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Carceri: stato di emergenza
Patrizio Gonnella
Ieri il Consiglio dei Ministri ha riconosciuto lo stato di emergenza per le carceri. In Consiglio dei Minitsri non è stato ancora presentato un piano dettagliato. Lo stato di emergenza per ora si sostanzia in una dichiarazione di attribuzione di nuovi poteri al già commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria, nonché capo del Dap, Franco Ionta. Il ministro Angelino Alfano ha ribadito la promessa di usare 600 milioni di euro per ottenere 21 mila nuovi posti letto. Nulla è stato invece detto circa le misure deflattive che il giorno prima il Guardasigilli aveva preannunciato a Montecitorio, durante una sessione di lavoro dedicata al tema delle condizioni di vita durissime in carcere e del sovraffollamento. Sono oggi infatti 66 mila i detenuti contro i 43 mila posti letto regolamentari. Alla Camera pendevano varie mozioni: la prima in ordine cronologico era stata presentata dalla radicale Rita Bernardini. A seguire hanno depositato un loro testo l’Udc – primo firmatario Vietti, l’Idv – primo firmatario Di Stanislao, il Pd, primo firmatario il capogruppo Franceschini, il Pdl – primo firmatario l’ex sottosegretario alla giustizia Vitali. Tutte le mozioni riguardavano la situazione del sistema carcerario italiano e proponevano alcune soluzioni. L’Aula ha votato in modo compatto affinché il governo assuma a breve iniziative, anche di carattere normativo, volte a riformare le norme sulla custodia cautelare, a prevedere meccanismi effettivi di tutela giurisdizionale dei diritti dei detenuti, a rafforzare il sistema delle misure alternative al carcere e l’applicazione della detenzione domiciliare. Il governo si è anche impegnato a far rispettare il principio della territorializzazione della pena. Gli esperti del settore sostengono che dietro l’alto numero di suicidi in ambiente penitenziario vi è spesso un problema di rottura di rapporti affettivi determinati dalla lontananza del luogo di carcerazione da quello di residenza dei familiari o degli amici. Ovviamente anche questo è un effetto, seppur indiretto, del sovraffollamento che rende difficile le scelte alloggiative dell’amministrazione penitenziaria. La Camera ha votato sì agli adeguamenti degli organici di tutto il personale penitenziario. Non solo devono essere asusnti nuovi poliziotti, ma anche medici, infermieri, educatori, assistenti sociali. Il tutto al fine di favorire le pratiche di reinserimento sociale dei detenuti. Con lo stesso obiettivo è stato deciso di rivitalizzare la cosiddetta legge Smuraglia sul lavoro penitenziario; il che significa rifinanziarla per consentire la defiscalizzazione degli oneri sociali per quelle imprese che intendono assumere detenuti. In modo netto la Camera ha affermato che debba essere prevista l’esclusione dal circuito carcerario per le donne detenute insieme ai loro figli sotto i tre anni. Al momento sono circa settanta i bambini ristretti, loro malgrado, nelle carceri italiane. Veniamo ora ai no detti dall’Assemblea di Montecitorio ad alcune parti della mozione che aveva come prima firmataria la deputata Rita Bernardini. Per una manciata di voti e con il parere contrario del governo è stata respinta la proposta di istituire una figura indipendente di controllo dei luoghi di detenzione. Il primo disegno di legge bipartisan risaliva al lontano 1998. L’iniziativa fu presa dall’allora vicepresidente del Senato Ersilia Salvato. Sono mancati otto voti. Due sono stati gli astenuti. L’Italia non ha ancora ratificato il protocollo opzionale alla Convenzione Onu sulla tortura, pur avendolo firmato per iniziativa del precedente governo Berlusconi nel 2003. La mancata ratifica si spiega anche perché il protocollo impone la creazione di un organismo di garanzia indipendente che possa monitorare carceri, stazioni di polizia, centri per immigrati. La Francia di Sarkozy l’ha istituita un paio di anni fa. Il parlamento ha votato inoltre contro eventuali modifiche alla legge Cirielli sulla recidiva la cui applicazione costituisce una delle cause primarie del sovraffollamento. Nessuna proposta di revisione degli articoli 4 bis e 41 bis dell’ordinamento penitenziario è stata accolta. I due articoli, introdotti nel 1991 nella nostra legislazione a seguito delle stragi di mafia, prevedono preclusioni per l’accesso ai benefici penitenziari per molti reati nonchè il carcere duro per i detenuti definiti più pericolosi. Un no netto è stato detto anche alla possibilità di rivedere il sistema delle misure di sicurezza cancellando quello che i penalisti chiamano doppio binario punitivo (uno per gli imputabili, il secondo per gli incapaci di intendere e volere) nonché alla possibilità di istituire una anagrafe pubblica delle carceri al fine di renderle più trasparenti nella gestione. Infine è stata espressa contrarietà alla possibilità per i detenuti di intrattenere riservatamente rapporti sessuali con il proprio coniuge. Le altre mozioni sono state tutte approvate.



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Numero dei detenuti presenti su 43084

61.481 detenuti
il 7/2/2014


Osservatorio sulla contenzione
a cura di Grazia Serra

  
   

   
    a cura di Francesco Gentiloni

" Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri"
Voltaire

 


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