato. Pensa che lei è originaria di una frazione del mio paese e spesso parliamo di posti e di persone che conosciamo, tutti e due ( ci ha battezzato persino lo stesso prete)..Incontrarla in questo posto mi è sembrato un segno del destino e sarà anche per questo che ho finito per innamorarmene. Lei è sempre gentile, mi porta spesso dei libri e quando torna al paese non si scorda mai di mandarmi una cartolina. Queste attenzioni mi fanno sperare che anche lei provi qualcosa per me . Così ho pensato di darle una lettera l’ultimo giorno di scuola , confessarle quello che provo per lei e vedere la sua reazione. Se accettasse di continuare a vedermi potrebbe chiedere i colloqui come terza persona e poi si vedrà .Conosco tanti casi di detenuti che si sono fidanzati e anche sposati con assistenti volontarie o con altre donne incontrate in carcere. Quello che mi frena un po’è la paura di una risposta negativa che mi tolga ogni speranza , perché penso che ci rimarrei troppo male. Quando sono con lei penso solo a quello che ci unisce e dimentico quello che ci divide. Ho ventinove anni e nella mia posizione giuridica c’è scritto:”fine pena mai”.

 


Carissimo Vincenzo, la risposta, l’unica che Fulvia può darti, è semplice, se non addirittura banale, e riguarda i rimorsi, quelli che potresti provare: pensa infatti che errore sarebbe non avere il coraggio di confidare i tuoi pensieri, i tuoi sentimenti a questa persona che dici di amare? Sarebbe sbagliato, un errore, un qualcosa che prima o poi ti darebbe angoscia e nevrosi: e non te lo perdoneresti, sicuramente andrebbe così. Per questa ragione, seppure c’è quel “fine pena mai” che pesa come un macigno sulle tue ali, ti suggerisco di guardarla negli occhi e di dirle tutto, subito. Prova, e poi fammi sapere. Un abbraccio da Fulvia

 

 
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il 7/2/2014


Osservatorio sulla contenzione
a cura di Grazia Serra

  
   

   
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" Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri"
Voltaire

 


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