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Caro Luigi Manconi e cari membri del Comitato per la verità su Stefano Cucchi,



Nel ringraziarVi per il vostro sostegno in questi drammatici momenti, apprezziamo profondamente la vostra volontà di aiutarci nella nostra ricerca di verità sulla vicenda di Stefano. E ci auguriamo che questa vicenda non venga mai strumentalizzata da alcuno.

In particolare vogliamo tramite Voi, pur apprezzando profondamente quanti in questi giorni ci stanno manifestando la propria solidarietà, ricordare che Stefano non è ne potrà mai essere un eroe o un motivo di violenza. Non è questo il nostro messaggio! Non è con la violenza che otterremo risposte alle molte domande. La nostra non vuol essere una lotta cieca contro lo Stato, ma solo una sacrosanta ricerca di verità e giustizia, per dare dignità alla morte di Stefano, perché a lui una dignità non è stata data negli ultimi sei giorni della sua breve vita.

Stefano era un ragazzo stupendo, un figlio affettuoso, un fratello amorevole, ma era anche molto fragile e purtroppo la droga gli ha fatto del male. Ha trascorso un lungo periodo in Comunità, mostrando una grande grinta e una gran voglia di riprendersi la sua esistenza. Non ce l’ha fatta. Ma non per questo meritava di morire così!



Quello che in questa drammatica vicenda in qualche modo ci consola è sapere che non siamo soli ad affrontare questa battaglia. Ci sono tante persone che, come noi e come voi, hanno un estremo bisogno di verità per ricominciare a credere nella giustizia! Questo ci dà forza, anche se in alcuni momenti avremmo solo voglia di chiuderci nel nostro immenso dolore, di andare avanti perché la morte di Stefano non può restare senza risposte, perché lo dobbiamo a lui, che da bambino aveva tanti sogni, tante speranze e tanta fiducia nel prossimo. Avremmo voluto essergli vicino nei suoi ultimi giorni, ma non ci è stato concesso: ora non lo vogliamo abbandonare!







Roma, 10 novembre 2009



Famiglia Cucchi



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