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Ha finto di dormire sotto le coperte. In realtà si stava suicidando
Giulia Torbidoni
Ha finto di dormire sotto le coperte. In realtà si stava suicidando. Si tratta di Antonio Gaetano Di Marco, 35 anni, detenuto del carcere di massima sicurezza Bicocca di Catania. Ex detenuto al regime di 41bis, ritenuto affiliato al clan Montagno Bozzone di Adrano, cugino del boss Francesco Montagno Bozzone, indicato da Santo Mazzei il rappresentante della commissione provinciale di Cosa Nostra.  Ieri sera, Antonio ha visto la prima partita della nazionale italiana ai Mondiali in Sud Africa. Poi è tornato nella sua cella e si è tolto la vita. Soffocandosi con una busta di plastica riempita col gas della bomboletta che usava per il suo fornello da cucina. E, per non essere ripreso dalle telecamere, si è nascosto sotto le coperte, fingendo di dormire. All’alba, il suo corpo è stato scoperto dai compagni di cella.
Di Marco era stato arrestato nel 2008 in un’operazione antimafia condotta dai carabinieri contro estorsioni, detenzione di armi e traffico di droga. Come ricorda Ristretti Orizzonti, era stato condannato e poi assolto per il tentato omicidio di Belletto Grillo avvenuto nel 2007.
Secondo alcune testimonianze, Di Marco era insofferente già da tempo, addirittura “depresso” scrive Ristretti Orizzonti. Secondo lo psichiatra che lo ha visitato venerdì, però,  non c’erano segnali di allarme. Da mesi, Di Marco era stato ammesso al circuito di alta sicurezza uno: controllato a vista.
Ora, la squadra mobile della Questura di Catania ha avviato le indagini sul suicidio di Di Marco e la Procura della Repubblica ha disposto l’autopsia.
Secondo Ristretti Orizzonti, il suo è il suicidio numero 29 dall’inizio dell’anno: 25 per impiccagione e 4 per inalazione di gas. A Catania, negli ultimi 5 anni sono morti 7 detenuti: 4 di loro si sono ammazzati.
Il suicidio di Di Marco, però, ha scatenato anche la lingua leghista di Gianluca Buonanno, deputato della Commissione antimafia. In un’intervista ad Affaritaliani.it, Buonanno ha dichiarato: “certo che se altri pedofili e mafiosi facessero la stessa cosa non sarebbe affatto male. Anzi….Fanno parte tutti della stessa risma. È una dichiarazione forte, ma sono sicuro che in molti la pensano come me”. La capogruppo del Pd in Commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti, ha definito le dichiarazioni di Bonanno “allucinanti, che fanno carta straccia del rispetto della vita umana e alimentano il clima di intolleranza e violenza” e ha chiesto che “il ministro dell’Interno Roberto Maroni prenda immediatamente le distanze dalle parole del suo collega di partito”. E ha aggiunto che “non è augurandosi il suicidio di autori di gravissimi reati che si tutelano le vittime e si garantisce il rispetto della legalità”.

Intanto, dagli altri istituti penitenziari continuano ad arrivare notizie allarmanti. Lunedì sera, a Genova nel carcere di Marassi, si è scatenata un’altra protesta contro il sovraffollamento e le deficienze organizzative dell’istituto. Pentole e stoviglie battute sulle grate e sulle porte delle celle. La notizia è stata data dal segretario generale della Uil Penitenziari, Eugenio Sarno. “Rispetto alla capienza regolamentare di 456 detenuti – ha detto Sarno – a Marassi ce ne sono 760 e in alcune celle ci sono 8 persone, quando potrebbero contenerne al massimo 4. Col caldo, tensione e intolleranza aumentano. Il personale di Polizia Penitenziaria – ha concluso - ha una carenza di 150 unità”.
Segnali di allarme arrivano anche dal carcere Sant’Agostino di Savona e vengono lanciati da Fabio Pagani, coordinatore regionale della Uil/Pa penitenziari. “Senza direttore e in condizioni di salute e ambienti di lavoro precario”. Questa è la denuncia che Pagani ha fatto a Comune, Prefettura, Asl e Procura della Repubblica “affinché vengano avviati interventi risolutivi per il personale in servizio”.
La denuncia arriva dopo un sopralluogo dei dirigenti territoriali della Uil, fatto nei giorni scorsi. Si parla di “condizione disastrata, indecente e invivibile”. Dal report del sopralluogo si viene a sapere che “sono attive due sezioni, una per la detenzione ordinaria, l’altra per la detenzione e la semilibertà. Qui in sei celle sono presenti 50 detenuti e un solo agente. Nella prima sezione, ci sono 38 detenuti, le docce sono insufficienti, inadeguate e sudice”.
Il Sant’Agostino potrebbe contenere massimo 36 detenuti. Al momento della visita ne erano presenti 89. Secondo la Uil/Pa, inoltre, gli agenti dovrebbero essere 59, mentre ne erano presenti 45, inferiore del 24%.

Dalla Liguria alla Campania.
Nel carcere di Napoli Poggioreale, nel reparto Salerno, ci sono 423 detenuti in 68 celle. In alcune, ci vivono in 9 e fanno i turni per stare in piedi, come racconta un recluso.  Poggioreale è uno degli istituti più grandi d’Europa, con 2.666 detenuti. Visitato oggi dalla garante Adriana Tocco e dal consigliere reginale Corrado Gabriele, il problema dell’istituto è (guarda caso) il sovraffollamento. Letti a castello e armadietti incastrati. Porte e lavandini piccoli. Dietro una tendina vicino alla “cucina”, il water. La doccia si fa due volte a settimana. Anche in estate. Anche quando si è nove in cella. Anche in questo caso si parla di “condizioni disumane, al limite dei diritti umani”. “La carenza di fondi per i servizi e la manutenzione delle strutture e soprattutto il sovraffollamento mettono a rischio la salute dei detenuti e rendono evidente la violazione dell’articolo 27 della Costituzione in merito ai trattamenti contrari al senso di umanità e tendenti alla rieducazione del condannato” ha detto Corrado Gabriele. “Sono 9 e più detenuti in una sola cella con un piccolissimo spazio vitale e un bagno a volte non funzionante. Sono solo 2 le ore per stare negli spazi aperti per il passeggio – ha aggiunto -  le altre 22 ore sono trascorse dai detenuti in una cella di 18 metri quadrati, poco più di due metri per persona, alcuni detenuti hanno gravi malattie, altri sono in attesa di ricovero da molti mesi”.
A Poggioreale, ci sono problemi anche per fare i colloqui. “Le stanze sono piccole e poche – ha detto ancora Gabriele – ed è uno spettacolo indegno vedere questa gente aspettare ore prima di incontrare i propri parenti”. Le file, infatti, sono interminabili. E per accedere ai colloqui, si arriva davanti a Poggioreale anche di notte. Per questo e per il sovraffollamento, il giovedì i parenti che vanno a trovare i reclusi, soprattutto donne, hanno deciso di protestare. “Non è giusto che i nostri mariti e figli vengono trattati così. Sono troppi in una cella, troppi si ammazzano. Hanno sbagliato ma non sono animali”.
In questo quadro, quale poteva essere la realtà degli educatori? Facile da immaginare: ce ne sono 17 per tutti i 2.666 detenuti.
E in questa situazione, sempre più generale degli istituti penitenziari italiani, governo e commissione Bilancio della Camera non hanno espresso il proprio parere sul ddl Alfano che prevede la detenzione domiciliare per chi deve scontare l’ultimo anno di carcere. “Così si blocca la possibilità di esaminare il testo in sede legislativa” ha detto Donatella Ferranti, capogruppo del Pd in Commissione Giustizia alla Camera. Il testo non piace alla Lega e, ora, dovrà tornare in Commissione con un inevitabile allungamento dei tempi di esame. Ora, è bene ricordarlo, si tratta di un ddl voluto dal Governo e a cui lo stesso Governo si rifiuta di dare un parere. Questo perché non è gradito alla Lega.
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Numero dei detenuti presenti su 43084

61.481 detenuti
il 7/2/2014


Osservatorio sulla contenzione
a cura di Grazia Serra

  
   

   
    a cura di Francesco Gentiloni

" Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri"
Voltaire

 


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