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L. Castellano e D. Stasio
Diritti e castighi. Storie di umanità cancellata in carcere
il Saggiatore, Milano, 2009

di Massimo Mostardini

Ho finito di leggere Delitti e Castighi, più che leggere l’ho divorato, 130 pagine il primo giorno le altre il giorno dopo. Ho approfittato dei due giorni di festa del 28 e 29 giugno. Il libro è stato dato a un mio compagno di carcere, entrambi frequentiamo il corso di scrittura che si tiene a Rebibbia N.C., per fare una recensione. In verità la responsabile Luciana Scarcia l’ha offerto a tutti i partecipanti del corso, e lanciandomi un’occhiata, sembrava dire perché non ti proponi, al che le ho spiegato le mie motivazioni ed è finita lì. Il mio compagno, che aveva accettato, il giorno dopo me ne ha parlato con tanto entusiasmo che gli ho chiesto di passarmelo una volta letto. Avevamo solo una settimana di tempo in due. Lui lo ha finito in 2 giorni e io anche, così oggi che è lunedì (il libro ci è stato consegnato giovedì scorso), già posso fare la mia recensione.
Bando alle chiacchiere, questo è il libro che tutti i carcerati di buon senso hanno sempre anelato che venisse pubblicato. Io spero che lo leggano i molti operanti nel settore, primi fra questi Direttori e Commissari, per spingere così il legislatore, visto che le modifiche al regolamento carcerario non sono state recepite, ad essere più preciso e a togliere parte della interpretabilità sulle leggi, che nel passato e tuttora causa non poche contraddizioni. Nel libro tutto è spiegato perfettamente, è attinente al vero ed è molto comprensibile.
In carcere, quando qualcuno non tiene un comportamento consono, si puniscono tutti. Degli esempi:
- un paio di detenuti si sono ubriacati ed hanno causato non pochi problemi alla sorveglianza, be’ il vino è stato tolto dalla vendita;
- è stata trovata droga nei piatti di plastica che regolarmente i parenti portavano al colloquio, bene, niente più plastica nei pacchi - colloquio;
- due detenuti si azzuffano all’aria, l’aria viene chiusa garantendone 1 ora, come da codice, cresce il malcontento per la limitazione, si toglie anche l’opportunità delle socialità;
- è stato trovato un telefonino in un pacco di biscotti, benissimo niente più alimenti confezionati nei pacchi - colloqui e così via.
Chissà che può pensare della punizione il carcerato facente parte delle stragrande maggioranza che si attiene scrupolosamente alle disposizioni. Quale spiegazione si può dare? Può pensare: meno male che quando ho commesso il reato non hanno arrestato anche mia madre o mia sorella o il sindaco del paese. C'è da augurarsi, tutti i giorni, che a qualcuno non venga in mente di sviare dalle regole, perché saranno restrizioni per tutti. Questo alimenta solo la sfida fra detenuto e poliziotto e convince sempre più il detenuto che quelli che dovrebbero dare il buon esempio sono i primi a creare ingiustizia. Il carcerato sa che due più due fa quattro e non troverebbe errato essere punito per aver infranto una regola giusta, però non può capire due più due dieci, cioè punizione per tutti anche per quelli che così non han fatto. Senza voler fare paragoni assurdi ma il metodo usato dai nazisti nell’ultima guerra di se un tedesco viene ucciso ne moriranno 10, sebbene siano civili, sarebbe meglio venisse accantonato del tutto, anche nelle sue espressioni più attenuate.
Chiudo ringraziando la responsabile del laboratorio di scrittura che mi ha dato la possibilità di leggere questo libro e auguro a Lucia Castellano e Donatella Stasio, artefici dello stesso, di essere ascoltate tanto come desiderano.

(Rebibbia, luglio 2009)
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