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Le carceri sono un girone infernale
di Marco Pannella
• da “Il Riformista”, 2 settembre 2009

Massimo Calearo, dopo l’ispezione ferragostana alle carceri promossa e organizzata da Rita Bernardini con il sostegno di Antonella Casu, l’ha evocata come un’immersione in un dantesco girone infernale. Chi l’ascoltava non avvertiva l’enfasi, ma il dolore per la verità scoperta e la determinazione di darle seguito. In molti, fra i quasi duecento che hanno esercitato la prerogativa attribuita dalla legge a parlamentari e consiglieri regionali, hanno condiviso la sua emozione e la volontà di impegnarsi. La comunità penitenziaria aveva assoluto bisogno – sperava – di trarre ulteriore conforto e coraggio dall’attualità emersa e dal dibattito così suscitato. Invano! RAISET, servizio pubblico e privato, era in vacanza, tranne che per le solite desolanti cronache “politiche” e criminali. Dibattiti, “approfondimenti”, zero. Erano e restano invece maledettamente urgenti e necessari, per comprendere il da farsi, per sperare anziché disperare, per meglio concepire il nuovo possibile che c’è e urge. S’accentua la maledetta urgenza di condividere la ricerca delle vie d’uscita da questa gehenna, ma occorre non cadere nell’errore di sempre. La TRAGEDIA, che c’è, non è di per se è il carcere: epifenomeno, conseguenza, indotto, di quella della GIUSTIZIA.



Lasciamo, per un attimo, la parola – preziosa – al Ministro della Giustizia Alfano, in un suo intervento alla Camera, il 27 gennaio 2009:

“Quello che di impressionante vi è da sottolineare è la mole dei procedimenti pendenti, cioè, detto in termini più diretti, dell'arretrato o meglio ancora del debito giudiziario dello Stato nei confronti dei cittadini: 5 milioni e 425 mila i procedimenti civili pendenti, 3 milioni e 262 mila quelli penali. Ma il vero dramma è che il sistema non solo non riesce a smaltire questo spaventoso arretrato, ma arranca faticosamente, senza riuscire neppure ad eliminare un numero almeno pari ai sopravvenuti, così alimentando ulteriormente il deficit di efficienza del sistema”.



Il Ministro insomma denuncia il carattere strutturale della crisi della Giustizia italiana: ne vengono distrutti Stato e società. Massima tragedia, quindi, istituzionale e sociale del Paese.

La nostra proposta trentennale ha un nome semplice, tanto da suscitare nello sfascismo di Regime e nella sua partitocratica classe dominante, nei ruoli di governo e di opposizione, la scontata accusa d’essere idiota e mentecatta; il suo nome è AMNISTIA. Contro – tra l’altro – l’ignobile realtà del sistema di potere e di classe che consiste nel termine impronunciabile: PRESCRIZIONE. È questa infatti l’immonda realtà strutturale, necessaria al sessantennale Regime sfascista e al suo Disordine Costituito: nei soli ultimi dieci anni 1.800.000 beneficiari di prescrizioni. Almeno due milioni con il prossimo 2010. Fra i quali, certo, Berlusconi e berlusconidi a gogò; ma anche i due coimputati Massimo D’Alema e Pinuccio Tatarella.

Che il sessantennale Regime italiano sia sempre più (se possibile!) corrotto e corruttore pochi oserebbero negarlo. Che sia criminogeno e anche tecnicamente (non “moralmente”!) equiparabile non più alla figura del “delinquente abituale” ma a quella del delinquente “ professionale”, anche. Luigi Ferrajoli, giurista e persona liberale, annotava di recente quanto segue: “ Il nostro è uno dei paesi più sicuri del mondo, in cui la criminalità è in costante calo da decenni. In Italia abbiamo 600 omicidi all’anno, nella sola Rio de Janerio sono 6.000. Negli Stati Uniti sono 20-25.000 (circa 40 volte in più che l’Italia) con una popolazione che è 6 volte quella italiana. Con tutte le nostre mafie, non c’è paragone. Lo stesso vale per i reati contro la persona. È chiaro, però, che se racconti ogni delitto in modo ossessivo, pensiamo di vivere nella giungla..”



Da “RadioCarcere”, da “RadioRadicale” ormai abbiamo deciso. Si continua, si rilancia e si otterrà: AMNISTIA!!
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61.481 detenuti
il 7/2/2014


Osservatorio sulla contenzione
a cura di Grazia Serra

  
   

   
    a cura di Francesco Gentiloni

" Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri"
Voltaire

 


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