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Libertà - Polifonia di voci

(per costruire un dizionario personale)

 

Come dobbiamo trasformarci per operare il cambiamento radicale dal divenire all'essere? Una persona che diventa e, quindi, si sforza, lotta, combatte con se stessa, una persona così, come deve fare per conoscere quello stato dell'essere che è virtù, che è li­bertà?

Ecco allora il gioco di provare ad intrappolare la verità universale, una sorta di polifonia di voci sul tema "libertà da", "libertà di" (per trovare il dizionario della nostra teoria personale, le idee-concetto rilevanti, l'idea centrale).

 

Isaiah Berlin: Libertà positiva e libertà negativa.

Evitando ogni interpretazione moralistica della libertà, poiché il significato di questo termine "è così poroso che non c'è praticamente interpretazione che non consenta", Berlin definisce la libertà un "termine proteiforme" al quale si possono attribuire "duecento e più sensi" ma si limita ad elaborarne due: la libertà da qualcosa (libertà negativa) e la libertà di fare o essere qualcosa (libertà positiva).

John Dewey: Libertà di governare me stesso.

Nel presente l'unica unità possibile è quella funzionale dell'intelligenza che controlla l'impulso - questo è il significato della libertà: autocontrollo -, della mano che tiene saldamente in pugno l'aquilone del desiderio che vibra in cielo finché una forza estranea glielo consente.

 

Epitteto: Libertà dalle passioni.

L'Atarassia risulta come la massima espressione del potere egemonico su se stessi e sulle proprie pulsioni, come unica forma legittima di controllo sul Mondo e di cura dell'uomo dai propri mali.

 

Krishnamurti: Libertà dal passato, dal conosciuto.

Libertà è cercare la Verità dentro se stessi, senza accettare alcuna autorità, esterna o interna. L'oggetto centrale dei suoi discorsi è la liberazione e ciò che impedisce la liberazione e il ruolo fondamentale svolto dalla consapevolezza, del semplice vedere le cose così come sono, senza manipolazioni da parte dell'io.

 

Henry Bergson: Liberare l'interezza del mio essere.

La vita della coscienza non è divisibile in stati separati e distinti, l'io è una unità in divenire. E quindi dove nulla vi è di identico, non vi è nulla di prevedibile.

"Siamo liberi quando i nostri atti scaturiscono da tutta la nostra personalità, quando la esprimono, quando hanno con essa quella indefinibile rassomiglianza che si trova talora tra l'artista e la sua opera".

 

Albert Camus: Libertà è esperire di più.

L'uomo è chiamato a realizzare se stesso creando e imprimendo il proprio marchio sulle forme sensibili del mondo, in altre parole è chiamato a esercitare la libertà accettando la limitatezza che gli è propria.

«Ma non barare (non mentire a se stessi e agli altri), è difficile, è una fatica, è la rischiosa opzione che può mettere contro di noi il gruppo, il clan, il partito; è la capacità di resistere alle idee dominanti nel proprio tempo, concedere alle quali porta mille vantaggi; è il camminare senza farsi trascinare, e magari esaltare, dall'onda; è avere una propria morale e filosofia, un proprio modo di intendere il rapporto tra quotidianità e progetto».

 

Soren Kierkegaard: Libertà come salutare esercizio del dubbio.

Lo stadio etico, così centrale nella riflessione kierkegaardiana, è il regno di una tensione irriducibile tra ‘essere e libertà', consenso e tradimento, coraggio e ribellione, il regno dell'iniziativa e della scelta.

 

Jean Paul Sartre: la libertà coincide con la struttura stessa dell'esistenza, ‘condannata' per costituzione ontologica a essere libera. Calata nella sfera reale, mondana, nella prigione della situazione reale, nella gabbia del quotidiano, la ‘coscienza infelice' è, dunque, obbligata alla libertà, senza alcuna direttiva, gettata nella scelta. "L'uomo non è nient'altro che l'insieme dei suoi atti, nient'altro che la sua vita."

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Voltaire

 


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