Home            Chi Siamo             Links             Cerca             Contattaci


Le proteste nelle carceri Italiane

Per fortuna i detenuti sono intelligenti e pazienti. Ma fino a quando?

Solo la straordinaria maturità collettiva e l’infinita pazienza della popolazione detenuta fanno sì che le proteste di questi giorni continuino a rimanere non violente. Il merito non è, certo, del capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Franco Ionta, che considera le agitazioni- Dio lo perdoni- come “l’esito delle visite dei parlamentari”; e non è, certo, del governo, che sa solo rimandare la soluzione del problema alla “realizzazione di 18.000 nuovi posti”. Campa cavallo. Si tenga conto che, quell’infinita pazienza, dura da oltre 2 decenni: e che l’unico sollievo che il carcere ha ricevuto, lo si deve al provvedimento di indulto, i cui effetti positivi tendono ormai ad annullarsi. Ciò mentre cresce, irresistibilmente, la nefasta tendenza alla carcerizzazione come risposta, pressoché unica, alla marginalità sociale e alla devianza diffusa. Cos’altro è, se non questo, il nuovo reato di immigrazione clandestina? La via da percorrere è esattamente quella opposta: una riforma coraggiosa, che proceda nel senso della de-penalizzazione e della de-carcerizzazione, e che ricorra alla reclusione in cella come extrema ratio, ampliando il ventaglio delle sanzioni alternative al carcere. Si consideri che, se le attuali proteste non diventano violente, è perché- a differenza degli anni ’70- i detenuti non sono più coloro che “non hanno nulla da perdere”. Ma fino a quando?

Share/Save/Bookmark
 

Numero dei detenuti presenti su 43084

61.481 detenuti
il 7/2/2014


Osservatorio sulla contenzione
a cura di Grazia Serra

  
   

   
    a cura di Francesco Gentiloni

" Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri"
Voltaire

 


Relizzazione tecnica: Emiliano Nieri
Progetto grafico: Enrico Calcagno, Daniele Funaro - AC&P - Aurelio Candido e Partners
Powered by Joomla!