La punizione Sioux Eccoti qui! Ti sarai chiesta il perché della mia assenza, e vuoi saperlo da me ora che ti rivolgo lo sguardo dopo tanto tempo. Non credere che senta il bisogno di dartela, questa risposta, per giustificarmi. No, io voglio urlartela addosso, per punirti! L’ho capito anni fa e lo dico adesso: tu mi hai tenuto al guinzaglio, tu sei stata amica, donna, confidente, femmina per i miei bisogni e puttana per i tuoi; mi hai costruito un mondo intorno che si accendeva per te la mattina e per te, la notte, si spegneva. Perché non ti sei accontentata dei miei soldi, del mio tempo, delle mie cure? Perché hai voluto spogliarmi dei sogni, schiacciarmi le speranze, i progetti? Perché questo bisogno di prosciugare la mia dignità, di farmi vergognare di me stesso? Perché te l’ho permesso? Perché?
Non son mai riuscito a guardare il nostro rapporto da fuori, perché tu, maestra di lusinghe, fuori non mi ci facevi stare, mai! Tante volte sono stato sul punto di lasciarti, e tu quanti infiniti modi hai trovato per renderti indispensabile, per farmi sentire perso senza di te: maledetta! Sei stata la mia malattia… e poi la mia cura, maledetta, quanto ti ho odiato! Voglio che ti arrivi come uno schiaffo: ho trovato l’amore di una donna vera, che mi dà tutto, che non chiede niente in cambio, che mi ha fatto vedere un mondo diverso, che mi ha restituito i sensi per assorbirlo, che mi tirato fuori anche da te, veleno... Ma è arrivata troppo tardi… Ormai mi hai riempito! Adesso che sei qui davanti a me, poggiata sul tavolo, seducente più di prima, sento di non poterti resistere. Vorrei che dalla finestra aperta entrasse una ventata a soffiarti via, dovrei essere io quel soffio, se fossi ancora un uomo… Quanto ti odio! Sorridi sorniona del tuo successo, eh! Mi vedi con la siringa in mano, tra poco entrerai dentro di me… Ti senti la vittoria in tasca, eh? Che buffone che sono, eh! Come al solito, tutte chiacchiere e niente coraggio. Bastarda, piuttosto che darla a te questa soddisfazione, mi ammazzo da solo! Te la lascio qui la siringa, puttana maledetta, casomai trovassi un altro stronzo disposto a fartici salire… Cosa? “Bravo, bel discorso!”, è questo che vuoi dire? Pensi che non sia capace? Pensi che non abbia il fegato di buttarmi di sotto adesso, davanti a te? Eh? Eh? Guarda, maledetta! Guarda, guarda, guardaaa… |
- Pubblichiamo il racconto di Antonio Argentieri, apparso sul sito www.terramara.it, in cui denuncia un pestaggio subito da alcuni agenti del carcere di Arezzo nel 2004
- Pubblichiamo una serie di lettere inviate da detenuti a Radio carcere, trasmissione settimanale a cura di Riccardo Arena, su Radio Radicale
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