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Rapporto ANTIGONE : il lavoro in carcere? sta scomparendo. mai così male da 20 anni

di Daniele Bella - Vita 20 novembre 2012

Al minimo dal 1991 il numero di detenuti impiegati durante la pena, mentre cresce ancora il sovraffollamento, oggi ai massimistorici. È un ritratto realisticamente crudo quello che esce dal IX Rapportonazionale sulle condizioni detentive dell'associazione Antigone.Lavoro in carcere addio. È il dato più basso da 20 anni a questa partequello che esce dal nono rapporto nazionale dell'Osservatoriodell'associazione Antigone sulle condizioni di detenzione, dal titolo 'Senzadignità' e presentato oggi a Roma: "Nel primo semestre 2012 a lavorare sonostati 13.278 detenuti, ossia meno del 20% del totale dei reclusi e comunque una cifra assai inferiore rispetto al numero dei condannati, che al 30 giugno erano 38.771, ai quali l'amministrazione ha l'obbligo di garantireun'occupazione retribuita in base all'art. 20 dell'Ordinamentopenitenziario: si tratta della percentuale più bassa dal 1991", commentano iricercatori di Antigone.
"Questo calo è conseguenza dei drastici tagli del budget previsto nel bilancio del Dipartimento per le mercedi dei detenuti che negli ultimi anni si è ridotto del 71%: si è passati dagli 11milioni di euro del 2010, ai 9,3euro del 2011 ai 3,2 euro dell'anno in corso".
Non solo meno lavoro: dal rapporto emerge come anche il sovraffollamento continua a essere una piaga insanabile del nostro sistema penitenziario Ladichiarazione dello stato di emergenza per il sovraffollamento carcerariorisale al 13 gennaio 2010. In quei giorni il numero di detenuti era di64.791, con una capienza regolamentare di 44.073 posti.
"Al 31.10.2012 la presenza è stata di 66.685 detenuti, 1.894 in più. Ma idetenuti non dovevano diminuire?", è la laconica domanda dell'Osservatorio di Antigone. "L'Italia resta il paese con le carceri più sovraffollatenell'Unione Europea. Il nostro tasso di affollamento è oggi infatti del142,5%, oltre 140 detenuti ogni 100 posti, mentre la media europea è del
99,6%", denucia Antigone nel rapporto. Le regioni più affollate sono iguria (176,8%), Puglia (176,5%) e Veneto (164,1%). Le meno affollateAbruzzo (121,8%), Sardegna (105,5%) e Basilicata (103%).Per quanto riguarda la lista degli istituti più sovraffollati al 30/06/2012,la maglia nera va a Mistretta, in Sicilia, con il 268,8% di sovraffollamento
(43 detenuti a fronte di una capienza di 16), ma per grandi numeri il record è di Brescia (Canton Mombello) con il 254,9% (525 presenti su 206 posti)seguita da Busto Arsizio, sempre in Lombardia, con il 251,5% (420 su 167) eReggio Calabria con il 247,8% (389 anziché 157).Antigone, nei vari punti del rapporto (uscito in forma cartacea e
accompagnat dal video documentario web Inside carceri, disponibile gratuitamente anche sul sito associazioneantigone.it nella sezioneapposita), sottolinea anche aspetti che destano stupore: "secondo i dati ufficiali al 31/10/2012 la capienza regolamentare complessiva dei 206 istituti penitenziari è di 46.795 posti. La notizia però incredibile è che
il 31/08/2012, due mesi prima, la capienza degli istituti era di 45.568 posti. Da agosto il numero degli istituti è rimasto lo stesso in ogni regione, ma in Calabria ci sarebbero 263 posti in più, in Umbria 196 e in Lombardia addirittura 661 in più.Ad Antigone non risultano però apertura di nuove carceri, né di nuovipadiglioni in vecchie carceri, né in Calabria (dove è anzi stato chiuso ilcarcere di Laureana di Borrello), né in Umbria e né in Lombardia. A chegioco giochiamo?", si chiede Antigone, che ribadisce: "Seppur in quasi due anni la capienza dei nostri istituti fosse cresciuta di 2.722 posti in tutto, come affermato dal Dap, sarebbe comunque un risultato modesto,enormemente al di sotto dei posti promessi dal piano carceri, la cui primastesura prevedeva oltre 17.000 nuovi posti entro il 2012 e la cui ultimastesura ne prevede 11.000 circa entro il 2013".Per quanto riguarda gli ingressi in carcere, nel 2009, già prima delladichiarazione dello stato di emergenza, sono entrate in carcere 88.066persone, quasi 5mila in meno dell'anno precedente. La dinamica decrescente èpoi proseguita. Nel primo semestre del 2012 gli ingressi in carcere sonostati 32.625, ed è dunque possibile che nel 2012 si registrino meno di70.000 ingressi in carcere, un dato praticamente senza precedenti. Ma questo
calo è da imputare agli interventi del governo volti a contenere gli ingressi in carcere per periodi brevi?"Rispetto all'anno precedente gli ingressi nel2009 sono diminuiti del 5,1%.
Nel 2010 del 3,9%. Nel 2011 (prima che il decreto-legge sulle "porte girevoli", n. 211 del 22 dicembre 2011, potesse sortire alcun effetto) del9%. Nel primo semestre del 2012 questa tendenza subisce una ulterioreaccelerazione (-18,5% rispetto al primo semestre del 2011). Pare dunque chel'intervento del governo sul tema consolidi e rafforzi una tendenza già in atto", conclude Antigone.
I 66.685 detenuti nelle carceri al 31 ottobre 2012 sono per lo più uomini. Le donne, 2.857, rappresentano solo il 4,2% delle presenze. Sono poi inmaggioranza italiani, provenienti soprattutto da Campania (26,3%), Sicilia(17,9%), Puglia (10,5%), Calabria (8,6%), Lombardia (7,3%) e Lazio (6,5%),ma gli stranieri, 23.789, rappresentano comunque il 35,6% dei detenuti, unapercentuale, stabile ormai da tempo, anche questa con pochi paragoni in Europa.
Le nazionalità più rappresentate sono quella marocchina (19,4%), romena (15,3%), tunisina (12,7%), albanese (11,9%) e nigeriana (4,4%). Lepercentuali più alte di stranieri tra i detenuti si registrano in TrentinoAlto Adige (69,9%), Valle d'Aosta (68,9%) e Veneto (59,1%). Le più basse inBasilicata (12,3%), Campania (12,1%) e Molise (11,8%). Ad oggi però lapercentuale degli stranieri tra i detenuti è scesa di poco rispetto al dicembre del 2010, quando era del 36,7%.I reati maggiormente diffusi tra i detenuti sono quelli contro il
patrimonio, subito seguiti da quelli previsti dal Testo Unico sugli stupefacenti, ed infine da quelli contro la persona. Se si guarda però aisoli detenuti stranieri, le prime due posizioni si invertono, ed i reati maggiormente diffusi diventano quelli previsti dalla legge sulle droghe. In base agli ultimi dati del Consiglio d'Europa erano condannati per aver
violato la legge sulle droghe in Italia il 38,4% dei detenuti.
In Francia questa percentuale era del 14,1%, in Germania del 14,8, in spagna
del 28% ed in Inghilterra e Galles del 15,6%. Tra coloro che al 30 Giugno
2012 avevano almeno una condanna definitiva, "il 26,5%, 10.296 persone,
avevano un residuo pena inferiore all'anno, 18.090 (il 46,6%) inferiore ai
due anni e 23.596 (il 60,8%), inferiore ai tre anni. Se con un'azione
normativa si facessero uscire quelli che devono scontare meno di tre anni di
pena le carceri tornerebbero nella legalità contabile e costituzionale",
sentenzia l'associazione.
Altri numeri sulle persone detenute: gli ergastolani al 31 ottobre 2012
erano 1.567. Alla fine del 2005 erano 1.224. Ancora, delle 66.685 persone
detenute nella stessa data, ben 26.804, il 40,1%, non sconta una condanna
definitiva ma è in carcere in custodia cautelare. "Nonostante vi sia una
decrescita rispetto al 2011, in base ai dati pubblicati dal Consiglio
d'Europa nel marzo 2012 questa percentuale è del 23,7% in Francia, del 15,3%
in Germania, del 19,3% in Spagna e del 15,3% in Inghilterra e Galles. La
media dei paesi del Consiglio d'Europa è del 28,5% e questo dato rappresenta
certamente l'anomalia maggiore del nostro sistema".
Il 41,2% dei detenuti in Italia, aggiunge il rapporto di Antigone, ha meno
di 35 anni. "Nonostante questoi detenuti presenti nelle nostre carceri non
sono in buone condizioni di salute. Non ci sono dati nazionali affidabili ma
nelle carceri toscane sono malati ben il 73% dei detenuti, e non c'è motivo
di ritenere che altrove le cose stiano in modo diverso. Le patologie più
comuni sono i disturbi psichici (26,1%), seguiti dalle malattie dell'apparato digerente (19,3%) e da malattie infettive e parassitarie (12,5%). Afferma il documento da cui sono tratti questi dati: "La giovane età dei detenuti spiega l'assenza di patologie che normalmente si presentano in età avanzata mentre, per quanto riguarda il disturbo mentale, risulta difacile comprensione l'influenza che il contesto abitativo e relazionale può
esercitare sulla manifestazione di sintomi psicopatologici".Un dato ancora più inquietante fornito da questa ricerca è quello relativoagli atti di autolesionismo o ai tentati suicidi registrati nella storiaclinica dei detenuti oggetto della rilevazione. Tra costoro il 33,2% avrebbe posto in essere atti autolesivi ed addirittura il 12,3% avrebbe tentato il
suicidio. Con riferimento alle attività scolastiche, i dati più recenti messi a disposizione dal Dap riguardano coloro che hanno frequentato i corsi scolastici nell'anno 2010/2011. Meno di un quarto dei 67.961 detenutipresenti in carcere alla fine del 2010 era impegnato in attività scolastiche (15.708), e poco più di un decimo dei presenti ha portato a termine con
successo un percorso di studio (7.015). "Ancora più allarmante è il quadro relativo alla formazione professionale", fa sapere Antigone. "Al 30/06/2012, quando erano presenti nelle nostre carceri 66.528 detenuti, erano stati attivati 237 corsi di formazione professionale.
Vi avevano partecipato 2.974 detenuti, un misero 4.4% dei presenti. Degli iscritti 1.114 erano stranieri (37,4%) e 214 donne (7.1%). Al 30 settembre 2012 in totale in Italia scontavano la propria pena in misura alternativa19.107 persone. Alla fine del 2005, prima dell'entrata in vigore dell'indulto del 2006, il numero totale delle persone in misura alternativaera 23.394, molti più di oggi. Da allora il numero dei detenuti ha superato
ampiamente quello del 2006, ma il numero delle persone che scontano la propria pena fuori dal carcere è ancora troppo basso.

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Numero dei detenuti presenti su 43084

61.481 detenuti
il 7/2/2014


Osservatorio sulla contenzione
a cura di Grazia Serra

  
   

   
    a cura di Francesco Gentiloni

" Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri"
Voltaire

 


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