Il Dap sul caso Cucchi
«Una morte disumana» La direzione delle carceri accusa agenti e funzionari: «Ci sono responsabilità a tutti i livelli» ROMA — Stefano Cucchi «ha concluso la sua vita in modo disuÂmano e degradante», mentre era nelle mani dello Stato e della sua burocrazia. Gli elementi che il 22 ottobre hanno portato alla morte del trentunenne detenuto in un reÂparto d'ospedale, a una settimana dall'arresto per qualche grammo di hashish, sono l'esempio «di una incredibile, continuativa mancata risposta alla effettiva tutela dei diÂritti, in tutte le tappe che hanno viÂsto Stefano Cucchi imbattersi nei vari servizi di diversi organi pubÂblici». Mancanze che «si sono susÂseguite in modo probabilmente non coordinato e con condotte inÂdipendenti tra loro», ma questo non assolve nessuno. A cominciaÂre dal personale dell'amministraÂzione penitenziaria, agenti compreÂsi. Le possibili colpe di «altri orgaÂni e servizi pubblici» dai quali CucÂchi è transitato, non attenuano «la responsabilità di quanti, apparteÂnendo all'amministrazione peniÂtenziaria, abbiano partecipato con azioni e omissioni alla catena della mancata assistenza». Sono le conclusioni a cui è giunÂta l'indagine della Direzione generaÂle delle carceri sulla fine del tossicoÂdipendente arrestato dai carabinieÂri e deceduto all’ospedale «Sandro Pertini» di Roma, dov’era stato ricoÂverato per le fratture subite. PicÂchiato nelle celle di sicurezza del triÂbunale di Roma dagli agenti peniÂtenziari, secondo l'ipotesi della maÂgistratura; non si sa dove, quando e da chi, secondo l'AmministrazioÂne penitenziaria che ha potuto acÂquisire solo alcuni atti giudiziari, non tutti quelli richiesti. Ora la relaÂzione della commissione formata da Sebastiano Ardita, Maria Letizia Tricoli e Federico Falzone e altri funzionari del Dap è stata inviata alÂla Procura di Roma, che la valuterà e ne trarrà eventuali conseguenze. Vomito e sporcizia nelle celle Sugli agenti carcerari l'ispezione dà atto delle «condizioni lavorativaÂmente difficili» in cui gestiscono gli arrestati e i detenuti in attesa di giudizio nei sotterranei del tribunaÂle di Roma. Ma spiega che «risulta difficile accettare che il personale non sia stato posto a conoscenza neppure dell’esistenza della circolaÂre per l'accoglienza dei 'nuovi giunÂti' (quella con le regole sulla 'priÂma accoglienza' ai detenuti, ndr)» . Non c'era, ad esempio, il registro coi nomi degli arrestati e l'annotaÂzione dei movimenti con gli orari. «Appare incomprensibile — proseÂgue la relazione — la mancata attuaÂzione di alcuni requisiti minimi di ordine amministrativo già previsti, e la mancata segnalazione di taluni gravi aspetti disfunzionali su carenÂze di carattere igienico sanitario e sulla gestione degli arrestati». Tradotto dal linguaggio burocraÂtico, significa che le camere di sicuÂrezza del tribunale di Roma versaÂno in condizioni degradate e degraÂdanti, perché hanno spazi ridotti, non ci sono servizi igienici, non prendono aria né luce dall'esterno ed è possibile che lì vengano richiuÂse persone rimaste a digiuno anche da ventiquattr'ore: «All'atto del soÂpralluogo le condizioni igieniche presentano evidenze di materiale organico ormai essiccato sui muri interni (vomito) che risultano in parte ingialliti e sporcati con scritÂte. Sul pavimento, negli angoli, si riÂlevano accumuli di sporcizia». La notte dell’arresto Lì, secondo gli elementi d'accusa raccolti finora dalla Procura di RoÂma, Stefano Cucchi è stato aggrediÂto dagli agenti penitenziari, subenÂdo le fratture che hanno portato al ricovero sfociato nella morte del paÂziente-detenuto. Gli ispettori del Dap non traggono conclusioni sul pestaggio (per cui sono indagate tre guardie carcerarie e non i carabiÂnieri che avevano arrestato Cucchi la sera prima dell'udienza in tribuÂnale, i quali hanno riferito e dimoÂstrato di non essere stati presenti nelle camere di sicurezza del tribuÂnale) rimettendosi alle conclusioni dell'indagine giudiziaria. Però indiÂcano la cronologia degli eventi atÂtraverso le testimonianze, a cominÂciare da quella dell’infermiere del Servizio 118 che visitò Cucchi la notte dell'arresto, tra il 15 e il 16 otÂtobre, nella stazione dei carabinieri di Torsapienza. Trovò il giovane inÂteramente coperto, e poco o per nulla collaborativo. «Ho cercato di scoprirgli il viso per verificare lo stato delle pupille e guardarlo in volto... C'era poca luce perché nella stanza non c’era la luce accesa... Ho potuto notare un arrossamento, tiÂpo eritema, sulla regione sottopalÂpebrale destra. Non potevo vedere la parte sinistra perché il paziente era adagiato su un fianco». L'infermiere, visto che Cucchi «comunque rispondeva a tono e riÂfiutava ogni intervento», se n’è anÂdato dopo mezz’ora. I carabinieri avevano chiamato il 118 «riferendo di una crisi epilettica», ma il neuroÂlogo dell’ospedale «FatebenefratelÂli » che ha visitato il detenuto la seÂra del 16 ottobre riferisce che CucÂchi «precisò che l’ultima crisi epiletÂtica l’aveva avuta diversi mesi fa». Al dottore, come ad altri, Cucchi disse che era «caduto dalle scale», ma nella relazione del Dap sono riÂportate anche testimonianze di alÂtro tenore. Viso tumefatto L’assistente capo della polizia peÂnitenziaria M.D.C. ricorda che lo viÂde passando nelle celle deÂgli arrestati «nella tarda mattinata, tra l’una e le due», del 16 ottobre: «AveÂva il viso appoggiato sullo spioncino aperto, ho notaÂto che aveva il viso tumefatÂto, di un evidente colore marrone scuro». Un altro assistente capo, L. C., che portò il detenuto dal carcere di ReÂgina Coeli al «Fatebenefratelli» e al «Pertini» ricorda: «In un momento in cui sono rimasto solo con Cucchi gli ho chiesto cosa era successo, mi ha risposto con una voce alterata e forte 'è successo fuori, voglio parlaÂre urgentemente col mio avvocaÂto'. Io non ho detto più niente». C'è poi la testimonianza delÂÂl'ispettore capo A.L.R., su Cucchi che disse come «durante la notte», dopo l’arresto, aveva avuto un inÂcontro di box, e gli altri detenuti riÂsposero ironici: «Sì, ma tu facevi il sacco». E c’è la deposizione dell’asÂsistente capo B.M., che perquisì Cucchi già pesto e dolorante il poÂmeriggio del 16 ottobre, all’ingresÂso a Regina Coeli: «Gli ho detto, in maniera ironica e per sdrammatizÂzare, 'hai fatto un frontale con un treno', e lui mi ha risposto che era stato 'pestato' all'atto dell'arresto». Quanto al ricovero nel reparto carcerario dell’ospedale «Pertini» — a parte l’odissea vissuta dai geniÂtori di Cucchi che non sono riusciti a vederlo né ad avere notizie, e hanÂno saputo della morte solo dalla noÂtifica del decreto che disponeva l’autopsia — il giudizio finale è che «le regole interne dell’ospedale abÂbiano finito per incidere perfino su residui spazi che risultano assolutaÂmente garantiti nella dimensione penitenziaria. Ragione per cui il trattamento finale del degente-deÂtenuto è risultato essere la somma di tutti i limiti del carcere, dell’ospeÂdale e della burocrazia». Giustificazioni inqualificabili Per gli ispettori questa vicenda «rappresenta un indicatore di inÂsufficiente collaborazione tra reÂsponsabili sanitari e penitenziaÂri», e certe giustificazioni avanzaÂte da alcuni responsabili «non meÂritano qualificazione». In concluÂsione, «risulta censurabile l'operaÂto complessivo nei confronti del detenuti Cucchi e dei suoi familiaÂri, in particolare nell’ambito del 'Pertini', laddove non è stata poÂsta in essere delle prescrizioni volÂte all'accoglienza e all'interpretaÂzione del disagio del detenuto tosÂsicodipendente ». 04 dicembre 2009 Corriere della Sera |
- Pubblichiamo il racconto di Antonio Argentieri, apparso sul sito www.terramara.it, in cui denuncia un pestaggio subito da alcuni agenti del carcere di Arezzo nel 2004
- Pubblichiamo una serie di lettere inviate da detenuti a Radio carcere, trasmissione settimanale a cura di Riccardo Arena, su Radio Radicale
- Michela e le altre
- Nuove carceri senza personale
- Ergastolani: una protesta ignorata
- Indulto e disinformazione
- Leggete e diffondete: mio padre per l'ennesima volta è in grave pericolo
- Comitato educatori penitenziari: per "alternative al carcere" servono più educatori
- Petizione al Parlamento Europeo: tutta l'Europa abolisca l'ergastolo
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