di Carmelo Cantone, direttore di Rebibbia Nuovo Complesso
Un giornalista di un telegiornale nazionale in questi giorni in cui tre detenuti di Rebibbia Nuovo Complesso sono andati in permesso premio a lavorare come cuochi nei campi della Croce Rossa in Abruzzo, ha chiesto loro se avevano pensato di evadere; la risposta è caduta come la pera dall’albero: “se avessi voluto evadere non sarei di certo venuto qui”. La stessa logica, per dire di cose più frivole, ispira i giornalisti sportivi che chiedono, a chi ha appena perso la partita, se è contento della sua prestazione oppure “pensate di essere ormai condannati alla retrocessione?” e via così. Juventus, Roma e Inter sono le derelitte dell’ultimo turno. Può passare per l’Inter che deve ancora mostrarci qualche fuori programma (scudetto perso all’ultima giornata?), ma al momento è più grave la crisi juventina, sicuramente il passaggio dalla monarchia agnelliana alla repubblica borghese continua ad alimentare nostalgie, anche perché un tempo da quelle parti non si sarebbe discusso tutte le settimane della bontà dell’allenatore. Abbiamo una Roma cabalistica, meglio ancora da numeri al lotto. Ha 52 punti, ha segnato e subìto 52 reti; se vogliono tirar fuori i numeri da giocare bisogna aggiungere venti, come le buone ragioni per vendere ai tedeschi la società, e due che sono i soldi che rischia di rimediare la famiglia Sensi. Le quattro squadre in coda hanno fatto risultato. Questo ci dice che fino alla fine si prolungherà l’agonia per la retrocessione, con riflessi anche su chi cerca punti per il posto UEFA o per il quarto posto in champion’s. A proposito, più di un giornalista oggi ha detto che il Genoa è affetto dalla sindrome del “braccino corto”. Ragazzi, ricordatevi che parliamo di genovesi.