Un indulto mascherato? E perché no? Ma ci vuole altro Non c’è traccia del Piano carceri nel comunicato stampa del Governo. Ieri era stato preannunciato dal capo del Dap Franco Ionta, in audizione alla Commissione Giustizia della Camera.
Un Piano carceri che, oltre alle promesse edilizie, conterrebbe una grande novità: far uscire qualche migliaio di persone trasformando un anno di galera (l’ultimo) in un anno di detenzione domiciliare. Notizia fatta furbescamente uscire per sollecitare le reazioni. Repubblica ha infatti subito titolato: “l’indulto nascosto”. Non sorprende quindi che oggi manchi tra i provvedimenti governativi un qualsiasi riferimento alla questione carceraria. Tra un mese quelli del Pdl e della Lega potranno dire: “noi non faremo mai un indulto come quelli di prima, ossia Prodi e Mastella.” O meglio citeranno solo Prodi visto che Mastella è attualmente eurodeputato del Pdl. Pare che il governo sia vicino a dichiarare lo stato di emergenza carceraria. Una dichiarazione che assicurerebbe mano libera a Ionta nello scegliere le ditte alle quali assegnare gli appalti per costruire nuove prigioni. Torniamo però al fantomatico provvedimento di scarcerazione di tutti quei detenuti che hanno un residuo di pena detentiva da scontare inferiore a un anno. Sono poco meno di 9 mila. Se l’annuncio non fosse un’esca (lo stesso accadde l’anno scorso con il provvedimento – mai portato in Consiglio dei Ministri - dell’estensione agli adulti dell’istituto della messa alla prova) andrebbe anche bene. Si tratterebbe di una sorta di misura alternativa obbligatoria. Ai giudici di sorveglianza spetterebbe solo la ratifica notarile del provvedimento. Ci attendiamo su questo una discussione responsabile da parte della maggioranza e dell’opposizione. Sarebbe l’ennesimo grave errore speculare su una vera emergenza al fine di ricavarne qualche decina di voti. Su questo terreno infatti Berlusconi è sempre il più furbo. Dai banchi del centro-sinistra ci si attende un piano “democratico” per uscire dall’emergenza carceri. Noi mettiamo a disposizione le nostre idee che sono identificabili con le due “d”: depenalizzazione e decarcerizzazione. Ogni altra decisione non sarebbe risolutiva. Bisogna scegliere un’altra via per la giustizia penale. Una via mite e ispirata al minimalismo penale. Una via che sappia distinguere tra rilevanza sociale e rilevanza criminale dei fatti e che orienti l’apparato repressivo verso la protezione di beni costituzionalmente significativi. |
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