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Le sbarre e la poesia

Per due volte Roberto Benigni ha portato il suo Dante all’interno del sistema penitenziario italiano. Il 15 settembre 2007 nel carcere di Opera  e il 21 settembre 2007 in quello di Sulmona. Si è trattato di un avvenimento importante per almeno tre ragioni:

A; quelle carceri sono in qualche misura “speciali”: per l’elevato numero di detenuti in 41 bis, per l’elevato numero di condannati a pene assai alte, per il trattamento considerato particolarmente severo riservato ai reclusi. In questi istituti, in genere, l’attività “esterna” (culturale, sociale, artistica) è ridotta.

B; per il tipo di spettacolo realizzato da Benigni: qualcosa di assai impegnativo come la lettura di Dante. Né “un po’ di musica” quindi, né “qualche risata”, ma un testo aspro e difficile, molto conosciuto ma assai poco letto.

C;  per il tipo di discorso che Benigni indirizzò al pubblico.
Benigni, con Dante, ha parlato della bellezza e l’ha raccontata agli uomini lì reclusi: ha fatto  intendere come la bellezza sia il fondamento dell’umanità e possa sopravvivere, ed essere rinvenuta, anche lì, nel fondo più oscuro e maleodorante di una cella. Con Dostojevski Benigni ha argomentato come la bellezza salverà il mondo: e come tale risorsa di speranza e di libertà non è negata ad alcuno.

Nemmeno al più mortificato e brutalizzato degli uomini. E ha spiegato anche che “la scintilla dell’umanità” non è cancellata da alcuna esperienza umana e può essere a portata di mano – ma tra fatiche e sofferenze – di chiunque sia “figlio dell’uomo”. E’ stata una straordinaria lezione, alla quale – nel suo piccolo, piccolissimo – vuole ispirarsi anche questo sito. Non pensiamo che il carcere sia mai un punto di non ritorno: un “ritorno” è sempre possibile. Ci interessa valorizzare tutto ciò che renda, quel “ritorno”, meno arduo e difficoltoso, meno doloroso e disperato; e vogliamo contrastare tutto ciò che rende, quel ritorno, più impervio.

 

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Numero dei detenuti presenti su 43084

61.481 detenuti
il 7/2/2014


Osservatorio sulla contenzione
a cura di Grazia Serra

  
   

   
    a cura di Francesco Gentiloni

" Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri"
Voltaire

 


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