Il cielo sopra Rebibbia
E anche davvero emozionante per chi, come Rita, da sei anni non vedeva la luna nascosta dietro alle bocche di lupo della finestra sbarrata della sua cella. L’idea della conferenza notturna a cielo aperto di Paco Lanciano, promossa dall’associazione VIC-Volontari in carcere, sulle prime ha lasciato un po’ perplessi per i classici “motivi di sicurezza”. Poi, superate le prime esitazioni, tutto è filato liscio e nei sopralluoghi notturni sono state individuate le luci che si potevano spegnere e quelle che si potevano orientare in modo da dare meno fastidio. Tra i detenuti c’era molta attesa per la novità dell’evento: uscire dalla cella la sera non capita molto spesso(quasi mai, per la verità): e quel cielo immenso univa il presente al passato, il mondo prigioniero a quello libero. La prima operazione è stata quella di sdraiarsi tutti per terra, perché – come dice Lanciano – per guardare le stelle non si può stare seduti con il collo storto. Dunque, tutti a terra sulla grande moquette solitamente usata per il teatro. Poi è cominciato il viaggio, guidati dai racconti dell’ astrosifico: dai navigatori che seguivano le rotte orientandosi con le stelle, ai miti greci che servivano a dare ordine e riconoscere gli astri nel cielo, dai telescopi di Galileo ai buchi neri, dal movimento della luna alla nascita dell’orologio. A interrompere ogni tanto il racconto, la ricerca delle stelle e dei pianeti, aiutati da uno schermo sul quale era proiettata una mappa del cielo. Eccoci a cercare la stella polare, non così luminosa come ci si aspettava, ma semplicemente sempre fissa nel cielo, quasi piantata in cima all’asse terrestre e per questo indispensabile per i viaggiatori, e poi il Gran carro, Cassiopea, Orione, Saturno con i suoi anelli, la luna che corre veloce. E ancora tante domande e tanti commenti: un nigeriano ha raccontato che le “sue” stelle sono diverse, mentre un italiano che lavorava sulle navi ha unito la sua esperienza a quella dei grandi navigatori dei secoli passati, qualcuno ha chiesto dell’oroscopo, mentre altri si limitavano a perdersi nell’infinità del cielo. Il viaggio nel cielo stellato è stato un salto nello spazio: dai luoghi ristretti della vita detentiva all’infinità dell’universo, una dimensione talmente vasta che è difficile capirla e che può anche creare spaesamento, come è successo a un giovane napoletano che cercava risposte su Dio e sulla sua esistenza. Ma è stato anche un volo nel tempo. Per chi – come i detenuti – è abituato a una dimensione lineare del tempo che si gioca tra l’oggi e il fine pena, la scoperta che quando si guardano le stelle spesso – per l’immensa distanza e il tempo che occorre perché l’immagine arrivi a noi - si sta guardando il passato è stata un’emozione in più. Parlando della nascita dell’universo poi Paco Lanciano ha lasciato un regalo prezioso, raccontando come il mondo sia nato dalle stelle, anche la vita. “In qualche modo dunque – ha detto – ognuno di noi è figlio delle stelle”. Tutti, nessuno escluso. L’ora di rientrare è arrivata troppo presto. Ognuno aveva qualcosa di chiedere e da dire. Chi si preparava ad altre notti senza luna e senza stelle si è riempito gli occhi di quel cielo. Chi aveva rivissuto altre serate libere passate a perdersi nell’infinito degli astri, ha cercato di far durare ancora un po’ quella magia. Prima di chiudere, Paco Lanciano ha regalato alla biblioteca degli istituti un atlante del cielo. Dai detenuti un regalo per lui in ricordo di una serata speciale un po’ per tutti. Poi i figli delle stelle sono rientrati in cella. |
- Pubblichiamo il racconto di Antonio Argentieri, apparso sul sito www.terramara.it, in cui denuncia un pestaggio subito da alcuni agenti del carcere di Arezzo nel 2004
- Pubblichiamo una serie di lettere inviate da detenuti a Radio carcere, trasmissione settimanale a cura di Riccardo Arena, su Radio Radicale
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